Tempo di bilanci in casa Genoa? Forse meglio rimandarli più avanti. Non troppo avanti, ma almeno dopo il doppio impegno casalingo con Lazio e Chievo. Ora servirebbe più che altro dire che la trasferta della Dacia Arena ha riportato l’ambiente rossoblu indietro nel tempo, alla stagione passata, agli errori che pregiudicavano il buon lavoro fatto in settimana: da vicino o da lontano, la passata stagione la abbiamo vissuta tutti e non la vogliamo rivivere.

Nell’editoriale di questa mattina, e già dalle prime battute a caldo a seguito della sconfitta, sono stati diversi i problemi sollevati sulla prestazione della formazione rossoblu. Da tutti. Ora il bicchiere lo si vedrà mezzo vuoto fino alla prossima domenica, ma per non dare giudizi affrettati preferiamo affidarci ai numeri e alle consuete statistiche sulla partita del Genoa. Molto da rivedere, molto meno per cui sorridere: ma è prematuro arrendersi senza aver combattuto e riflettuto su cosa c’è di buono e meno buono nella prestazione della Dacia Arena.

DOVE SI È DECISA LA PARTITA? – Partiamo dalla domanda sul dove si sia vinta la partita. Non è stato soltanto a centrocampo, non soltanto in mediana dove di ieri si salvano pochissime cose. Dopo un’estate intera a ribadire che il Genoa aveva bisogno di un difensore che portasse palla fuori dalla linea a tre difensiva, Delneri in conferenza stampa ha fatto capire che l’idea di gioco del Grifone l’aveva studiata a fondo, che queste parole gli erano chiare e che aveva studiato una tattica per pregiudicarla: non bloccare esclusivamente la mediana, quanto la prima fonte di gioco, ovvero sia la difesa. La partita nel suo sviluppo ha detto che per almeno un’ora il tecnico di Aquileia ci è riuscito, arroccando la sua squadra in fase di non possesso su un 4-5-1 e adottando un pressing organizzato sui calciatori rossoblu. Stryger Larsen a prendersi Taarabt per tutto il campo, uscendo anche dalla linea a quattro difensiva, ne è solamente un esempio. Quella di Delneri, per l’appunto, è una vittoria sofferta ma studiata e conquistata “a tutto campo”.

Una vittoria fatta di pressing e poi ripartenze. Ripartenze nelle quali è stata decisiva la posizione di Maxi Lopez nello scacchiere bianconero: unico giocatore sempre nella metà campo del Genoa (come evidenzia anche la foto a sinistra in cui Maxi Lopez è rappresentato dal pallino numero 20, ndrpronto a fare il primo pressing su Rossettini e Gentiletti. A destra creava problemi un altro elemento friulano, quel Lasagna che in velocità ha preso almeno un paio di volte Biraschi.

E anche su questo tema Delneri ha spiegato nel post-partita che “a far la differenza sono stati i ruoli, non l’esperienza. Lasagna era l’unico in un ruolo un po’ diverso, sulla fascia, ma si è trovato bene con Maxi Lopez“. La partita ha dunque raccontato che, chiuse le linee di passaggio alla difesa rossoblu, anche la linea mediana ne ha risentito, condizionata dalla compattezza della formazione friulana e, non in ultimo, anche dal terreno di gioco: un terreno dove palleggiare, specialmente nel secondo tempo, è diventato molto difficile. Negativa la prestazione di Bertolacci, in linea con quelle precedenti invece la gara di Veloso, quantomeno prendendo in mano le statistiche. Sicuramente nessuno dei due ha inciso per far svoltare il Genoa alla Dacia Arena.

DELNERI HA VINTO SUGLI ESTERNI – La partita di ieri ha raccontato anche un’altra storia: Delneri ha vinto sugli esterni la sua partita costringendo il Genoa a perdere coi suoi due esterni addirittura 19 palloni (il 45% di quelle totali, che sono state 42). Juric ha messo in condizione Lazovic nei primi 10′ di sfondare diverse volte dalle parti di Samir, anche se il giocatore serbo è stato impreciso nel mettere il pallone a centro area. Errori a parte, non è casuale che il Genoa abbia conquistato 6 degli 8 corner della gara nella prima frazione di gioco, cinque su sei battuti dalla destra e conquistati principalmente dall’esterno serbo.

Piccola parentesi statistica sui corner. Per adesso il dato parla infatti di 14 corner battuti dal Genoa nei primi 270′ di cui sette intercettati da calciatori rossoblu: uno solo in tre partite è però finito nello specchio della porta, sei fuori, i restanti sette sono stati liberati dalla dalle retroguardie avversarie. Ci si attende forse un miglioramento dopo l’iniezione di centimetri estiva in sede di mercato.

Tornando alla gara sugli esterni, Laxalt è apparso in ombra i primi 45′, dopodiché ha tirato fuori la testa nel secondo tempo quando qualche sgambata e qualche discesa delle sue sull’out di sinistra hanno fatto sperare nel pareggio: sono mancate tuttavia le incursioni e gli inserimenti dei centrocampisti a supportarle. Che le corsie laterali rossoblu siano state inibite poco a poco da Delneri lo testimonia anche la grafica sottostante, che “premia” con un 31% il lavoro di Lazovic nel primo tempo, che considera come bilanciamento offensivo a sinistra anche il lavoro di Taarabt, spesso andato a supportare Laxalt, e che sottolinea come le migliori progressioni offensive della squadra di mister Juric siano arrivate dal centro (in questo senso c’è da considerare un Behrami che ha dovuto gestire un giallo per più di due terzi di gara, ndr):

La stessa grafica sembra confermare quelle che sono state le difficoltà oggettive della mediana genoana: l’Udinese infatti ha bilanciato la sua fase offensiva lavorando principalmente nella zona centrale (60%), dove ha trovato spesso la superiorità numerica e lo spazio per affondare – e comunque non capitalizzare nulla grazie principalmente al capitano Perin, decisivo in almeno due occasioni. Il gol bianconero è arrivato infatti, come tutti sappiamo, dagli sviluppi di un calcio piazzato.

QUALCHE NOTA POSITIVA – Il possesso palla deve fare parte di una squadra predisposta al palleggio: dopo aver quasi pareggiato quello della Juventus nel turno scorso e dopo aver subìto di misura quello del Sassuolo, ieri il Genoa ha vinto per la prima volta in stagione il duello percentuale sul possesso palla (46% contro 54%, ndr). D’accordo sul fatto che non si vince una partita col possesso, ma è un dato da cui ripartire, soprattutto se questo Genoa vuole avere determinate caratteristiche di gioco. Motivo per cui si dovrà cercare di contenere anche il dato che vede i rossoblu con 103 palle perse nell’arco dei primi 270′ di campionato (quasi 35 a partita, ndr).

Altro dato confortante quello sulle parate di Perin, che in questo inizio di campionato è stata la nota positiva più altisonante: 13 parate su 21 tiri in porta degli avversari, con l’estremo difensore di Latina che blinda la porta rossoblu nel 62% dei casi. Non è una percentuale da sottovalutare: se miglioreranno i meccanismi di squadra e la porta di Perin subirà ancor meno rispetto alla media attuale di sette tiri subiti a partita, il contributo del portiere rossoblu sulla classifica del Genoa potrebbe essere ancora maggiore in termini di punti.

Ultimo dato che consideriamo positivo, seppur il Genoa risulti molto impreciso sotto porta (una sola rete su azione manovrata con autogol di Pjanic, ndr), quello sulle occasioni da gol. Il Grifone nel ha collezionate 18 in tre partite (6 a partita, ndr), di cui il 50% concluse nello specchio della porta avversaria. Si può fare meglio, Juric ha spiegato già diverse volte che dentro l’area vuole più cattiveria: ora serve sbloccarsi con una rete su azione che vada oltre il rigore marcato da Galabinov contro la Juventus.

DI SEGUITO LE STATISTICHE GENERALI FORNITE DALLA LEGA SERIE A:

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