In queste due settimane di pausa del campionato, col Genoa al centro dell’attenzione per la vicenda della trattativa per cessione societaria, abbiamo chiesto a diversi volti noti del panorama calcistico italiano cosa ne pensassero delle prime due giornate. Ci hanno risposto, a vario titolo, che il campionato inizierà da domani, a calciomercato chiuso, con il primo tour de force tra Serie A e Coppe.

C’è stato chi ci ha risposto che fare pronostici è utile solamente perché vengano smentiti e chi ci ha raccontato invece che il Napoli è la migliore indiziata per la vittoria finale, ma che la Juventus resta, per logica, la favorita. Si ripartirà dall’equilibrio in testa al campionato con Inter, Napoli e Juventus, che cercheranno di infliggere subito qualche punto di distacco alle dirette concorrenti. Ma diamo qualche numero di questo campionato, che già incominciato entra davvero nel vivo dopo il rodaggio delle prime due giornate.

Quel che balza subito agli occhi, almeno con l’avvento del nuovo millennio, è che fatta eccezione per il tricolore della Roma nella stagione 2000/2001 sono sempre state Juventus, Inter e Milan negli ultimi campionati a spartirsi lo scudetto. Uno scudetto che da sei anni resta all’ombra della Mole e che non si muove dal Nord Italia, macro regione da cui proviene il maggior numero delle squadre del massimo campionato italiano, capace di primeggiare sul Centro-Sud ininterrottamente per numero dalla stagione 2010/2011. Anche alla luce di questi dati, oltre al biennio romano 1999-2001, si metta in evidenza come città quali Napoli non festeggiano la vittoria del campionato da quasi trent’anni (1989/90, ndr).

Qual è però il dettaglio statistico relativo agli scudetti vinti da quando esiste il campionato italiano? Su 113 titoli assegnati, solamente dieci non sono finiti al Nord, dove la classifica si attesta come segue, col binomio Milano-Torino che acquisisce più del 60% dei trofei totali:

  • Juventus 33
  • Inter, Milan 18
  • Genoa 9
  • Torino, Bologna e Pro Vercelli 7
  • Sampdoria, Verona, Novese e Casale 1

I restanti dieci tricolori sono stati cuciti per tre volte sul petto della Roma, per due volte su quelli di Fiorentina, Lazio e Napoli. Una volta sola infine sulla maglia del Cagliari.

Scudetti a parte, quella cui si andrà incontro sembra una stagione più equilibrata delle altre. Lo ha raccontato anche il mercato estivo: la Serie A, come riportato anche da Milano Finanza, è stato il terzo settore industriale per attività di M&A, ovvero sia per attività di fusione e acquisizione, in questo caso specifico inerenti alla compravendita di calciatori. Per capire meglio quel che si sta dicendo, si pensi che per la prima volta si è superato il miliardo di euro di movimentazioni (1 miliardo e 37 milioni, ndr) e che “solo le acquisizioni di enti governativi e quelli di istituzioni finanziarie hanno superato il controvalore di quello delle società di calcio nei mesi di luglio e agosto scorsi“. Insomma, si parla di un campionato da record, quantomeno in Italia.

Di numeri quasi da guinness comunque ve ne sono ancora altri. Per esempio quello che evidenzia come negli ultimi 14 anni in più di un terzo delle occasioni si è presentata nel massimo campionato almeno una squadra al debutto assoluto: nell’ordine è accaduto con Treviso (2005/2006), Sassuolo (2013/2014), Carpi e Frosinone (2015/2016). Troviamo poi le storie recenti di Crotone e Benevento. Si tratta sempre di promozioni storiche che raccontano, nella larga parte dei casi, di esordi assoluti anche da parte dei tecnici alla guida delle squadre neo promosse, sebbene vada considerato che di “battesimi” veri e propri quest’anno si può parlare solo nei casi di Pecchia e Semplici. Marco Baroni, allenatore del Benevento, allenò infatti per quattro gare il Siena della stagione 2009/10 subentrando all’attuale tecnico della Sampdoria, Marco Giampaolo.

In casa rossoblu, Juric era già debuttante l’anno scorso; Montella, Sarri, Di Francesco e Allegri lo sono stati alcune stagioni fa. Con loro recentemente anche Stellone e Castori. Anche in questo caso siamo rimasti incuriosti dalla crescita che il calcio italiano permette agli allenatori e abbiamo voluto guardare le prime 32 partite in Serie A dal debutto. Abbiamo scelto questo numero, 32, perché Juric, complice l’esonero, tante ne ha guidate dalla panchina nel corso della passata stagione. Fatta questa premessa, abbiamo calcolato la percentuale di gare a punti di 6/7 allenatori a loro tempo esordienti:

  • Sarri (stagione 2014/15, Empoli): 32 gare (6 vittorie, 17 pari, 9 sconfitte) e 23 gare a punti (72%). Si noti il dettaglio sui pareggi, in quanto il Sarri di Empoli è stato, tra gli ultimi esordienti, quello ad aver raccolto il minor numero di successi pur avendo salvato la formazione toscana dalla retrocessione senza troppi patemi. È altresì quello con meno sconfitte;
  • Allegri (stagione 2008/09, Cagliari): 32 gare (14 vittorie, 6 pari, 12 sconfitte) e 20 gare a punti (62,5%). Iniziò malissimo con cinque KO di fila, poi inanellò 14 successi e di conseguenza anche il Cagliari si riprese chiudendo al nono posto in classifica. Oggi sappiamo tutti quale serie di successi personali abbia raggiunto il tecnico livornese;
  • Montella (stagione 2011/2012, Catania): 32 gare (10 vittorie, 10 pareggi, 12 sconfitte) e 20 gare a punti (62,5%). Nel breve quadro che vi stiamo fornendo, sicuramente il tecnico che durante la sua prima esperienza da allenatore in Serie A ha mantenuto il trend più equilibrato (non valutata l’esperienza di Roma, dove fu affiancato da Andreazzoli non disponendo del patentino per allenare in prima, ndr);
  • Di Francesco (stagione 2013/14, Sassuolo): 32 gare (9 vittorie, 7 pari, 16 sconfitte) e 16 gare a punti (50%). Utile sottolineare come dal computo sia esclusa l’ultima gara del campionato contro il Milan, che portò alla sconfitta dei neroverdi: per Di Francesco era infatti la 33esima conduzione tecnica in Serie A, complice l’esonero che lo allontanò per circa un mese e mezzo dalla panchina neroverde (gli subentrò Malesani, ndr);
  • Juric (stagione 2016/17, Genoa): 32 gare (8 vittorie, 8 pareggi, 16 sconfitte) e 16 gare a punti (50%). Anche in questo caso si è vissuta una vicenda simile a quella di Di Francesco col Sassuolo, che negli anni successivi si è ripreso con la sua idea di gioco tutto quanto avesse lasciato per strada;
  • Castori (stagione 2015/16, Carpi): 32 gare (6 vittorie, 10 pari, 16 sconfitte) e 16 gare a punti (50%);
  • Stellone (stagione 2015/16, Frosinone): 32 gare (7 vittorie, 6 pari, 19 sconfitte) e 13 gare a punti (40,6%). Per numero di insuccessi il peggiore di questa breve lista: la sua rincorsa alla salvezza sarebbe stata condizionata da una partenza in salita.

Ritornando ai numeri del campionato e avviandoci alla conclusione, si tenga conto ancora di alcune curiosità: saranno infatti 156 le cosiddette “classiche” in programma nel prossimo campionato. Sarà così perché nel massimo campionato ritornano anche squadre con grande storia come SPAL (17° campionato in A, ndr) e Verona (38° presenza).