La 14esima giornata di campionato va agli archivi con l’effetto Europa in testa alla classifica. Napoli e Juventus vincono giocando male e facendo fatica contro le provinciali Udinese e Crotone.

Le romane pareggiano con il Genoa e la Fiorentina. Entrambe punite dal VAR. Roma troppo nervosa: i troppi impegni la logorano non solo fisicamente. Si capisce l’ampio turnover effettuato da Di Francesco nelle precedenti gare, probabilmente pentito di non averlo fatto contro il Grifone. La Lazio non ha invece smaltito la delusione del derby perso e ha giocato in modo approssimativo. La Fiorentina non è nulla di particolare, non riuscendo a trovare stabilità nel gioco, ma non ha mollato fino alla fine per la gioia di Pioli, ex in panchina dal dente avvelenato.

L’Inter in questo campionato è stata in testa nuovamente anche se solamente per una notte. Vince a Cagliari con le stesse modalità delle altre gare: si concede  agli avversari  e colpisce con il più forte centravanti del campionato, Icardi. Un’altra vittoria che non può più essere una casualità. Classica vittoria da grande squadra, quel tipo di successo che negli anni scorsi sarebbe stato impensabile. Metodo Spalletti che porta a casa otto risultati utili consecutivi in trasferta.

Se quelle in testa hanno la scusa dell’Europa, la Samp di Giampaolo invece deve riflettere nello specchiarsi dopo la secca sconfitta con il Bologna. Sconfitta anche in 11 contro 10 per più di un tempo. Giampaolo è bravo come tecnico ma il suo sistema di gioco, che offre sicurezza ai singoli, viene tradito dalla spocchia di libertà di quelli che giocano davanti e in particolare tra le linee. Donadoni con tre elementi e attraverso la forza fisica di Donsah e la qualità di Verdi e Palacio ha avuto ragione della difesa doriana che fa sempre fatica a mantenere intensità mentale per tutta la gara.

Bologna che sale a 20 punti in classifica come il Chievo: pari al Milan sono quasi salve. I clivensi riportano in fondo alla classifica la Spal giocando in contropiede.

È continuato il black Friday di Montella e Mihaijlovic in Milan-Torino. Diavolo con la 23esima formazione diversa in 23 partite senza anima, gioco e idee. Una riga di senza che, può darsi in ritardo, ha fatto saltare la panchina di Montella a favore di Gattuso. Mihajlovic si accontenta del pareggio giocando in difesa: peccato con la qualità che ha in avanti. Per entrambi gli allenatori è grave trovarsi a fine novembre a questo punto.

In fondo il colpo è dell’Hellas Verona. Il tranquillo Sassuolo del passato è sull’orlo di una crisi di nervi. Berardi è l’icona del non gioco di Bucchi arrivato al capolinea e sostituito dal Iachini. Pecchia, il tecnico veronese, era all’ultima spiaggia ed è stato bravo ad approfittare dell’inconsistenza tecnico tattica del Sassol. Un buon esame per gli scaligeri solo per i tre punti: difficile da capire se sia anche finita la crisi di risultati e gioco.

Ha debuttato sulla panchina dell’Udinese Oddo al posto di Del Neri. Esordio difficile e non da tre punti contro il Napoli. Il vero esordio domenica prossima allo “Scida” di Crotone.

Il posticipo del Lunedì ha visto l’Atalanta battere il Benevento. Campani ancora a zero dopo 14 giornate di campionato, ma hanno cercato di contrastare la Dea stanca anche mentalmente. Servivano i tre punti e i tre punti sono arrivati: questo è l’importante per Gasperini e compagnia. La colpa sarà dell’Europa ma al Gaspe manca una prima punta che la butti dentro. La Papu dance l’hanno imparata anche gli avversari. Per adesso ci pensa Cristante.

Lunedì da barbiere per Montella e Bucchi. Milan e Sassuolo hanno fatto loro barba e capelli. Gattuso in vetrina per tutto il giorno. Il passato conta, ma la prima panchina in serie A per Ringhio sarà più importante. Il Sassuolo cambia con Iachini. Basta sfarfallamenti: si passa al primo non prenderle .

CHE SUCCEDE IN VIA ROSELLINI? – La Lega Calcio ha deciso che entro giovedì saranno eletti Presidente e amministratore delegato. Non potevano lasciare il calcio italiano in mano a Malagò, al Coni, alla politica. Adesso diventa importante che si riformi veramente il calcio italiano, che fa anche i Galà nell’anno del sotto zero del pallone italico. Nella Top 11 solo due italiani.

Buffon il più votato per carriera e lacrime, Bonucci grazie alla BBC. L’allenatore più votato Sarri: era meglio Gasperini per quello che ha fatto lo scorso anno con gli orobici. Miglior arbitro Rizzoli? Anche questo premio alla carriera.

La prossima quindicesima di campionato non sarà uno tsunami ma potrebbe delineare meglio la classifica in cima, a metà e in fondo. Sono infatti in programma: Napoli-Juventus, Samp-Lazio, Crotone-udinese, Hellas Verona-Genoa, Fiorentina-Sassuolo, Torino-Atalanta, Benevento-Milan.

GENOA – Negli spogliatoi del Pio e davanti al video di Genoa-Roma, Balla non si fermerà sull’episodio del rigore concesso ma sul gol incassato, paritario al guaio di De Rossi non avendo preso subito le contromisure sullo spostamento del Faraone da destra a sinistra con l’ingresso di Defrel e l’uscita di Perotti. Un El Shaarawy immediatamente pronto a colpire con un taglio di antica fattura.

Genoa: in molti si chiedono cosa sia cambiato tra il Genoa di Juric e quello di Ballardini. Senza sputare nel piatto dove si è mangiato, la risposta più semplice del mondo calcistico non c’è. Perché il Genoa in passato, non solo con Juric, ha fallito le occasioni della svolta? Perché nel suo cammino il Vecchio Balordo ha sempre scelto la porta girevole sbagliata facendo da croce rossina su tanti campi e anche con squadre inferiori sulla carta? Si fatica a trovare il perché?

Gli esperti dicono che l’atteggiamento della squadra rispecchia quello dell’allenatore. Juric non trasmetteva ansia positiva, non poteva farlo, perché tutto il lavoro massacrante della settimana si arenava e si perdeva durante le gare ufficiali. Un ansia destabilizzante perché i risultati non arrivavano ed è stato inutile anche sentirsi dire alla fine dei 90’ minuti che si poteva vincere alla luce della prestazione.

Ballardini ha capito tutto fin dall’inizio? Probabilmente sì. Considerato che l’ansia del Genoa in queste sue due prime partite si è trasformata in positiva non solo nel gioco ma anche nell’atteggiamento sul terreno di gioco dei calciatori.

Per giocare al calcio, tutti – non solo i calciatori – devono avere una mentalità positiva che nel calcio trova un unico appiglio: il risultato. Non è una prassi né una cosa superflua, neanche uno sgobb calcistico. Più che altro è una necessità. Una mentalità importante che Ballardini e il suo staff cercano di inculcare nella testa dei calciatori: la sicurezza di cercare di vincere in qualsiasi maniera. Per adesso non solo gli avversari hanno sentito l’energia di questa convinzione.

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