Da domenica sera alle 20 mi sono arrovellato il cervello per capire cosa sia successo al Genoa in questo girone di ritorno. Operazione non riuscita e ancor più difficile dopo aver visto il 90% degli allenamenti di Juric da luglio scorso, eccetto la settimana siciliana pre-Palermo.

A Neustift, Bardonecchia, Pio Signorini, Acqui si sono sempre allenati bene con tanta intensità alla ricerca del gioco di Juric, e improvvisamente in qualche gara tutto svaniva. Perché? Questione di testa, pancia piena per i 16 punti al giro di boa o altro. Sarà come rispondere ai Segreti di Fatima.

Tutte le colpe sono state date più al calciomercato invernale che agli infortuni importanti.
Tutti sicuri che Rincon avrebbe risolto i problemi del Grifone visto il girone di andata. E il suo mal di schiena da trasferimento? Probabilmente bastava che il Gèneral, che rispetto come calciatore, facesse un sacrificio dimenticandosi del mal di schiena nell’infausta gara con il Palermo e giocasse dopo le vacanze invernali con Roma, Cagliari, Crotone e Fiorentina (partite che hanno fruttato in tutto 2 punti, ndr) per poi trasferirsi da Allegri. Il Vecchio Balordo avrebbe patito meno?

Dopo aver firmato il contratto, Rincon ha però scelto di traslocare subito a Torino per entrare negli schemi di Allegri. La sua decisione con il calciomercato che stava per iniziare si è tramutata in un patatrac, non tanto perché non si aveva il sostituto da ricercare e trovare, quanto perché il nuovo arrivato sarebbe stato da valutare in un mese, non come successe durante la campagna estiva per tutti gli altri. La premura ha così partorito gattini ciechi e in quella settimana da tarantolati alla ricerca del centrocampista, complice anche l’infortunio di Veloso, il pallone Genoa si è sgonfiato prima fuori che dentro il campo.

Qualcuno dice che dentro lo spogliatoio il pallone si è sgonfiato per motivi di etnie differenti e malintesi. Falso: i calciatori del Genoa sono stata la squadra più assieme di tutte le altre mangiando e scherzando tutta la stagione prima da Piero, il ristoratore rossoblu, e dopo a Villa Rostan. A questo punto, siccome tutto è incontestabile, i coltivatori di zizzania di cui non solo il web è produttore, tra bufale o fake news, sono stati all’ordine del giorno e a poco a poco al Vecchio Balordo sono mancati occhi, zanne da tigre e soprattutto fame.
Oggi inizia il mese di giugno: sarà caldo, non solo atmosfericamente. Probabilmente torrido in casa Genoa.

La certezza in casa Genoa è che Preziosi ha appeso la Presidenza al chiodo. L’uscita di Fabrizio e Milanetto ne è solamente la conferma; il mancato riscatto di Ntcham la prova del nove. Tre milioni per Ntcham, una futura plusvalenza considerato che il riscatto del Manchester City in un anno era a salire da 7 milioni in su, non è una operazione da Preziosi e Juric, che di calcio ne capisce, non l’avrebbe bocciato. Dopo la strigliata dicembrina del tecnico rossoblu, Ntcham era tornato calciatore e con Juric avrebbe forse prodotto una buona plusvalenza.

Malgrado tutto, la vendita del Genoa resta ed è difficile perché il Joker vuole vendere alle sue condizioni e chi lo vuole comprare, invece, detta le proprie cercando di approfittare del momento. La vicenda Cellino viaggia su questo binario. Preziosi non sarà mai socio dell’imprenditore sardo, difficile che lo possa essere anche in maggioranza. E per altro Zarbano non è andato a Londra ieri a trattare. Era prenotato sui due voli da Genova di ieri e oggi, con le due compagnie che effettuano la tratta con l’Inghilterra, ma sono stati cancellati.

La trattativa condotta da Cellino viaggia via Ansa e per l’interessamento appassionato di fare l’affare tramite media di qualcuno nell’entourage del manager sardo. Preziosi, incazzato, non gradisce la pubblicità nelle sue trattative. Trattative che non vuole pubbliche. Galliani smentisce sempre tramite Ansa un suo ritorno nel calcio, a testimoniare che la vendita del Genoa è un gioco delle parti anche senza Pirandello.

A Milano ci sono i cinesi, Berlusconi e Moratti lontano dalle proprie creature intrigano i salotti della city milanese. Berlusconi dopo i tanti tentennamenti di vendita ai cinesi alcuni mesi fa aveva dichiarato di voler creare una squadra di tutti ragazzi italiani intorno ai 21/22 anni.

Sono tutte amine psicotoniche di un cronista che non ha paura del futuro del Vecchio Balordo, anche se è ben consapevole che sarà un anno a pane e acqua dal momento che, entro luglio o al massimo fine anno, il Vecchio Balordo cambierà padrone. Importante ora che tutti capiscano che nel campionato italiano non può giocare una “nuda proprietà”.

Ad oggi è inutile fare le classifiche di chi resta, parte, chi è svincolato e chi alla fine del contratto. Cominciare dalla rivoluzione, ossia distruzione senza costruzione, non sarà per il Genoa spogliarsi tutto nudo per un buco nel vestito.