“To be or not to be”. “Essere o non essere”. “Marcatura a uomo o a zona”: questo è il dilemma del Vecchio Balordo che fa discutere. La bravura di un calciatore a zona su un pallone inattivo è quella di non guardare solo il pallone, questo perché facendo così perdi la profondità dei movimenti avversari e dei compagni.

Nella foto, uno dei primi allenamenti di Ivan Juric quest’estate a Neustift
Fatta questa premessa, non andrà comunque dimenticato come il calcio, che per molti è un divertimento e un piacere per gli occhi oltre che una questione di cuore e portafogli, è pure una scienza. Una scienza non esatta, va bene, ma pur sempre una materia di studio. Non a caso l’Italia si costella di tesi e master che approfondiscono ogni singola sfumatura di questo sport.

Basterebbe passare in Vico Lurago, traversa di Via Garibaldi, e all’altezza di uno dei vespasiani rimasti in zona si leggerebbe a caratteri cubitali, in arancione su di un muro: “il calcio non è un gioco…è malattia“. E’ una malattia ancor di più quando si vede la propria squadra andare sotto e soffrire, magari per via di qualche distrazione di troppo in fase difensiva che fa pur sempre parte del gioco, volente o nolente. Citando Paolo Indiani e una sua tesi finale di Dottorato per diventare allenatore di Prima Categoria,

la difficoltà più evidente per raggiungere lo scopo di avere una squadra organizzata nella fase di non possesso è sicuramente trovare il consenso del gruppo, fargli accettare il tempo programmato nelle varie sedute come opportuno e necessario (il calciatore dedica molta più attenzione alla fase attiva che a quella passiva, è per lui molto più gratificante realizzare una rete che impedirla!)“.

Tutto ciò si è visto nei gol incassati ultimamente dal Grifone al Ferraris: basta un errore di posizione, un ritardo nel posizionamento che sfiori anche il millesimo di secondo e la palla da intercettata può divenire palla gol. Avere poi la bravura di seguire con la coda dell’occhio l’avversario e nel contempo tenere d’occhio la sfera diviene essenziale, al punto che i manuali del calcio evidenziano come il posizionamento ideale sia in diagonale per avere la visione periferica e vedere l’avversario che ti arriva alle spalle. Vedasi Pellegrini domenica scorsa.

Questa dinamica permette al calciatore di muoversi in base alla traiettoria del pallone essendo in grado in pochi istanti di correggere la posizione in base a quello che sta succedendo. Il rischio della zona è più che altro il seguente: ognuno deve sentirsi responsabile. Il “mio” e “tuo” possono portare a fraintendimenti, a perdere il contatto e quindi propiziare il gol avversario. Andando a riallacciare i nodi con la citazione di Paolo Indiani, la squadra deve pensare come se fosse una sola testa. Prima di proseguire, di seguito vi proponiamo una spiegazione della difesa, mista a prevalenza zona, in occasione di punizioni laterali identificate nell’immagine dal piccolo puntino bianco  sulla destra (zona da cui sono partite, ad esempio, entrambe le punizioni di Barberis in occasione di Genoa-Crotone, ndr):

Immagine tratta dai testi della “Scuola Allenatori”
Lo schieramento rossoblù si avvicina molto a quello proposto nella grafica, anche se i rossoblu, come vi abbiamo fatto vedere nell’editoriale di lunedì (clicca qui per leggerlo), difendono con sei uomini sulla linea di porta, di cui uno a presidiare il limite dell’area da cui proviene il calcio piazzato (questo presumibilmente per evitare di concedere la superiorità numerica in caso di schemi, ndr) e altri tre a saltare e marcare a uomo i principali saltatori avversari, che ultimamente si dispongono al limite dell’area di rigore senza andare a cercare il duello fisico contro il trio difensivo del Genoa, il più delle volte composto da Burdisso, Munoz e Izzo.

Per capirci ancora meglio, col Sassuolo Laxalt presidiava Berardi, Cataldi teneva d’occhio Matri e Hiljemark si prendeva Acerbi.

Se sui calci d’angolo il Genoa soffre molto poco – questo anche perché sul corner il fuorigioco non esiste -, su punizione laterale la situazione è differente: la difesa a zona può essere infatti ingannata dalla finta di chi tira. Non è un dato banale dal momento che se abbiamo due avversari sul pallone e uno finta di calciare e passa oltre, in quel preciso momento i difensori avversari più vicini al secondo palo tendono ad andare verso il fondo alzando e ampliando di fatto la linea del fuorigioco. A quel punto sarà in quello spazio che chi batte la punizione indirizzerà il pallone: chiunque s’infili andrà quindi a nozze col gol o con la spizzicata.

A Pegli tutti questi accorgimenti sui palloni inattivi Juric li mette in atto a porte chiuse nell’allenamento del venerdì e sabato. Detto questo, abbiamo tutti negli occhi gli esercizi meticolosi fatti in Austria e a Bardonecchia e i risultati abbastanza buoni si sono visti nella prima parte del girone di andata. Ultimamente invece si è persa la bussola ed è difficile capire il perché: quel che è certo è che gli avversari hanno preso le misure al Vecchio Balordo avendo studiato in precedenza i pregi e i difetti della zona rossoblu.

Vi proponiamo qui a fianco, in una grafica che spiegheremo immediatamente dopo, il numero di gol subiti su calcio piazzato da tutte e 20 le formazioni di Serie A.
Il Genoa ne ha subiti 13 su un totale di 33 gol concessi, dato che gli vale una percentuale del 39%.
A livello numerico ha fatto peggio dei rossoblu soltanto il Pescara, complici anche i sei gol subiti dalla Lazio. Curioso, ma tutt’altro che banale, il dato relativo all’Atalanta di Gasperini: sono infatti 11 le reti concesse da calcio da fermo, ma nel computo totale dei gol subiti rappresentano il 44%, percentuale più alta di tutta la Serie A.

Non si tratta probabilmente di una casualità che allievo e maestro, dediti a difendere in maniere pressoché identiche su palla inattiva, condividano le peggiori percentuali di gol al passivo su queste particolari situazioni di gioco.

Chiudiamo segnalandovi anche un’ultima grafica, esclusivamente dedicata ai calci di punizione. Nella tabella rientrano, in ottica Genoa, anche i gol subiti con Juventus (punizione di prima di Pjanic), Lazio (1) Torino (1), Palermo (2), Crotone (2) e Sassuolo (1). In questa speciale graduatoria il Genoa si trova al primo posto con 8 reti subite, ossia il 24% del totale: