Ritornato dalla trasferta di Udine con una sconfitta, il Genoa affronta oggi la Lazio in una partita che possiamo definire già fondamentale per il prosieguo del suo campionato. Una Lazio in salute e in piena fiducia, viste le ultime prestazioni e gli ultimi risultati positivi. Sulla panchina della Lazio siede Simone Inzaghi, tecnico cresciuto nelle giovanili biancoazzurre, molto preparato e nonostante la giovane età molto smaliziato.

Qual è il sistema di gioco della Lazio?

La Lazio scende in campo con un 3-4-2-1, che in fase difensiva diventa un 5-4-1 molto rigido e difficilmente attaccabile: direi che è proprio questa la sua peculiarità principale.

Analizziamo la difesa

Tra i pali gioca Strakosha, portiere giovane, affidabile e dal rendimento regolare: ha un buon posizionamento, ma soffre di lacune nelle uscite; discreto con il pallone tra i piedi. I tre difensori centrali sono Bastos, De Vrij e Radu, una linea un pochino lenta, ma forte nel gioco aereo.

I tre escono spesso con la palla a terra e si appoggiano sovente a Radu, in possesso di un ottimo piede sinistro. De Vrij ha un buon lancio, scavalca spesso il centrocampo per cercare Immobile in profondità. Bastos è il meno bravo quando deve impostare e quindi va attaccato di continuo.

Il centrocampo?

E’ formato da Basta, da Murgia, che sostituisce lo squalificato Parolo, da Lucas Leiva e da Lulic. Basta e Lulic sono due giocatori bravi nel proporsi in avanti sulle corsie esterne, difficilmente entrano dentro il campo, Basta usa esclusivamente il piede destro, mentre il mancino Lulic quando può non disdegna il gioco con l’altro piede. Entrambi se attaccati vanno in sofferenza.

Lucas Leiva e Murgia sono i due interni di centrocampo: il primo è sempre pronto a ricevere il pallone dai compagni, è il vero catalizzatore della manovra laziale; dotato di piedi buoni, non è rapido e soffre quando è aggredito. Murgia, prodotto del vivaio, ha buoni tempi d inserimento e buona gamba, sufficiente per tecnica.

L’attacco?

I due trequartisti sono Milinkovic Savic e Luis Alberto. Milinkovic, giocatore di forza, è propositivo, pericoloso nel gioco aereo e negli inserimenti senza palla. Luis Alberto è la vera rivelazione di quest’inizio di stagione: bravissimo con il pallone tra i piedi, pericolosissimo nei tiri da lontano, con uno di questi ci ha già castigato nello scorso. campionato. Va pressato di continuo e non va lasciato giocare con facilità. Immobile è la punta centrale, il bomber per eccellenza: ama essere lanciato nello spazio, non è un mostro tecnicamente e nel dialogo stretto, ma tira da qualsiasi posizione. E’ molto inviso alla tifoseria rossoblu.

Come si comportano sulle palle inattive?

Sui corner offensivi la Lazio fa salire due dei tre difensori centrali, che insieme a Milinkovic e Lulic fanno il trenino al limite dell’area, per poi allargarsi una volta partita la palla, con Immobile sempre in agguato. Lo stesso avviene sulle punizioni laterali. E’ quasi sempre Lucas Leiva a incaricarsi di calciare le palle inattive. In fase difensiva si dispongono a zona e sulle punizioni dalla trequarti tengono la linea alta.

Concludendo?

La predisposizione al sacrificio e la disponibilità al pressing e al recupero della palla sono il segreto dei successi della Lazio, oltre ai giocatori di ottima qualità.

Tutti noi Genoani siamo in attesa della prima vittoria, sperando anche nella famosa svolta societaria, perché questo lungo tira e molla non facilita certamente il lavoro di Juric e del suo staff e non rasserena l’ambiente rossoblu.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.