Dopo la  sconfitta di Udine, Juric negli allenamenti ha continuato a battere con il suo ideale,  non di numeri di moduli, bensì fabbricato su movimento, sovrapposizioni, squadra compatta  e pressing. Ha lavorato sui particolari dei movimenti sia della fase difensiva e offensiva.

Non sappiamo se nel tempo che intercorre tra la colazione mattiniera e l’entrata sul campo, parlando con i calciatori, abbia capito le motivazioni della prestazione di Udine compagna di altre trasferte dello scorso anno. Nel Genoa 2017/2018 non sono scattate le scintille ma le polemiche e nessuno di quelli schierati in Friuli, eccetto Taarabt, ha provato a cambiare la partita fuori dagli schemi.

L’unico ad azzannare l’uomo e il pallone quando è stato in campo si è rivelato Omeonga Già da domani è arrivato il momento di battere un colpo da parte di tutti e in particolare degli assenti Centurion, Ricci e tutti gli altri. È il momento della concentrazione massima da parte di tutta la squadra, che non deve perdere palloni in qualsiasi parte del terreno di gioco perché capaci di fare vittime tra i difensori.

Juric al termine di Udinese-Genoa ha detto: “si deve capire cosa fare prima di ricevere il pallone, si deve sapere a chi darlo, cioè serve più velocità di manovra e circolazione della sfera”. La velocità, specialmente quando gli avversari vogliono tenere ritmi bassi e rompere solo il gioco, è l’unica formula per fare risultato. Il Genoa quando non è veloce soffre e diventa fragile e di conseguenza subisce dando l’impressione di non battere ciglio.

Juric avrà studiato qualcosa di diverso contro la Lazio. Se le ragnatele di passaggi che partono da Perin non riescono a disegnare azioni pericolose, mancando rapidità, con gli appoggi indietro che divengono “protagonisti”, e se poi quelli davanti non sfruttano movimenti ragionati per aggredire gli spazi offensivi, allora meglio affidarsi alla fisicità di Galabinov sui lanci da fondo campo di Perin e gli inserimenti da dietro.

La solita premonizione a 36 ore di Genoa-Lazio: se il Vecchio Balordo va a cento all’ora, anzi a mille, ha pochi rivali, ma siccome andare sempre a mille è difficile Juric dovrà trovare altre soluzioni, senza tralasciare di essere rapido, aggressivo e imprevedibile con quelli davanti. Taarabt e Centurion.

Juric è convinto di vincere anche questa scommessa e domani sera al Tempio tutti dovranno aiutarlo durante la gara. C’è tempo per fare conti e processi, scatenati da una giusta paura e dalla giustificata ansia di rivedere un film genoano senza protagonisti.

La formazione rimandata come sempre a stasera, o allo speaker del Ferraris. Chi gioca,  gioca, ben consapevole che quella di domani contro la Lazio è un’occasione importantissima per tutti.

Capitolo Lazio. L’ottimo avvio di campionato della formazione biancoceleste non è più una scommessa come lo scorso anno. Sul lavoro di Simone Inzaghi in molti sono pronti a puntare, anche nell’ottica di una buona riuscita nella classifica finale.

La gara con il Genoa per la Lazio e Inzaghi è un altro crocevia importante per capire se il gruppo ha trovato la continuità non solo di risultati, ma pure mentale. Che Aquila sarà quella che scenderà in campo contro il Grifo domani pomeriggio, indipendentemente dal turnover di Europa League? Quella che ha volato contro Juventus in Supercoppa e che si è ritrovata sfilacciata la domenica successiva in casa della Spal?

Per valutare la sonante vittoria contro il Milan bisogna considerare la spocchia del Diavolo e di Montella. Sul prato del Ferraris domani potrebbe pesare anche la prima a gara di Europa League e la gara di mercoledì all’Olimpico contro il Napoli. In Europa, Inzaghi ha dovuto ricorrere alle sostituzioni per vincere in rimonta, così come contro il Milan e in precedenza nella Supercoppa. In tal senso Immobile, Milinkovic-Savic e Lulic hanno fatto la differenza .

Se giocatori subentrati hanno dato un grande contributo, la carta vincente è stata il cambio modulo del duttile Simone Inzaghi, passato dal 3-5-2 al 4-3-1-2 al primo minuto del secondo tempo per tarpare le ali al Vitesse. Il tecnico biancoceleste lo scorso anno ha gestito bene una rosa senza partite europee. Partite che la Lazio ha sempre patito in passato.

La Lazio di Inzaghi, indipendentemente da tutto quello detto, ha fatto vedere in questa prima parte di campionato di essere un blocco unito con una precisa identità. Il tecnico biancoceletse ha perso Biglia, Hoedt e Keita al calciomercato non battendo ciglio. Anzi, Lucas Leiva al posto di Biglia ha dato più concretezza al modulo e al gioco biancoceleste bloccando ulteriormente la fase difensiva, già una colonna lo scorso anno con solamente 51 reti incassate.

Il blocco laziale è granitico e tutti sono al servizio della squadra in ogni parte del campo. L’uscita di Biglia nelle gare a oggi disputate ha fatto vedere un squadra ancor più corta. Per di più le assenze di Felipe Andersson in infermeria e Keita sono passate inosservate con l’esplosione di Ciro Immobile – non solo per i 4 gol realizzati in tre gare – e di Luis Alberto alle sue spalle, che ha dimostrato di avere non solo classe ma anche intelligenza tattica. Non si dimentichi Milinkovic più responsabilizzato, in grado di fare tutto sia di piede che di testa.

La Lazio di Lotito e Inzaghi ha un’altra caratteristica che la distingue da tante altre della parte sinistra della classifica: quella di vincere con le squadre medio e piccole e perdere, o quasi, con le cosiddette grandi. Un gap che Inzaghi vuole annullare in stagione.

La forza del tecnico della Lazio, che nessuno si aspettava, è la sua flessibilità, la sua capacità di mettere in campo una squadra pronta ad adattarsi a qualsiasi avversario. Il sistema utilizzato non è mai importante per l’allenatore biancoceleste e tutti calciatori che vengono impiegati sanno sempre cosa fare con il pallone o senza. Una strategia di gioco semplice che viene messa in campo sulla base delle caratteristiche dei giocatori in rosa e degli avversari e che si modifica a seconda dello stato di forma.

I gol e le parate fanno le classifiche nel Fantacalcio e anche le pagelle post gara ma il fiore all’occhiello dell’attuale Lazio è Milinkovic-Savic. Semplici, allenatore della Spal, alla prima di campionato, in modo semplice, ha bloccato il serbo con il Capitano Mora e il 3-4-2-1 di Inzaghi ha prodotto poco perché lo stesso Milinkovic-Savic non è riuscito ad essere la rampa di lancio delle verticalizzazioni per Immobile. Subito Inzaghi con Chievo (non il Real Madrid) e Milan ha cambiato atteggiamento tattico passando al 3-5-1-1: ed ecco che sono arrivate le vittorie.

Alla Lazio domani mancheranno Parolo nel mezzo, Wallace in difesa, Felipe Anderson e Nani (ultimo acquisto) ai box per infortunio. Anche la formazione rimane da decidere, tanto in difesa quanto a centrocampo.

Genoa-Lazio sarà diretta da Orsato di Schio, che in questa stagione dopo l’uscita di Rizzoli è stato nominato nella categoria degli arbitri Elite dell’Uefa con Rocchi e Tagliavento. Orsato in questo campionato si gioca la pole position della categoria arbitrale in Italia e in Europa mettendosi in corsa per il Mondiale russo assieme a Rocchi.

Daniele Orsato, nato il 23 novembre 1975, nei libri di calcio figura come elettricista e chi lo conosce afferma che è un referee sul campo tutti i giorni. Arbitro di calcio dal 1992, quanto aveva 17 anni. Claudio Pieri lo promuove dalla serie C alla Can nel 2006. Esordisce in serie A nel dicembre del 2006; dal 2010 è arbitro internazionale.

Sono 176 le gare dirette in serie A, con 41 rigori e 51 cartellini rossi. Sono invece 27 le gare dirette con il Genoa (11 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte). La prima fu il playoff dell’11 giugno 2006 in casa del Monza, vinto dal Grifone. L’ultima sconfitta invece quella del derby di ritorno dello scorso anno. Con la Lazio 23 gare fischiate (6 vittorie, 12 pareggi, 5 sconfitte).

Primo assistente Liberti di Livorno, secondo Ranghetti di Chiari. Quarto uomo sarà Serra di Torino. Al VAR: Di Bello di Brindisi. All’AVAR: Illuzzi di Molfetta.