Il 3-5-2 schema di grido? In tutte le squadre del campionato italiano è diventato un vero e proprio cult, persino per quelle formazioni che dicono di giocare un gioco offensivo, ma in realtà in fase difensiva si schierano a 5 davanti alla propria area. È evidente che la qualità delle strategie tattiche dipende dallo sfruttare il mix qualitativo che si ha disposizione, questo per dare malleabilità alla strategia tattica e non ai numeri dei moduli.

Il 3-5-2 in fase di possesso e 5-3-2 quando la palla la hanno gli avversari viene portato avanti perché è un modulo principalmente difensivo: in altre parole è rassicurante. È difficile vederlo in Europa, dove non si gioca con il baricentro basso, e le caratteristiche del possesso pallone di scuola Barça o l’aggressività veloce delle squadre tedesche non faranno mai tendenza in Italia, tuttavia qualche squadra ci prova fin da inizio campionato. Il primo dogma, nel DNA tattico italico, è quello di non prenderle e di proteggere il proprio territorio difensivo.

Chi ci ha provato, come Juric, è stato punito: qualcuno un giorno dovrà spiegare cosa è successo dopo tre quarti di girone di andata giocati alla grande. Tutto non può essere per la perdita di un solo mediano (Rincon, ndr). Il Genoa rimarrà comunque una grande esperienza per il Pirata che quando tornerà in panchina non sarà più “morbido” con nessuno.

Vero, verosimile, post verità. Leggendo il quotidiano sportivo del Nord ovest si ritrova l’articolo di qualche giovane cronista già con il pensiero al derby e troppo infatuato per muovere l’algoritmo della credibilità sul copia e incolla di parole televisive: “Nel Grifone non c’erano e non ci sono perdenti”. Solo i risultati lo condannano e probabilmente hanno influito nella testa dei calciatori.

Come detto anche ieri sera dal direttore sportivo Donatelli a Telenord, “arrivato qui Mandorlini ha trovato una squadra sicuramente malata nella testa e nelle gambe ma non fisicamente, perché se non risponde il cervello non rispondono neanche le gambe. Ha cercato di coprirsi un attimo per non prendere imbarcate e dare equilibrio alla squadra“.

Il 3-5-2 in questo senso ha un vantaggio evidente: presidiare con un uomo in più la zona centrale di difesa. I numeri dei moduli sono menzogneri. Difesa a tre non significa difendere con un uomo in meno rispetto alla difesa a quattro. In realtà come dimostrato da Mandorlini alla sua prima con i rossoblu, in fase di non possesso ci si dispone con un 5-3-2 grazie all’abbassamento sulla linea difensiva degli esterni. Ad Empoli, se saranno svanite le paure, sarà 3-5-2 iniziale e non 5-3-2 come fotografato ad inizio gara contro il Bologna.

Non a caso Mandorlini in questi primi 10 giorni di lavoro sta lavorando molto sugli esterni, la chiave principale di questo sistema. Occorreranno al tecnico ravennate uomini di fascia che senza supporti dovranno avere qualità non solo calcistiche ma anche atletiche. Se contano molto i maratoneti sulle corsie laterali per riuscire nella strategia tattica occorrerà alla svelta che Mandorlini trovi anche corazzieri al centro della difesa, di cui uno abile sui palloni sui palloni alti, forte nel tackle, saggio e di personalità per guidare i movimenti del reparto. In una difesa a tre tutti i centrali devono essere bravi, oltre che sulla fisicità, anche sull’anticipo, dote che si era vista in Burdisso e compagnia quando erano la seconda difesa del campionato.

L’imbuto di Mandorlini con il Bologna ha fatto vedere di poter funzionare e quando impareranno al meglio nel costruire la linea a 5 misurandosi con scalature e diagonali i risultati miglioreranno anche in fase offensiva. Il lavoro raggiungerà risultati quando i centrocampisti saranno bravi ad ottimizzare il tempo giusto nei punti di passaggio da uno spazio all’altro. Nella scopertura delle linee laterali importante sarà l’apporto difensivo degli interni di centrocampo: tocca a loro allargarsi e dare copertura agli esterni con sovrapposizioni, senza perdere d’occhio gli inserimenti centrali dei loro dirimpettai.

Tra tutti i centrocampisti, il ruolo più importante nella strategia tattica non solo di Mandorlini dovrà svolgerla il mediano centrale, il cosiddetto playmaker che dovrà far funzionare al meglio il cosiddetto triangolo basso con gli altri due di centrocampo.

Già domenica prossima, chi giocherà nel ruolo di playmaker oltre ad impostare il gioco dovrà svolgere il ruolo di buttafuori e di marcatore davanti alla difesa considerato che i toscani giocano con il trequartista tra le linee.

Difensori e centrocampisti, per la riuscita del 3-5-2, sembrano i protagonisti principali ma senza l’aiuto di due attaccanti che siano in grado di dare profondità e ampiezza alle giocate, proponendosi a turno per arretrare e collegare il gioco con i compagni arretrati creando spazio e profondità, sarà difficile mettere in atto il principale scopo del calcio: fare gol.

Mandorlini negli allenamenti visti sta cercando un gioco elastico, equilibrato e razionale in base alle caratteristiche tecnico-tattiche, tenendo in considerazione anche la personalità dei calciatori a disposizione.