PREMESSA – Non è difficile sentir dire che il calcio, tutto sommato, è una scienza semplice. Ieri ne è stata la riprova, perché a tastare un po’ il terreno tra la tifoseria rossoblu – non solo nel mondo social – pochi minuti dopo la diramazione dell’undici titolare le prospettive di risultato erano tutt’altro che rosee. L’idea era di uno Spalletti che avrebbe presto messo in pratica la sua voglia di rivalsa di fronte a 50mila bandierine nerazzurre. Non è stato così, e malgrado il risultato, malgrado il fardello di una classifica deficitaria, malgrado la media di un infortunio a partita (se ne contano due a Udine, uno contro la Lazio e due nella gara di ieri, ndr), il Genoa può ripartire da questa gara per cercare di imbastire una stagione che non lo collochi stabilmente nei bassifondi della classifica.

A far alzare la testa al Grifone soprattutto due mosse, questa mattina già approfondite nell’editoriale (clicca qui per rileggerlo): l’utilizzo da “tuttofare” di Omeonga e la costruzione di una linea mediana che, supportata dallo stesso numero 40 rossoblu, si componeva di due calciatori dai quali, al netto di qualche critica o scetticismo, il Genoa non può prescindere per progettare la permanenza in Serie A: Cofie e Veloso. Ma andiamo a vedere a questo punto un po’ di numeri della gara.

PROMOSSA LA DIGA A CENTROCAMPO – Innanzitutto, la grafica qui sopra mette in luce quella di ieri contro l’Inter come la gara ad aver prodotto la minore percentuale di attacchi per vie centrali da parte dell’avversario del Genoa (25%). Si tratta del dato più basso da inizio stagione, inferiore anche a quello di Reggio Emilia, nell’esordio col Sassuolo, quando i neroverdi costruirono il 32% delle loro offensive attraversando la zona centrale del campo. Sassuolo e Inter giocano in maniere differenti e hanno calciatori molto diversi per caratteristiche nella zona centrale del campo, tuttavia, se non si tratterà necessariamente della prova che qualcosa è funzionato meglio, molto probabilmente questo basso dato percentuale racconta di un centrocampo e di un reparto che, supportato dalla difesa e dai ripiegamenti generosi di Taarabt e dello stesso Omeonga, sempre disponibili al pressing sui portatori di palla nerazzurri, ha chiuso le porte alle incursioni degli uomini di Spalletti. Il Genoa ha preso per larghi tratti il sopravvento, trovando il modo di essere pericoloso specialmente lavorando sull’asse di destra con Rosi, Biraschi e Omeonga (il bilanciamento offensivo del Genoa si sbilancia per il 58% delle volte sulla destra, ndr).

Foto TanoPress

Si è visto un Genoa che attendeva e ripartiva e in possesso di palla cercava di non strafare ripartendo quando necessario da Perin, il quale andava al lancio lungo per far alzare il baricentro. In ultimo, ma non in ultimo, la difesa trovava sempre un appoggio immediato su cui far confluire la sfera per innescare ripartenze veloci. Da questo tipo di situazione sono partite le offensive di Taarabt; il suo tiro parato da Handanovic; l’azione prolungata Migliore-Pandev-Omeonga che avrebbe portato quest’ultimo a tu per tu con Handanovic; il cross di Omeonga che, dopo aver lasciato sul posto un Dalbert in affanno, trovava Laxalt a rimorchio non troppo preciso sotto porta ma pericolosissimo a inizio secondo tempo.

Il risultato non premia di certo il lavoro dei rossoblu, che ai punti avrebbero potuto strapparne quantomeno uno: ma il calcio, si sa, non è la boxe. Il Genoa ha dato filo da torcere ai nerazzurri, che da quando è cominciata la stagione sono una delle squadre ad aver tenuto (contro il Genoa, ndr) il baricentro più alto, lasciando sempre Skriniar e Miranda a presidio della linea del centrocampo in fase di possesso palla.

INTER BARICENTRO ALTO: MA IL GENOA NON TEME MAI L’AVVERSARIO – Le analisi della Lega e dei suoi uffici di statistica dicono che la squadra nerazzurra stava in circa 25 metri, mentre il Genoa rispondeva abbassandosi con ordine, uscendo bene dal pressing avversario in difesa e trovando – un po’ in linea con quella che fu la gara della Spal a “San Siro” qualche settimana fa – il supporto di uno dei vertici bassi di centrocampo, subito pronto a dare il via alle ripartenze. Tutte situazioni di gioco che hanno avuto continuità  nell’arco dei 90′ grazie soprattutto  al minore numero di palloni persi (30) e passaggi sbagliati (21). Sono tutte statistiche che rafforzano l’idea che quello di ieri pomeriggio alla Scala del Calcio sia stato il migliore Genoa della stagione per continuità, convinzione dei propri mezzi e capacità di seguire per un’intera partita l’idea di gioco dell’allenatore. Basta leggere la grafica a sinistra (clicca sopra l’immagine per ingrandire) per rendersi conto di quali numeri dipingano anche la gara dell’avversario: numeri che raccontano di una squadra che vuole giocare prevalentemente palla a terra ma che ancora deve trovare la giusta quadratura per farlo e che, ad oggi, va spesso in confusione di fronte a squadre disponibili al pressing sulle fonti di gioco e abili nell’attaccare con dinamismo. Il Genoa di ieri è stato anche questo e non basterà dire che l’Inter non è ancora al top per cercare giustificazioni e smentire quello che raccontano i numeri di questa gara, sponda rossoblu. Adesso al Grifone spetterà il compito più complicato, con l’ansia della pausa incombente e di qualche cartella clinica non troppo positiva: dimostrare di poter ripetere questo genere di prestazione anche contro squadre più predisposte a difendere che non a fare la partita. Insomma, non contro i tanto sbandierati “blasoni” del campionato.

I NUMERI DEI ROSSOBLU – Chiudiamo con una rapida carrellata delle statistiche dei singoli calciatori rossoblu, presentati dettagliatamente con la grafica sottostante (clicca sopra per ingrandire). Continua la buona striscia di Perin, che paradossalmente subisce pochissime reti fuori casa (2) e mantiene lo specchio della porta del Genoa più pulito di quanto le conclusioni avversarie potrebbero far presupporre. Ancora: dei 24 palloni recuperati dal Genoa, 14 sono frutto del lavoro del trio Veloso (3)-Cofie (4)-Omeonga (7). Si tratta di quasi il 60% dei palloni strappati dalle grinfie dell’Inter. Omeonga e Veloso sono anche quelli ad averne persi di più tra le fila del Genoa. Sono invece solamente quattro i recuperi del pallone da parte dei difensori del Genoa: addirittura Rossettini rimane a secco, non avendo mai dovuto fermare Icardi dentro l’area se non in qualche stacco di testa.