Con le vacanze pasquali di mezzo abbiamo avuto modo di rivedere Genoa-Lazio e rielaborare quelle che sono le maggiori valutazioni da fare sul match che ha segnato il ritorno in panchina di Ivan Juric, nonché il ritorno del Genoa a fare punti, che mancavano da quattro turni consecutivi.

La Lazio si Simone Inzaghi, che ha recriminato in almeno due episodi da rigore, al netto delle eventuali penalizzazioni dovute alla direzione di gara, era venuta al “Ferraris” per fare la partita. I numeri, partendo da quelli relativi al possesso palla, lo testimoniano.

Il 56% di possesso palla biancoceleste contro il 44% rossoblu fotografa alcune porzioni di partita in cui il Genoa, ordinatamente, si è asserragliato nella sua trequarti alla ricerca delle ripartenze. Genoa superiore nella gestione del pallone soltanto nell’ultima mezz’ora di gioco, quando Juric aveva compreso che Veloso e Rigoni (marcatore a tutto campo di Biglia, ndr) iniziavano ad essere in debito d’ossigeno dopo una partita di grande sacrificio, chi in fase di impostazione chi di marcatura ad uomo: ecco allora i cambi con Pandev e Cataldi.

Dal punto di vista difensivo la macchina predisposta da Juric ha continuato a funzionare e i gol della Lazio sono arrivati su un calcio di rigore e su un tiro imparabile da 35 metri di Luis Alberto. Prima, complice un Lamanna in grande ripresa, il Genoa aveva blindato la propria porta e i biancocelesti non erano stati proprio impeccabili in quanto a freddezza e precisione sotto porta, come avrebbe ammesso anche Inzaghi a fine partita in sala stampa.

Nonostante tutto ciò, la sfida tra Genoa e Lazio ha riconciliato col gioco del pallone. A tratti una partita con cambi di fronte continui, a tratti combattuta al centimetro e prodiga di errori: in ogni caso un bellissimo spettacolo calcistico, giocato su ritmi sostenuti e senza risparmiarsi. Il Genoa non avrà tutti i numeri dalla sua parte, ma il suo allenatore, che alla vigilia aveva parlato di una “battaglia”, ha motivato i suoi uomini perché scendessero sul terreno di gioco vogliosi di fare una prestazione “da Genoa”. Col rammarico per il solo punto messo in saccoccia, il Genoa è tornato a muovere la classifica facendo risultato contro una big del campionato italiano, non a caso quarta in classifica.

Il Genoa ha compensato la minore qualità tecnica con una grinta che non si vedeva da tempo, con la mossa di precludere la discesa in area di Felipe Anderson e Keita attraverso la loro marcatura preventiva da parte di Lazovic e Laxalt e un’applicazione dei singoli che ha fatto più volte strappare applausi ai tifosi del Vecchio Balordo. Si è rivisto Lazovic svariare sulla corsia di destra e coprire in fase di non possesso; si è rivisto Laxalt non mollare un centimetro e far venire il mal di testa a Basta. Ci si è resi conto che, partito Ocampos, Palladino è imprescindibile per l’attuale gioco del Genoa, per dare tempo alla squadra di salire e per servire Simeone, tornato al gol dopo due mesi e mezzo.

Si è poi festeggiato, finalmente, il primo gol di Pandev in Serie A con la casacca rossoblu: un gol arrivato su un bel traversone di Lazovic e impreziosito da un movimento a mezzaluna del centravanti macedone che, partendo da destra, ha progressivamente liberato spazio all’esterno serbo per arrivare al cross. Lui, intanto, aveva già provveduto a cercare l’inserimento alle spalle della difesa, ma questa volta a sinistra, facendo perdere la marcatura e concludendo a rete indisturbato.

Pandev aveva rilevato Veloso, che ancora a mezzo regime aveva dato prova di poter essere la valvola di sfogo per i difensori rossoblu, che scaricavano il pallone tra i piedi del portoghese per evitare apprensioni inutili. Terzo miglior recupera palloni rossoblu dopo Ntcham (4) e Laxalt (5), il numero 44 ha mantenuto vicini i reparti e dato equilibrio al Genoa, aspetto che gioco forza mancava ai rossoblu da diverso tempo.

 

Un recupero importante duque, importante come lo sono stati i cambi fatti da Juric. Ponderati e decisivi nell’economia della partita. Pensare che era stato il grande ex Cataldi, subentrato a Rigoni, a rilanciare quell’ultimo contropiede che Pandev si sarebbe visto neutralizzare a pochi passi dalla doppietta da un doppio intervento Strakosha-Lukaku.

Anche Inzaghi l’ha indirizzata con le sostituzioni la partita, ad esempio con quel Luis Alberto che un po’ a sorpresa ha scaricato in fondo al sacco un bolide d 35 metri.

Quando alla vigilia si parlava di una partita che avrebbe messo di fronte due dei più promettenti allenatori del calcio italiano, non ci si sbagliava di molto, perché anche gli ex giocatori, una volta divenuti tecnici, si possono ancora riconoscere dal “coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia“.

DI SEGUITO LE STATISTICHE GENERALI DELLA PARTITA: