Non ho fatto il commento stamattina sulla gara del Genoa contro il Bologna perché alle ore 9 era già vecchio, con le notizie che si rincorrevano sul cambio in panchina del Grifone.

Meglio aspettare sera per essere più precisi, con il Genoa di mezzo non solo domani è un altro giorno ma fra un’ora tutto potrebbe cambiare.

In casa rossoblù c’è confusione, non solo sul campo. Difficile commentare la gara contro i felsinei, dopo la conferenza stampa di Juric che ha visto quasi tutto positivo e fra l’altro anche nella squadra, i giocatori intervistati, pensano e dicono quello che sostiene il tecnico.

Genoa contro Bologna è stata risolta dalla qualità di un solo calciatore in campo, Rodrigo Palacio, con il contributo dei calciatori genoani che sbagliando i tempi d’uscita in pressione in occasione di due ottime azioni parate miracolosamente da Mirante si sono creati scompensi a catena rendendo facilmente vulnerabile la propria squadra: lancio in profondità di Pulgar, velo di Destro e Palacio davanti all’area di Perin, rincorso da un Laxalt che per fermarlo aveva solamente un’opzione, trattenerlo e prendersi il cartellino rosso.

Juric ha ragione quando dice che la squadra ha sprecato il possibile e l’impossibile sotto porta, ma in settimana si dovrà chiedere come tutta questa verve da gol nasca solamente quando va sotto con il risultato e nel secondo tempo, quando la circolazione del pallone diventa più veloce e gli esterni offensivi si mettono in moto. Il Genoa del primo tempo con un gioco troppo prevedibile e manovrato ha avuto l’unico sbocco in tiri da fuori di Veloso.

La sfortuna è importante con il Genoa di mezzo, basta considerare che il Bologna ha vinto tre partite esterne con pochi tiri avendo davanti sulla trequarti avversaria tanta qualità abbinata ad intelligenza tattica. Palacio, il top player, che muovendosi bene con Verdi e Petkovic e spaziando in tutto il fronte d’attacco ha fatto prendere alla difesa rosso blu un analgesico per il mal di testa. Juric per fermare tutto è stato costretto a dirottare Laxalt su Verdi. Palacio non ha festeggiato al gol; dispiace che il migliore tra i vecchi del campionato italiano sia finito in Emilia per soli 600 mila euro di ingaggio.

Juric contro il Bologna ha cercato di far diventare il vecchio Balordo pitagorico come il Crotone della risalita per la prima volta in serie A. Teorema non andato a buon fine per 75 minuti, perché la geometria della serie B non è uguale a quella della serie A  e la  taumaturgia, prodigi e miracoli, senza deretano non portano risultati. Anche il 3 3 3 1 alla Bielsa non avrebbe prodotto reti.

Nel 3 4 3 di Juric hanno un ruolo fondamentale i quadrilateri (centrale di fascia, laterale-centrocampista centrale-esterno d’attacco) sulle corsie laterali poco visti contro i felsinei. Il Bologna difficilmente è andato in difficoltà nel marcare 4 uomini su un corsia e difficilmente hanno fatto scelte sbagliate lasciando una corsia sguarnita accentrandosi. Tutto al Genoa non riusciva perché l’azione da dietro ragionata (fin troppo) nel campo avversario non era veloce e verticale. Difficilmente il Genoa, anche per merito del Bologna, è riuscito a sfruttare l’ampiezza del campo costringendo l’avversario a scoprirsi su un lato.

Ha ragione Juric quando in conferenza stampa afferma che la difesa, lasciando da parte la velocità, è stata in superiorità contro gli attaccanti avversari. Il nodo, non solo contro gli emiliani, è stato sempre un altro: mantenere la parità numerica a centrocampo. Schierarsi a cinque a centrocampo quando il Bologna usciva dal proprio centrocampo doveva essere quasi una regola, non riuscita sempre, per rendere complicate le sovrapposizioni bolognesi sulle corsi laterali. Il Genoa di Juric per avere ragione degli avversari ha bisogno ed avrà sempre bisogno di contare sulla forza dei palloni sporchi.

La fortuna del Genoa scondita da errori è come correre dietro una gallina; sembra facile acchiapparla, ma in realtà è difficile.

La domenica di festa  del Vecchio Balordo è stata condita dal possibile allontanamento di Juric.  Il tam tam che Preziosi tentasse di dare una scossa è scattato dalle prime ore del mattino. Nella serata di sabato voci raccontano di un già contattato Mazzarri, ma il tecnico livornese ha rifiutato: aspetta il Milan. A seguire anche Guidolin, che da tempo non vuole più fare il trainer in Italia: preferisce l’estero. Il tam tam si sgonfiava con Oddo, giustamente non serviva un’altra scommessa non avendo il tempo per giocarla e Ballardini, scarso feeling con il Joker.

Alle 12 la conferma di Juric, probabilmente chiamato da Preziosi. Chissà che non gli abbia parlato anche di modulo, considerato che il primo della lista è stato Mazzarri, ideologo e fautore del 5 3 2?

Avanti con Juric e con la speranza, come sempre detto dal tecnico, che i rientri degli assenti di sabato sera più Izzo in difesa e Lapadula, ancora non visto al Pio Signorini fino a giovedì scorso, alzino il vento del Genoa non solo come calcio anche come vela, verso una più consona classifica mettendo da parte l’altalena non solo sul campo: un mal di mare artificiale.

Due settimane di sosta per ricaricare le pile, recuperare bene gli infortunati ed anche i malcontenti della panchina.

Da Milano ”Radiofante” annuncia l’arrivo di un dirigente meneghino ad occuparsi della società. A Pegli tutto il giorno luci accese e lavoro da parte della dirigenza.

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