Dopo aver seguito quattro allenamenti di Ballardini  e del suo staff, nulla di nuovo rispetto a quelli visti negli anni precedenti. Allenamenti semplici e chiari. Semplice l’espressione verbale, chiara la presentazione delle esercitazioni. Ballardini, Regno e Melandri hanno una proprietà comune: non si sentono professori. Non dimostrano il loro sapere ma lo illustrano in poco tempo perché in un gruppo di 28 persone l’attenzione svanisce alla svelta.

Le esercitazioni viste non sono complesse e sempre più difficili per migliorare la prestazione. La ripetizione non è continua ma variata e i gesti tecnici sono tutti collegati tra di loro. Tutto viene fatto con una prospettiva: quella di migliorare il bagaglio tecnico del calciatore. Anche se professionista, meglio che ripassi l’abc della tecnica. Gli esercizi visti, oltre il passaggio, sono stati il palleggio e lo stop e sono stati impostati su spazio e tempo. Spazio allargando o restringendo, per l’appunto, gli spazi di lavoro; tempo rallentando e aumentando la velocità di esecuzione. Per tutto questo lavoro lo staff di Ballardini, lui sempre in disparte con i suoi occhiali neri e il cappellino di lana sulla fronte, non perde neanche un particolare. Ogni mossa viene dettata con delle modalità tra paletti e cinesi, aumentando i tocchi del pallone, utilizzando il fuorigioco in fase difensiva e tirando in porta in partite da 11 contro 11.

Nella foto, Ballardini e il suo collaboratore Melandri discutono sul da farsi prima che la squadra facesse capolino in campo dalla palestra

Esercitazioni – è non sarà solo un impressione – che tengono presente all’interno dei gruppi di lavoro delle capacità di risposta tecnica, tattica e fisica e – perché no? – della personalità del calciatore. Gli esercizi poi sono vari e molteplici. Giustamente, dato che il calcio è uno sport di squadra  e in una gara ufficiale girano momenti diversi e variazioni di ritmo. Probabilmente le esercitazioni di Ballardini hanno le stesse finalità di tutti gli allenatori: tempo, spazio, profondità, pressing, il tutto condito da intensità, concertazione e concentrazione.

La forza di Ballardini, prima di allenare gli altri, è quella di allenare se stesso e lo staff. E’ la personalità, il modo con cui si presenta al gruppo che fa la differenza proponendo e disponendo non solo il lavoro da fare durante l’allenamento ma quello che Balla vuol vedere poi in partite ufficiali. I pugni chiusi verso qualche calciatore a Crotone non erano perché sbagliava gol o passaggi, bensì perché non era messo bene nello spazio. Sono state immagini che hanno fatto il giro di TV e Web. E in tal senso, anche le battute di gusto sempre pronte di Regno e Melandri durante le esercitazioni potrebbero far parte di un libro.

BALLARDINI E LE NOVITÀ: IL PENSIERO DELLA REDAZIONE DOPO CROTONE