Il fair play finaziario ve lo abbiamo raccontato alcune settimane fa (clicca qui per saperne di più). Il come giocare, a livello di numeri, col Genoa, è stato invece preso in considerazione nell’editoriale di due giorni fa (clicca qui per saperne di più). Ma in Europa cosa ci dicono moduli e schemi di gioco?

Innanzitutto ci si dovrà ripetere dicendo che ovunque avanza e si consolida una gran capacità di adattamento alle situazioni. Gli allenatori crescono con un patrimonio calciatori sempre più ampio, distinto per caratteristiche e per particolari doti tecniche e mentali, e le richieste fatte in sede di calciomercato possono diventare molte in base alle esigenze.

Il caso Neymar, ormai risolto, è emblematico: Emery avrà indubbiamente chiesto il calciatore per alzare notevolmente la qualità della squadra, ma adesso spetterà a lui inserirlo nel quadro tattico del Paris Saint Germain, che ha nel suo 4-2-3-1 uno degli esempi di come il calcio europeo si stia uniformando. Cavani resterà davanti a comandare la truppa, Neymar probabilmente sarà il laterale sinistro d’attacco. Probabilmente perché le esigenze di giornata potranno portarlo a svariare anche in altri ruoli, dal trequartista all’esterno alto di destra. Fa quasi sorridere utilizzare il famoso “fare di necessità virtù” parlando di Neymar, forse il calciatore del futuro dopo Messi e Ronaldo, ma è d’obbligo farlo.

Foto tratta da Internet

Tutto questo preambolo, comunque attuale, servirà per dire che il calcio è in un’epoca di sperimentazioni, e se la matematica e la geometria non sono opinioni, uno dei moduli di base da cui gli allenatori partono, snaturandolo e adattandolo alle loro esigenze, è proprio il 4-2-3-1 di cui sopra. Con questo modulo giocano gran parte delle Nazionali. Con questo modulo si sono disposti in campo diversi di quei blasoni che hanno messo in bacheca trofei, come il Real Madrid di Fabio Capello oppure il miracoloso Valencia di Rafa Benitez. Se si vuole, si citino anche la Francia campione del mondo nel 1998 e il neo vincitore della Premier League Antonio Conte, che del suo carismatico 4-2-3-1 ha fatto un’arma letale.

Foto tratta da Internet

Parliamo di un modulo che contraddistingue ancora oggi la Spagna e che ha letteralmente conquistato una patria del calcio fisico e d’impatto come l’Inghilterra. Se come si diceva due giorni fa un modulo deve risultare equilibrato, elastico e razionale, il 4-2-3-1 è facile da innestare sulle idee di ogni singolo tecnico. Non troppo difensivo, non troppo esposto a livello offensivo, è il modulo che l’Europa non abbandona da decenni e che oggi, in fase di non possesso, compare il maggior numero di volte sopravvivendo alla sperimentazione di laboratorio della classe degli allenatori. Oltretutto è facilmente esportabile in un 4-3-3, classico modulo di chi vuole avere geometrie e linee di gioco dal centrocampo in su e mantenere un discreto rigore tattico. Per andare di statistiche, nel corso dell’ultimo campionato, il 4-2-3-1 è stato utilizzato:

  • 308 volte in Premier League;
  • 292 volte in Liga;
  • 268 volte in Bundesliga;
  • 191 volte in Ligue1 (dove è stato privilegiato il 4-3-3, documentato 253 volte, ndr);
  • 90 volte in Serie A (dove dominano le 257 volte del 4-3-3, ndr).

Su un totale di 1752 partite disputate l’anno scorso nei cinque maggiori campionati europei, quelle che hanno proposto un 4-2-3-1 o sue varianti in corsa sono state oltre il 65%. Tra le conclusioni che questi numeri e queste percentuali portano vi è senza dubbio quella che vede nell’elasticità di movimento degli esterni di centrocampo, sempre più spremuti per fare la doppia fase, una delle caratteristiche più ricercate dagli allenatori. Non a caso in quei ruoli la compravendita è sempre maggiore, con prezzi che lievitano a dismisura seguendo le regole un po’ bizzarre del mercato.

Altra conclusione quella che vede nella scelta dell’unico centravanti un passaggio cruciale. Fare giocare assieme due centravanti diventa ormai merce rara, venduta al pubblico più che altro per necessità che non per reale credo tattico, e trovare l’uomo giusto ha un peso fondamentale nell’economia degli equilibri di squadra. Servono calciatori forti fisicamente, capaci di far salire la squadra e fare pressing, aiutando in tutto e per tutto nella fase difensiva. Sono richieste in continuo accrescimento e solo in casi eccezionali una punta centrale resta tutta la partita nella metà campo avversaria.

Terza conclusione: gli esterni d’attacco, ancor più di quelli di centrocampo, diventano l’arma in più per affondare nelle difese avversarie. A Genova Gasperini ha insegnato che questo genere di calcio offensivo può essere giocato anche con una difesa a tre, trasformando poi questa concezione di calcio e rinnovandola fino agli esperimenti vincenti di 4-3-3 visti a Bergamo. Oggi si paga a caro prezzo un esterno d’attacco che sia abile anche nell’accentrarsi e coprire tutta la zona di campo della trequarti: il Genoa in tal senso ha fatto le sue scommesse con Ninkovic e Centurion, ma anche in questo caso la tattica si mischia alla razionalità, al saper adattare ogni profilo al ruolo che più gli si addice. Del resto è così che nascono le nuove tendenze di gioco, le nuove idee, le nuove filosofie di calcio, ed è così che si creano le migliori alchimie per portare una squadra in porti sicuri al termine della stagione.

“Sul modulo ho già detto la mia: non conta praticamente niente, si sposta quello o quell’altro e non cambia”

Juric ha sintetizzato bene quanto appena scritto dopo la prima gara amichevole contro la rappresentativa della Val Stubai, quando una domanda un po’ sciocca fece riferimento al modulo utilizzato in quei 90 minuti di partita. “Sul modulo ho già detto la mia: non conta praticamente niente, si sposta quello o quell’altro e non cambia”. Un altro modo per dire che ogni calciatore, con umiltà e disponibilità, potrebbe adattarsi in qualunque ruolo e che la duttilità, quando mancano i profili giusti, è l’unica soluzione a cui aggrapparsi. Ma lì eravamo a inizio ritiro austriaco, mentre oggi siamo a quindici giorni dal campionato e le sensazioni potranno essere rimaste invariate, ma forse non del tutto.

L’Europa si uniforma e Juric è tecnico che si aggiorna e che ha gran voglia di dimostrare ancora una volta il suo valore: sarà un’altra stagione da “dare i numeri”.