Alle tante domande durante la conferenza stampa di presentazione (clicca qui per approfondire) sul modulo che impiegherà domani contro il Bologna, Mandorlini non ha risposto compiutamente ma ha fatto capire – pur non dicendola – una frase del suo maestro Trapattoni: “Il tecnico bravo è quello che fa ottimo vino con l’uva che ha”. E il tecnico ravennate, avesse potuto, avrebbe detto volentieri anche un altro dogma del Trap: “non mettiamo il carro davanti ai buoi ma lasciamo i buoi dietro il carro”.

Il gioco di Mandorlini contro il Bologna sarà a zona per semplicità, ma anche con marcature ferree, possesso pallone, costruzione, praticità, organizzazione e poca fantasia. A Mandorlini piacerebbe – ma ci sono anche gli avversari in campo – tenere sempre il pallone, questo perché finché è in tuo possesso gli avversari non ti fanno male. A Mandorlini piacerebbe pure giocare più alti possibile: con la sfera nella metà campo degli altri non si corrono rischi.

L’ultimo Genoa, giocando con un ibrido tra zona e uomo, non è riuscito a sfruttare gli spostamenti e il gioco negli spazi sbagliando molte transizioni in fase offensiva e concludendo poco; in fase difensiva poi era quasi sempre un pericolo.

La differenza tra passato e presente Mandorlini la vorrà fare non più attraverso il numero di giocatori utilizzati in difesa, ma attraverso il numero di uomini con cui attaccare. Tutto può avvenire con equilibrio tra fase offensiva e difensiva e pressing a centrocampo.
Se il tecnico rossoblu parlando coi calciatori riuscirà a far dimenticare le vecchie caratteristiche del gioco di Juric (più che buono nelle prime parte di campionato), quelle da squadra d’attacco, e trasformarle in difensive, otterrà risultati. Attualmente al Vecchio Balordo occorrono punti per uscire dal tunnel della crisi – non solo sul terreno di gioco – motivo per cui meglio distruggere e dopo attaccare.

Mandorlini da tecnico navigato è consapevole che chiunque fosse arrivato dopo Gasperini e adesso anche Juric, visto il feeling con la tifoseria, avrebbe pagato dazio. Perciò in questi primi giorni di allenamento avrà messo da parte tecnica e tattica e avrà chiesto ai calciatori di diventare squadra.
Il tecnico ravennate in questa prima settimana di lavoro, oltre a cercare di capire le qualità tecnico tattiche dei singoli calciatori, avrà osservato e cercato di capire il flop del 2017 del Vecchio Balordo, provando a comprendere se sia dipeso dal manico o dai calciatori o da qualche altra realtà, anche se non oggettiva. Accertato da Mandorlini che fisicamente e atleticamente tutti i rossoblu, eccetto i lungodegenti, stanno bene.

Per uscire dal tunnel chiederà di essere squadra dentro e fuori dal campo, cercando di coniugare due parole calcistiche che conosce bene: gioco e squadra.

I numeri tattici li lascerà agli altri, importante che il pallone viaggi rasoterra, che venga data profondità alla manovra con il coinvolgimento di tutti, con difensori e centrocampisti pronti ad accompagnare l’azione d’attacco e quella difensiva, con gli attaccanti pronti ad iniziare la prima pressione difensiva sui difensori e centrocampisti avversari per non far partire l’azione.

La formazione rossoblu – ed è solo una sensazione da mercoledì scorso – si schiererà con Simeone e Pinilla davanti e cinque uomini in difesa o a centrocampo: quest’ultimo aspetto dipenderà anche dalla formazione con cui giocherà il Bologna.

La probabile formazione rossoblu potrebbe essere, ipotizzando un iniziale 3-5-2 con tante parentesi: Lamanna; Izzo, Burdisso, Munoz (Orban); Lazovic, Hiljemark (Cataldi), Cataldi (Cofie- Ntcham), Rigoni, Laxalt; Simeone, Pinilla.

Capitolo Bologna. Donadoni ad ottobre dello scorso anno fece il miracolo sostituendo Delio Rossi e portando il Bologna dalla terzultima posizione in classifica, in 11 giornate con 7 vittorie, alla decima che significava parte sinistra della classifica, dopodiché la squadra felsinea, appagata delle rincorse, finì il campionato in discesa senza rischiare la salvezza ma fece venire dei brividi ai tifosi petroniani. In questo campionato, su 25 gare, ne ha vinte 7, perse 6 e pareggiate 8, con 23 reti segnate e 38 subite. Tutto ciò ad inizio campionato, dopo le partenze di Giaccherini e Diawara, si poteva anche annusare.

Il ceco Krejci, arrivato per sostituire Giaccherini, è rimasto ancora alla partita di Europa League quando strapazzò la Lazio. Dopo 25 giornate di campionato ha fatto tornare indietro l’opinione di qualcuno che lo definiva il nuovo Nedved perché biondo e dotato di grande corsa. Il sostituto del metronomo Diawara sarebbe invece dovuto essere il magiaro Nagy, mai utilizzato a schermo della difesa e sempre in discussione per il ruolo di mezzala.

La forza di Donadoni è stata quella di farsi ingaggiare a fine calciomercato estivo Dzemaili, capocannoniere della squadra con 6 reti. Tutte reti utili nelle ultime dodici giornate di campionato che hanno tolto parecchie castagne dal fuoco contro Palermo, Crotone, Pescara e Torino. Si parla di reti che hanno fruttato 12 punti ai felsinei: l’ultimo gol del centrocampista svizzero è arrivato tra l’altro contro la Samp al “Ferraris”.

Il Bologna è comunque in crisi e Donadoni rischia la panchina, tanto che Pantaleo Corvino aveva già allertato Mandorlini dopo 4 sconfitte consecutive, 12 reti incassate e 2 realizzate. Fra l’altro il Bologna ha anche un particolare record negativo avendo incassato 15 delle 38 complessive nell’ultimo quart’ora di gioco.

L’ultima gara ha visto i flesinei perdere in casa contro l’Inter di Pioli. L’errore di Donadoni è stato quello di aspettare una Inter in grigio e fuori giri. Pioli quando ha effettuato i cambi (Banega e Gabigol per Palacio e Candreva) ha fatto bingo. I due sudamericani infatti, oltre fare le due reti, hanno fatto ballare la difesa emiliana.

Tatticamente Donadoni non ha centrato la strategia tattica, prima adottando un 4-3-3 con gli esterni molto offensivi (Verdi e Krejci), poi in situazione di svantaggio passando al 4-2-3-1 togliendolo Dzemaili dal vivo del gioco e mettendolo a fare legna con Taider davanti alla difesa, per finire poi con Torosidis centravanti assieme a Petkovic, il croato arrivato dal Trapani che sostituiva Destro.

Donadoni si è lamentato molto degli arbitraggi delle ultime gare – e non sempre a torto – specialmente rifacendosi sulla gara con la Sampdoria, ma dovrebbe farsi sentire anche con gli americani di Bologna che a gennaio, con la squadra quasi in crisi, gli hanno ingaggiato, oltre a Petkovic proveniente dalla Serie B, solamente un giovane centrocampista colombiano del 1998 proveniente dal Cortulua.

Probabile formazione degli emiliani un 4-2-3-1 composta da: Mirante; Kraft, Oikonomou, Torosidis, Masina; Taider, Donsah; Verdi, Dzemaili, Krejci; Petkovic.

Rocchi di Firenze l’arbitro designato a dirigere la partita tra le due squadre che hanno lasciato più punti in classifica, con errori visti e rivisti al Var e certificati in queste 25 giornate di campionato. Il fiorentino, 44 anni alle soglie del pensionamento a meno che non gli venga anche a lui attribuita una deroga come avvenuto per Rizzoli, arbitra in A dal 2003: 207 le gare dirette nella massima serie con 95 rigori e 102 rossi nel suo tabellino. E’ internazionale dal 2008 e nella Top Referee europea risulta tra i primi 10 arbitri.

In stagione ha già diretto 10 gare: 2 volte i felsinei (pesante sconfitta per 5 a 1 in casa del Torino e vittoria 3 a 0 all’Adriatico con il Pescara), mai il Genoa. Con il Vecchio Balordo ha all’attivo 22 gare dirette: 6 vittorie, 8 pareggi, 8 sconfitte, l’ultima delle quali il pareggio in casa dell’Hellas Verona il gennaio 2016. Con il Bologna invece sono 16 le direzioni di gare: 7 vittorie, 3 pareggi e 6 sconfitte.

Primo assistente sarà Dobosz di Roma, il secondo Lo Cicero di Brescia. Il quarto uomo sarà invece Giallatini, assistente internazionale dal 2013, di Roma 2. I due addizionali Guida di Torre Annunziata (internazionale dal 2014) e Mainardi di Bergamo.

In diffida per il Genoa ci saranno Burdisso, Laxalt e Orban. Per il Bologna: Nagy, Pulgar e Torosidis.