La chiave del Balla: resurrezione genoana dopo la serie di risultati negativi nell’anno 2017. Dovrà essere una partita giocata con le unghie e con i denti contro un Crotone in gran spolvero, più psicologicamente che tecnicamente, al punto che qualsiasi risultato positivo varrebbe tanto oro quanto il suo peso.

Il Genoa deve ripartire cinico e opportunista. Cinico al punto giusto, con la difesa che non dovrà concedere nulla e attaccanti bravi nel farsi trovare pronti quando serve, evitando voli pindarici. La somma di questi tre aspetti sarà un risultato positivo allo “Scida”. Balla e il suo staff hanno idee dalla scorsa settimana per dare continuità di risultati. Solo  pochi dubbi sul modulo che hanno in zucca già dalla prima conferenza di presentazione. Da  oggi, terminato lo studio di quelli che sono arrivati dagli impegni con le nazionali, si tireranno le somme di dieci giorni di lavoro e si faranno le prime prove anti-Crotone.

La chiave  di Ballardini, convinto di avere tra le mani un Genoa generoso, sarà quella di migliorare un centrocampo pronto a limitare il gioco degli avversari senza condizionare negativamente quello offensivo. L’altra, più ostica, quella di blindare la fase difensiva lasciando poche volte gli uno contro uno che hanno causato guai di risultati nelle precedenti gare. La medicina? La difesa a quattro, con esterni pronti a fare diagonali lunghe e corte.

Gli obiettivi degli allenamenti della scorsa settimana a porte aperte sono stati di cercare di recuperare il pallone in zone alte, di non ripartire da molto indietro faticando a consolidare l’azione. Il Genoa per fare risultato, in generale, non dovrà ripartire da due linee compatte e schiacciate verso la propria porta ma accompagnare di più gli attaccanti in fase di possesso. E dovrà farlo non solo contro il Kròton.

Il Genoa deve ritrovare innanzitutto un’idea precisa su come risalire il campo e attaccare la porta a livello collettivo cercando di ridimensionare i lanci di lunga gittata. Per avere successo deve attaccare con più efficienza l’ampiezza del campo. La scossa nelle precedenti gare il Vecchio Balordo la ha avuta con l’ingresso di Pandev: l’impatto del macedone ha sempre creato occasioni perché ha aumentato la presenza offensiva e agevolato la fase di possesso grazie ad un’occupazione degli spazi tra le linee avversarie in modo più omogeneo.

La coperta di Juric si è dimostrata corta. La tanto ricercata buona organizzazione difensiva, utile nel limitare i rischi, è naufragata per gli errori dei singoli difensori. Tutto ciò ha limitato poi le combinazioni di gioco in fase offensiva.

Ballardini è partito probabilmente da questo aspetto tattico dopo aver visionato il Grifo dal vero almeno due volte e tanti dvd delle gare precedenti. Cercherà di migliorare il gioco offensivo ma avrà bisogno di una squadra più ricettiva, fondata su una fase difensiva piazzata, sistemata bene nella sua linea a quattro, e sulla capacità di attaccare gli spazi in contropiede coi tempi giusti.

Nel Genoa ci sono giocatori che vedono gli spazi liberi, un qualsiasi spazio che tutti vedono dalla tribuna, ma anche piedi di qualità che vedono uno spazio libero all’improvviso prendendo gli avversari di sorpresa.

Ballardini e il suo staff lavoreranno anche su questo per trovare la chiave dei risultati utile al Vecchio Balordo. Cercheranno un sistema di gioco che sia pronto a coniugare in modo naturale ampiezza e profondità. In tal senso, i numeri di modulo conteranno poco. Potrebbe anche rivelarsi importante giocare stretti con tre in difesa ed esterni a coprire le fasce laterali.

La situazione di classifica è del resto complicata, ma bastano solo due risultati per smuoverla. Per fortuna del Genoa tra quelle davanti non sta correndo nessuna, eccetto il Crotone che non è improvvisamente diventato il Real, neppure dopo aver visto le gare vinte con Fiorentina e Bologna. Gare vinte con la chiave che ricerca Ballardini: il fare risultato in qualsiasi maniera.