Gli arbitri del campionato italiano di Serie A, giornata dopo giornata, sono sempre più impegnati a non risolvere il pensiero di Kant cercando di far capire quello che fischiano e dando una ragione al regolamento del gioco del calcio.

Tutti gli amanti del calcio vorrebbero raggiungere una piena conoscenza degli arbitraggio di una gara e soprattutto conoscere il perché in 6 uomini – e 12 occhi – si dia sempre un’interpretazione differente delle regole. Basta con le interpretazioni da Bar Sport del Presidente dell’Aia Nicchi.

A forza di complicare le regole e di aumentare il campo interpretativo degli arbitri la vita dei fischietti sembra peggiorata moltissimo, anche se a fregarsene sono loro per primi: tutto è giustificato da buoni guadagni. Ad ogni modo, non è più possibile in un attimo osservare le regole e decodificarle.

L’ultimo caso è il fallo di mano in Juventus-Milan. Dovesse rispondere Collina, capo Uefa e Fifa dei direttori di gara, risponderebbe che “se il braccio è largo per effetto della dinamica del movimento del calciatore che cerca di giocare e contrastare l’avversario, non c’è fallo“. E risponderebbe altresì che “bisogna poi considerare la velocità del tiro, la distanza e la dinamica dell’azione”.

Quella appena messa tra virgolette non è altro che la risposta del “divin pelato” in occasione di una lezione agli arbitri Uefa.

In fin dei conti comunque non si capirà mai se Massa o Doveri hanno fatto bene a dare il calcio di rigore alla Juventus all’ultimo secondo di gioco venerdì scorso contro il Milan, assegnando di fatto lo scudetto della stagione 2017/2018 ai bianconeri.

Troppo semplice da parte dei dirigenti arbitrali spiegare il fallo di mano come accadeva anticamente? “Se il pallone andava verso il braccio non c’era dolo, in caso contrario sì, quindi rigore“.

Tutto questo era forse troppo semplice, quasi volgare, nei passati campionati. E infatti succedeva molto più raramente di assistere ad un campionato gravato dalle disparità di trattamento tra una gara e un’altra.

A conti fatti, a 10 giornate dal termine della stagione, c’è stato un campionario parallelo, sterminato di interpretazioni, tutto condito da interventi da parte del Presidente Nicchi senza una valida spiegazione. Meglio fermarsi al fallo di mano perché se dovessimo infilarci nei meandri della Regola 11 (il fuorigioco, ndr) alzerebbero le mani non solo i tifosi ma anche dottori di legge, ingegneri e geometri.

Dopo 25 anni di arbitraggio e due anni di Presidenza alla sezione arbitrale genovese ho l’impressione che nulla sia cambiato rispetto alla prima repubblica arbitrale, non solo nell’interpretazione del regolamento ma anche nella carriera dei fischietti, sempre condizionata dalla sezione di appartenenza e dalle raccomandazioni più che dalla bravura dei giovani arbitri. Basta seguire l’ex Serie D oppure la C per rendersene conto.

Ho la convinzione – e non da oggi – che ci sia un disegno sulla categoria arbitrale che arriva dall’alto. Nel gioco al massacro qualcuno ci guadagnerà sicuramente e non saranno soltanto l’Uefa, la Fifa, l’International Board ma anche molti addetti italiani. Più si rende complesso ed oscuro l’arbitraggio, che ormai abbiamo visto essere un’enciclopedia di casistica, maggiore è il potere discrezionale di pochi.

Gli arbitri non parlano e quando qualcuno lo fa diventa un oracolo. Non servirebbe a nulla sentirli dopo una gara dare spiegazioni su un regolamento che è chiaro come il sole ma buio come la notte nelle sue interpretazioni. Servirebbe solamente per qualche spot pubblicitario.

Il regolamento del gioco del calcio fa gioco non solo agli arbitri, ma anche al business delle Tv e di quegli ex arbitri che a gettone, sul grande schermo o sui giornali, lo complicano ancor di più avendo per di più davanti una moviola.

Il regolamento del gioco del calcio non è più limpido e comprensibile e più si soffoca con nuove casistiche, più arricchisce i soliti noti. L’ultimo capitolo di spesa è la VAR (Video Assistanca Referee). Rosetti designato per sperimentarla, e meno male che è pagato dall’Uefa e non dalla FIGC.

A questo punto, per testarla, sarebbe interessante che a fine campionato la VAR emettesse la sua classifica al netto degli errori arbitrali. Ma non sarà possibile: hanno solo esaminato le partite di Juventus, Milan, Inter, Roma e Lazio.

Si stia pure tranquilli: tutto continuerà a succedere anche quando sarà attiva.