Genoa Chievo 1 a 2. Altra giornata dolorosa, giornata di imbarazzo dentro il Tempio della squadra più Vecchia d’Italia, e non solo per il risultato e l’ennesima sconfitta stagionale del Vecchio Balordo. Il Genoa è sprofondato, il fondo era già stato toccato: ora anche Juric è uscito dalla conferenza stampa in lacrime, sofferenza del cuore ridotta in forma liquida per la rabbia di quello che si è visto in campo nel secondo tempo e per l’impotenza di poter risolvere il problema.

Notiziario. Giornata di sole (18 gradi), terreno in buone condizioni. Assente Preziosi, presente la componente femminile e gli altri dirigenti rossoblu. 1426 i paganti di cui trentina del Chievo. Molti assenti tra gli abbonati. Striscioni in Gradinata Nord per Pietro Bottino, detto lo Squalo, da parte del 5R e dalla Brigata Speloncia: “Pietro valoroso guerriero (5r)” ,”onore allo squalo” (Brigata Speloncia). Uno striscione anche per coloro che hanno finito il Daspo dopo i fatti di Genoa-Siena: “Ben tornati dopo un gesto d’amore, la Nord vi rende onore”. Nei distinti : “Benvenuto Thomas”, un Genoa scritto in modo particolare per uguaglianza, opportunità amore a tutte le donne. Ballardini in tribuna.

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Mancano le parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti coloro che erano venuti a vedere la partita, soprattutto dopo l’indegno spettacolo del secondo tempo, dopo un primo tempo che aveva fatto respirare aria di Serie A indipendentemente dai risultati che arrivavano da Empoli e Crotone.

Cosa è successo nell’intervallo, e di conseguenza nella testa dei calciatori, dopo aver bevuto il thè non sono riusciti a spiegarlo in zona mista Pandev (clicca qui per rileggere le sue parole) e Juric in conferenza stampa, figurarsi se è in grado di capire e farlo il cronista che deve raccontare i secondi, sconcertenti 45’ di gioco dei rossoblu.

C’è molta paura in tutti. Se il Vecchio Balordo non è riuscito a battere il Chievo già con la salvezza in tasca e reduce da 5 sconfitte consecutive, giocate con lo stesso cliché del Ferraris, quando potrà vincere la seconda partita del girone di ritorno nell’arco delle prossime 4 gare?

Nel primo tempo si è visto un Genoa tutto possesso, pressing, squadra compatta e in effetti i clivensi, come tutti avevamo previsto e visto nelle precedenti gare, non ha mai dato fastidio al Genoa in fase di possesso. Maran per paura della carica genoana aveva disposto un 4-4-1-1 con linee molto basse e serrate, ma i rossoblu le avevano perforate con triangolazioni e profondità parecchie volte senza riuscire però a far fare una parata a Sorrentino.

Juric all’attacco con Pandev nel tridente o alle spalle di Simeone, Veloso che comandava il gioco, corsia di sinistra in mano a Laxalt e Palladino ben supportata alle spalle da Gentiletti solamente in fase di possesso, perché sul primo gol di Bastien Gentiletti ha una grande responsabilità. La corsia di destra è apparsa comunque più in difficoltà: le colpe saranno date a Lazovic, che non può fare tuttavia le due fasi di gioco se non è supportato dietro, e Munoz in questo momento sembra un pochino in confusione. Non a caso le due reti del Chievo sono altri due errori della fase difensiva.

Prendere due gol di testa da Bastien e Birsa, tra i più piccoli della compagine gialloblu, soli ai limiti dell’area di porta, dovrebbe far riflettere e non dormire i calciatori. E nel riguardare questa notte la partita tra Genoa e Chievo, si può dire che i “tre argentini dalla faccia sporca”, parafrasando e alterando il vecchio motto sugli argentini Maschio, Angelillo e Sivori, hanno confezionato l’ennesima sconfitta perché non si sono capiti.

Difficile salvare qualche genoano nel secondo tempo, se non la qualità di Veloso e Pandev che predicano calcio a giocatori che non sono in grado – o danno l’impressione di non esserlo – di connettere e costruire.

L’impotenza di Juric nel risolvere la situazione è stata acclarata dalle sostituzioni, con la prima arrivata al 77’. Juric in ogni conferenza stampa si lamenta di qualcuno ormai desaparecidos al Pio Signorini , di non avere altro a disposizione e dovrà continuare su questa strada. Lui vive la squadra al “Pio Signorini” e avrà le sue ragioni che non possono però nascondersi dietro al concetto dell’avere esperienza. La stessa richiesta era stata fatta anche al suo predecessore alcune settimane passate.

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In molti vorrebbero infatti giudicare la campagna invernale di Preziosi e la struttura vedendo giocare anche Morosini, Beghetto e Biraschi, magnificato la scorsa primavera anche dal croato. Non è affatto una polemica bensì solo una constatazione, considerato che il rigore sbagliato ieri è stato calciato da Simeone, il più giovane dei titolari, uno che quando ha sbagliato la massima punizione non si è arreso e ha avuto più “cazzimma” di prima. I giovani dunque, tra cui anche Pellegri, nato nel 2001, una stella che non ha potuto illuminare nel finale tutti all’attacco, possono forse dire la loro e dare la loro mano.

Ma cosa è successo ai calciatori del Genoa nel secondo tempo? Hanno perso la fiducia nell’obiettivo prefissato? Un netto calo della soglia di attenzione e una perdita di fiducia pur essendo in vantaggio non erano stati messi in previsione da nessuno dei presenti dentro il “Ferraris”. Riusciranno i calciatori del Genoa a svegliarsi dall’incubo che stanno attraversando e lasciare indietro tutte le fobie?

Se c’è paura di annegare spero che provino a salvare la stagione a livello individuale, specialmente quelli che saranno impiegati prossimamente. Il Genoa visto in questo 2017 non ha mai avuto consistenza né tecnica né agonistica. Tutti brocchi improvvisamente?

Ancora un piccolo lumicino mi si accesso nella testa e vorrei trasferirlo a Burdisso e Compagnia: se l’Empoli batte la Fiorentina che dopo perde con il Palermo e batte il Milan che poi sgraffigna il risultato a Crotone, è possibile che loro non possano indovinare qualche partita iniziando domenica prossima contro l’Inter? È possibile, considerato che a questo punto non avendo nulla da perdere i risultati migliori i rossoblu li hanno confezionati con le ex grandi sorelle.

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L’ennesima Waterloo del Grifone, non solo sul campo visti i fumogeni lanciati sul risultato di uno a zero che ha interrotto la partita – sempre ben lontano da dare la colpa ai fumogeni per la sconfitta -,  ma anche per le liti tra Gradinata Nord e Distinti, farà forse finire – vale la pena illudersi – una situazione veramente insostenibile e insopportabile .

Siamo di fronte a tante domande che non avranno risposta perché in questo momento nulla è definibile come “serio” e nulla sembra fondato sulla voglia da parte di tutti di salvare la Serie A.

Juric in lacrime di rabbia, a fine conferenza, aveva fatto pensare che avrebbe rassegnato le dimissioni . Meno male che non l’ha fatto, anche se la sua carica dal ritorno bis non appare più “duracel”.

A parte questa corsa dei gamberi della truppa genoana, i calciatori dovranno porsi la domanda su quale sarà il loro futuro cercando di bloccare questa emorragia di fiducia e di passione trasferendola a chi li vorrebbe seguire.

Le belle e brutte parole da parte di tutti non bastano e non servono più. Altrimenti fra qualche settimana si sentirà risuonare il famoso grido: “l’ultimo che esce spenga la luce”

Buon Primo Maggio a tutti i nostri lettori, malgrado sia necessario dialogare se può continuare ad essere considerata la Festa dei lavoratori viste la crisi, la cassa e i mille licenziamenti, i tre milioni di disoccupati .