Speriamo che con la chiusura della telenovela Gallazzi, con l’arrivo del nuovo d.g. Perinetti e coi rientri in campo di Lapadula ed Izzo il Genoa ritorni alla tanto sospirata vittoria. Genoa che oggi va ad affrontare in trasferta il Cagliari, squadra che alterna buonissime prestazioni ad altre insufficienti.

Com’è il Cagliari nel suo insieme?

La squadra isolana è allenata da Massimo Rastelli: tecnico moderno, ma non molto amato dalla tifoseria sarda, fa giocare la squadra con un 4-3-1-2 propositivo, però non molto efficace in fase difensiva. Il Cagliari a casa propria costituisce una compagine pericolosa, anche se le ultime due partite giocate alla Sardegna Arena direbbero il contrario. L’undici di Rastelli esce spesso palla al piede, opta di frequente per il gioco sulle fasce, ma sa procedere per vie centrali con Cigarini e Joao Pedro. Bisognerà prestare particolare attenzione al movimento continuo di Farias.

Analizziamo la difesa.

Cragno, il portiere titolare, è bravo tra i pali e nelle uscite basse, ma palesa qualche incertezza in quelle alte e nel gioco con i piedi. La linea difensiva a volte non è omogenea e compatta, difende singolarmente e non di reparto, cosa che nella linea a 4 può risultare fatale. Esterno basso di destra è Padoin, ex Juventus, giocatore ordinato, tatticamente attento: non ha un gran passo ma è parecchio resistente nella corsa. La coppia centrale è formata da Andreolli e Pisacane. Il primo, fisicamente prestante, dotato di buon destro ed ottimo colpitore di testa, da giovane era considerato più di una promessa, ma alcuni problemi fisici ne hanno rallentato la crescita, Pisacane, fedelissimo del mister, grintoso, difficilmente si fa sorprendere, ama l’anticipo per uscire palla al piede dalla propria area. Capuano è l esterno basso di sinistra: in possesso di un buon piede, preferisce ricevere la palla sulla corsa e le diagonali difensive non sono il suo pezzo forte.

Passiamo al centrocampo.

Mediana a tre. Ionita, forte fisicamente e con buoni fondamentali, si inserisce sovente in zona gol senza palla ed è bravo nel gioco aereo. Cigarini, metronomo della squadra, difficilmente sbaglia, ma gioca sovente in orizzontale: ha un buon tiro dalla distanzaed è “cattivo”, sportivamente parlando. Il terzo è Barella, giovane del vivaio molto promettente: unisce quantità e qualità, sono molto pericolose le sue incursioni e i suoi tiri da lontano.

Ora l’attacco.

Joao Pedro è il trequartista: piedi buonissimi ed ottimo dribbling, uomo assist di riguardo, durante la stessa partita alterna lunghe pause a giocate di gran classe. Farias e Pavoletti sono i due attacanti. Farias, tutto dribbling e finte, rapido e furbo, uno di quei giocatori che soprattutto tra le mura amiche è difficile da affrontare. Pavoletti, un ex molto recente, che dal suo amico Perin ha imparato poco o niente, è l’ariete della squadra: tecnicamente normale, ma forte fisicamente e scaltro nei sedici metri, ha difficoltà nel gioco palla a terra nel breve.

Capitolo palle inattive.

Pericolosi i calci da fermo, quasi tutti a cura di Joao Pedro e Farias. Sui corner a favore spesso fanno il gioco a due. Pavoletti e Ionita sono ottimi colpitori, anche Andreolli sale sovente sugli angoli, insieme al compagno di reparto Pisacane. Le punizioni dalla trequarti vengono affidate quasi tutte a Cigarini. In difesa, quando ci sono corner o punizioni laterali a sfavore, i rossoblu sardi difendono a zona, ma incorrono in cali di concentrazione. Anche Pavoletti torna nella sua area a difendere.

In conclusione?

Con soli due punti in classifica e con le prossime durissime partite in calendario, per il Genoa è obbligatorio fare punti. Vincere sarebbe il massimo, ma anche pareggiare dopo un ottima prestazione sarebbe incoraggiante. Quindi, tutti uniti più che mai alla conquista di Cagliari!

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.