Conquistata la tanto agognata vittoria casalinga, il Genoa ora si appresta ad affrontare il Torino, squadra piena di ex rossoblu. Il Toro finora ha deluso le attese che lo vedevano come squadra da prime posizioni. C’è da dire, a scusante dei granata, che in questa parte di campionato il gruppo ha avuto parecchi infortunati.

Diamo un’occhiata generale al Torino. L’allenatore è Mihajlovic, che fa della grinta e del clima battagliero i suoi punti di forza. Il tecnico serbo fa giocare la squadra con un  4-3-3 molto lineare, mai fuori dai canoni. Squadra fisica e grintosa, rispecchia in pieno il carattere del suo allenatore. Il rendimento è stato altalenante, senz’altro sul piano della corsa e della “garra” il Torino sarà un osso durissimo. L’analisi reparto per reparto. Cominciamo dalla difesa.

DIFESA – In porta c’è Sirigu, smanioso di riscatto dopo la parentesi poco felice in Francia. Attento e pronto tra i pali, esce poco,  ma  lo fa con precisione, anche se non è un mostro di bravura coi piedi. La linea a quattro è formata da De Silvestri e Molinaro come esterni e da N’Koulou con Burdisso centrali. Gli esterni bassi sono in possesso di gran corsa e resistenza, Molinaro dispone inoltre di un buon cambio di passo. Entrambi non hanno piedi sopraffini  e giocano molto sulla quantità. Burdisso, nostro ex capitano, ha esperienza da vendere e sopperisce a qualche difficoltà sul piano della velocità con un senso della posizione notevole, in più di testa ha un buon tempismo. N’Koulou, ottimo marcatore, tenta spesso l’anticipo, è veloce e ha  buoni fondamentali.

LA LINEA MEDIANA – I tre centrocampisti sono Rincòn, altro nostro ex, Valdifiori ed Obi. Rincòn fa della corsa e della grinta le sue qualità peculiari: bravo con il destro, fatica con il sinistro e non è un velocista. Valdifiori, cresciuto alla scuola di Sarri a Empoli, è un discreto cucitore di gioco con inventiva limitata, perché gioca soprattutto in orizzontale. Obi abbina quantità a una non eccelsa qualità, anche se ha un buon sinistro dalla distanza ed è pericoloso quando si inserisce in area avversaria.

L’ATTACCO – Orfano di Bellotti infortunato, l’attacco granata è composto da Iago Falque, Niang e Berenguer. I primi due sono altri due ex…. Niang, la punta centrale, nasce come esterno offensivo: Gasperini lo aveva trasformato in attaccante centrale con ottimi risultati, cosa ancora non riuscita né a Montella né a Mihajlovic, ma stiamo parlando di un mister (Gasperini) che è riuscito a far segnare anche Gasparetto. Comunque il francese ha forza e gamba e può essere decisivo in qualsiasi momento. Iago Falque, tutto sinistro, gioca sulla fascia destra per rientrare verso l’interno e sfruttare il suo pericoloso tiro a giro: ordinato tatticamente, sa farsi valere (e molto) in zona gol. Berenguer, destro di piede, gioca sulla sinistra, cerca sovente l’uno contro uno per dare superiorità numerica, sfrutta molto il lavoro di Molinaro.

Come si comportano sulle palle inattive? Su corner e punizioni a sfavore marcano a zona: tutta la squadra retrocede nella propria metà campo, difficilmente perdono la marcatura. Su quelli a favore sono pericolosi Burdisso e N’Koulou, anche Niang con la sua fisicità può dare problemi. I corner vengono calciati da Iago e Berenguer, oppure fanno il gioco a due, e come tutte le squadre di Mihajlovic usano molto i blocchi per liberarsi delle marcature. Mancando Ljajic, autentico cecchino, le punizioni dal limite saranno di Iago o di Niang oppure chi di se la sentirà in quel momento.

Concludendo? Impegno ostico, ma i rossoblu vorranno senza dubbio finire questo anno orribile in maniera dignitosa e regalare a noi tifosi un successo beneaugurante in vista del 2018.

Foto tratta dal profilo Instagram di Mattia Perin
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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.