Oggi apre i battenti il Congresso del PCC, il Partito Comunista Cinese, e il calcio non solo italiano ha paura per il presunto impatto che le decisioni politiche di Pechino potranno avere o meno sul destino delle squadre acquistate negli scorsi anni e da acquisire in futuro. In Italia in particolare nel vortice ci sono l’Inter, che intelligentemente ha frenato l’ultimo calciomercato, e il Milan, che ha speso troppo e male non raggiungendo ad oggi risultati.

Per i cinesi sono investimenti irrazionali quelli fatti nel mondo del calcio. Le autorità finanziarie cinesi – non da oggi – sono preoccupate per l’uscita di capitali. Da novembre scorso tutto è stato ridimensionato: stretta alla fuoriuscita di capitali e restrizioni per acquisizioni all’estero, non solo nel mondo del calcio.

Il caso più eclatante e non digerito è il Milan di Berlusconi. Tutti si domandano: perché  la Cina e i cinesi avrebbero dovuto comprare un club che ha accumulato in cinque anni  275,9 milioni di euro? Anche per questo motivo il Congresso del PCC cinese spaventa, più che le società, le tifoserie. Se i cinesi non tireranno più fuori dollari o euro per prendersi le squadre, vorranno e pagheranno sempre più i diritti per vedere il calcio in diretta.

Trema il calcio europeo perché il Congresso cinese che sta per iniziare, oltre ad aver disposto limitazioni di spesa nei mesi scorsi non vietando espressamente di investire,  non considera il calcio un settore strategico dove avere vantaggi economici. Il PCC vuole piuttosto attuare la riforma del sistema calcistico attraverso una diffusione nelle scuole. Crearne 50mila entro il 2025. Obiettivo ben diverso dall’acquistare squadre straniere per centinaia di milioni di dollari. Ad oggi sono 28 le squadre al di là del Muro di Pechino acquisite da investitori cinesi e per adesso queste operazioni, agli occhi del Governo cinese, non hanno prodotto un beneficio effettivo al sistema calcio interno. Al massimo hanno generato merchandising.

Il Milan, se non sarà al centro della discussione del congresso cinese, avrà comunque un rilievo importante. Ai rossoneri servono presto i soldi da restituire al fondo americano Elliot. Il debito da 300 milioni scade a ottobre 2018 negoziato a tassi di interessi altissimi (11,5%), grazie al quale Li Yonghong ha comprato il Diavolo per 720 milioni. Trema il calcio europeo che lavora al massimo con stadi di proprietà e merchandising, figurarsi il calcio italiano.

La Lega Calcio dopo un anno di discussioni è riuscita a mettere su un nuovo statuto: un compromesso per far nascere una struttura con più manager e meno presidenti poltronisti. Vareranno il nuovo statuto, entreranno i nuovi manager, ma il nodo più grosso da risolvere  sarà entro il 30 novembre prossimo quando ci saranno da fare le nuove nomine-poltrone.

Il campo da battaglia sarà sempre lo stesso: il paracadute da 60 milioni per le retrocesse da aumentare, visto il residuo e considerato che a retrocedere negli ultimi anni sono state le neo-promosse o quasi. L’altro cavallo di battaglia saranno i diritti Tv che nel prossimo triennio potrebbero essere codificati con un aumento in meglio della fetta: aumento da dividere in parti uguali in base alla componente di meritocrazia. Passata, presente o futura? 

Il pallone continua ad essere gonfiato, ma non solo per giocare. Il fair play finanziario che a giugno prossimo dovrebbe punire chi avrà più di 30 milioni di disavanzo con punti di penalizzazione nella prossima stagione  è  superato. Fatta la regola, trovato l’inganno.  Tutto sorpassato con il consenso dell’Uefa che ha permesso ai club di cercare singoli accordi con le autorità calcistiche per i piani di rientro finanziari.

Prepariamoci agli orari del calcio a  colazione , a pranzo, a merenda, a cena e nella branda notturna dal venerdì al lunedì. Prossimamente i 371 milioni di euro raccattati dalla Lega per i diritti Tv internazionali saranno protagonisti nella scelta degli orari delle partite nel triennio 2018/2021.