Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora”.

La citazione è di Anna Frank, protagonista inattesa scomodata dopo oltre settant’anni in questa decima giornata di campionato dopo la brutta parentesi extra calciastica che ha coinvolto presidente e parte della tifoseria biancoceleste. Se ridimensionata, la frase può andare bene anche per le faccende di campo.

Facile dopo questa decima giornata fare un’analisi superficiale, per dirla alla Sarri piccato con le televisioni, del campionato: non è cambiato nulla. Campionato flagellato da squilibri lampanti e spettacolarità accesa solo ad intermittenza: in alto bellezza, in basso qualcosa di molto diverso. Chissà se presto tramutabile in bellezza.

Ci hanno provato le big a farlo, battagliando a distanza e sperando l’una nel passo falso dell’altra: ne è scaturita una giornata in cui le prime quattro della classifica hanno segnato 12 delle 34 reti totali.

Aumentano le gare con almeno tre gol di scarto, da 22 a 29 (il 30% del campionato fino ad oggi disputato) e più ci si cautela tatticamente per difendersi, in tutta la Serie A, più lievitano le reti segnate.

LE PARTITE – L’Inter si è presentata alla fiera del palo, inaugurando la giornata col maggior numero di legni colpiti in un singolo turno, e mette gli ex blucerchiati tra sé e la Sampdoria, vincendo di misura contro la formazione di Giampaolo, mai uscita dalla gara.

L’Udinese contro il Sassuolo (ancora a secco di vittorie in casa) salva “Barak e burattini” dopo le sei reti subite dalla Vecchia Signora e prosegue nel suo traballante percorso.

L’Atalanta annienta il Verona, che per la sesta volta in stagione subisce almeno tre reti in una gara, e risale la china assestandosi in quel gruppo di medio-alta classifica che vuole ancora dire la sua. La Lazio, invece, consolida la sua posizione nel quartetto di testa e lo fa anche senza Immobile, stoppato da pali, sfortuna e un pizzico di fretta sotto porta.

Le rispondono a distanza una Juventus ancora disattenta in alcune fasi della partita, ammonita da Allegri in vista della gara col Milan, e un Napoli che fallisce ancora l’inizio di gara concedendosi all’avversario e riprendendo poi in mano la gara minuto dopo minuto attraverso il palleggio di qualità. Il Ciuccio senza sconfitte nelle prime dieci giornate scomoda precedenti da tricolore e alza ancora l’asticella.

Il Milan senza Bonucci sembra un’altra squadra: eliminato Rosi, il difensore rossonero elimina anche la sua incombente ombra sul Diavolo e riconsegna a Montella una squadra capace di segnare 4 reti a un Chievo non facile da annientare con tre gol di scarto (lo aveva precedentemente fatto solamente la Juventus in questa stagione). Solo cambio di modulo e interpreti?

Perde quota il Toro di Mihajlović, annientato dalla Fiorentina di Pioli e dal 4-3-3 dei gigliati in grado di generare novità tattiche e propiziare le reti degli attaccanti. Simeone peraltro è salito a tre reti in campionato e viaggia al ritmo dello scorso campionato. Capitolo a parte meritano la Roma, che di misura batte il Crotone e mantiene inviolata la propria porta per la sesta volta in nove partite disputate, e la tragicommedia Benevento del neo tecnico De Zerbi. Bocciato Crosta in porta, agguanta il pareggio su rigore ma Pavoletti ci mette trenta secondi a strapparglielo di nuovo. Ancora a zero le streghe giallorosse, prima vittoria cagliaritana sotto la guida Lopez in una Sardegna Arena che sembrava stregata dopo il successo contro il Crotone.

Genoa tornato ad allenarsi nel frattempo per la gara di Ferrara. Spal che si è fermata invece ad allenarsi in Piemonte e oggi farà ritorno in terra emiliana. Semplici non vince da quasi due mesi, dalla seconda giornata contro l’Udinese. C’è tra le fila del club neo promosso la consapevolezza di non poter sbagliare un’altra gara, specialmente casalinga. Da valutare Grassi e Vaisanen, esclusi dai convocati nella gara di Torino.

POST SCRIPTUM – Poco VAR e ben utilizzato questa settimana. Qualche dubbio poteva destarlo una trattenuta su Lapadula a fine gara contro il Napoli, ma una sanzione dagli undici metri sarebbe stata eccessiva.