Il Genoa ha ripreso a lavorare ma non è in piena Apocalisse, come a suo tempo disse il Presidente Federale dopo la sconfitta dell’Italia con la Spagna. La sconfitta di Udine non è stata giusta e umiliante, solo preoccupante perché film già visto: per questo non è stata digerita dalla tifoseria, oltre che dalla vecchia e dalla probabile, nuova proprietà.

Nello spogliatoio del Grifone devono chiarirsi, anche se nessuno per adesso dice “abbiamo fatto quello che il tecnico ci chiede”. Nessuno dopo la prestazione di Udine, eccetto il trainer in conferenza stampa, ha ancora offerto una rosa di scuse come fanno i politici quando perdono le elezioni. Nessuno pretende da Juric che la squadra “giochi” all’italiana, ma vorrebbe capire alcune scelte e se ci sono possibilità di cambiare strategia con quello che passa il convento.

Noi riteniamo che ogni giorno al sistema di gioco venga attribuito un esagerato valore tattico, addirittura determinante ai fini del risultato. Gli allenatori importanti del passato facevano risultati perché in squadra avevano giocatori che decidevano le gare da soli,  hanno sempre spiegato che un peculiare gioco di squadra non può essere nient’altro che una particolare distribuzione degli uomini sul terreno di gioco. Tutto ciò è molto importante, a condizione ovviamente che corrisponda alle caratteristiche generali e tecnico-tattiche dei calciatori a disposizione.

I libri di Coverciano dicono che il 3-4-3 è un sistema prevalentemente offensivo che consente di sfruttare al meglio il fronte di attacco ma che non assicura adeguata copertura in difesa. Richiede giocatori di grande personalità in difesa e a centrocampo, compattezza tra i reparti (squadra corta) e applicazione del pressing e del fuorigioco soprattutto in attacco. Quando al Vecchio Balordo, riesce tutti si divertono.

Il Genoa di Juric è un altro mistero glorioso del calcio italiano. Contro le cosiddette grandi, nel fortino di Marassi, non sfigura con nessuno, in mezzo al campo non si concede nessuna superiorità numerica agli avversari. In trasferta gli avversari, tra lo scorso anno e domenica scorsa a Udine, hanno fatto girare la testa al tandem Veloso e Bertolacci, perdendo anche le corsie laterali dove dovrebbero almeno numericamente essere in superiorità. Perché?

Juric da navigato calciatore nel cuore del gioco avrà capito che al Genoa specialmente fuori casa manca un “buttafuori” davanti alla sua difesa pronto a proporsi in tutti i disimpegni, il naturale appoggio se un compagno di quelli dietro non trova sbocchi offensivi chiudendo le diagonali e i triangoli che partono da Perin. Veloso non sarà Busquets nel Barcellona e nella Spagna ma potrebbe – anzi dovrebbe – essere il calciatore giusto in quel ruolo pronto a prendersi la responsabilità di tenere uniti di reparti tra difesa, centrocampo e attacco, in modo di non concedere spazi agli avversari di incunearsi.

Ad ogni modo, che vi sia Veloso o un altro davanti alla difesa rossoblu, occorre qualcuno che giochi semplice a due tocchi, come nelle tante partitelle a tema disputate negli allenamenti, che non butti via il pallone e che, pur non lanciando mai, preferisca sempre avanzare col pallone mantenendone il possesso.

Juric  si sarà incazzato per le trasferte dei rossoblu vedendo la squadra che, allungandosi e allargandosi come un elastico, fa andare a rotoli il lavoro settimanale curato maniacalmente e con organizzazione. Qualcosa cambierà. Gli assenti tra i convocati – a questo punto ogni domenica dovrà essercene qualcuno vista la rosa ampia a disposizione e non solo con due giocatori per ruolo – avranno sempre ragione se non arriveranno i risultati.

Il tecnico rossoblu spiegherà, vista la sua sincerità, come è successo per Rigoni nella conferenza stampa prima della gara con la Juventus, le motivazioni delle sue scelte. Sicuramente il ritorno di Izzo, se Tavecchio firmerà una grazia data per certa giovedì scorso nel Palazzo della FIGC, potrebbe risolvere qualche problema al Pirata.