Oggi allena gli estremi difensori dell’Al Nasr, negli Emirati Arabi, ma nel recente passato Vincenzo Di Palma è stato l’allenatore dei portieri non solo della Nazionale, ma anche del Prandelli allenatore di Parma, Fiorentina e Galatasaray. E, non in ultimo, portiere del Messina del Professor Scoglio promosso in Serie B nella stagione 1985/86. Tutte tappe precedenti all’approdo al Parma allenato da Nevio Scala, dove scoprirà presto Buffon, e al Verona, dove invece allaccerà un rapporto durevole di collaborazione con Cesare Prandelli. Tutte piccole coincidenze che lo avrebbero portato sulla scia del Genoa, dell’amico Gianluca Spinelli e del suo allievo Mattia Perin.

In tutte queste sue esperienze, Di Palma ha infatti finito per incrociare i guantoni con l’attuale capitano rossoblu, seguito per i campi della cadetteria ai tempi del Padova e del Pescara e poi, ancor meglio, quando tornò a vestire la maglia del Genoa. Lo abbiamo contattato telefonicamente e gli abbiamo chiesto, avendo rivestito assieme a Gianluca Spinelli e all’attuale staff portieri rossoblu un ruolo fondamentale per la crescita tra i pali di Perin, in quale chiave leggere l’attuale stato di forma dell’estremo difensore del Genoa, senza troppi dubbi il portiere italiano a sfoggiare da settimane le migliori prestazioni.

Partiamo dal Perin dal 2010 in poi – esordisce Di Palma – e partiamo da lì perché noi con Prandelli andammo in Nazionale dal 2010: prima Europei, poi Mondiali. In quei quattro anni andavo a vedere in giro le partite e osservavo attentamente il ragazzo”. In quegli anni Perin, già pilastro della Primavera rossoblu, aveva cominciato a mettere in mostra le sue doti in prestito, prima a Padova e poi a Pescara, sino a ritornare al Genoa dalla stagione 2013/14 per diventarne il primo portiere. Da quel momento, sono state 134 le presenze in maglia rossoblu con 164 gol subiti.

In quel periodo vidi che rispetto ad altri portieri Perin mi piaceva per la sua intraprendenza e per le sue qualità caratteriali. Vedevo un portiere vivo, sveglio, reattivo. L’ho seguito e con l’aiuto di Prandelli lo si è tenuto sotto osservazione nonostante nell’Under 21 l’avessero un po’ accantonato. Perché? Perché è un ragazzo molto intraprendente, estroso, e a qualcuno probabilmente questo non piaceva. Malgrado facesse il quarto in Under 21, con l’aiuto di Prandelli lo volemmo portare a tutti i costi in Nazionale e ai Mondiali in Brasile. E anche grazie all’aiuto di Gianluca Spinelli, che su Perin ha fatto un buon lavoro, abbiamo lavorato moltissimo sul calciatore. In quegli anni infatti è cresciuto e migliorato tantissimo. Il Perin di oggi poi è maturato ancora, ha più esperienza e resta uno dei migliori portieri del campionato”.

Se è attualmente il portiere italiano più forte, dopo Buffon e quella che è stata la sua storia? Secondo me meriterebbe i pali della Nazionale. Poi chiaro che se la gioca con Donnarumma: lui e Donnarumma sono il futuro. Con Perin lavorai molto sull’aspetto tattico: tante volte questi ragazzi pensano che il portiere debba solamente parare, mentre invece deve avere conoscenze tattiche. Si parla di un calciatore come tutti gli altri. Da un portiere oggi ci si aspetta qualcosa di più. Posso dire che ora, seguendolo, è uno dei pochi portieri che riesce a fare determinati movimenti in riferimento al pallone, alla squadra, ai movimenti della linea difensiva e degli avversari. Ed è un aspetto importantissimo al giorno d’oggi. Il portiere diventa non solo un regista in fase offensiva, ma un vero e proprio libero in quella difensiva. Sono due qualità che oggi deve possedere”.

E se il portiere diventa un giocatore a tutti gli effetti, anche in termini tattici, è evidente che se la classe dei portieri italiana svilupperà nei prossimi anni una spiccata attitudine anche in questa direzione potrà tornare – se non lo è rimasta sotto traccia – la migliore scuola portieri che vi sia, apprezzata anche in altri paesi.

In questo senso io posso dire che assieme a Gianluca Spinelli, Petrelli, Rapacioli (presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Portieri, ndr) abbiamo fondato una commissione di allenatori di portieri e abbiamo deciso, ormai da tre anni, di fare corsi per dare una specializzazione a tutti gli allenatori. Perché sino ad oggi, chiunque può allenare i portieri. Mentre da oggi si svolgono a Coverciano questi corsi, durante i quali vengono date delle direttive, dei metodi che tutti dovrebbero seguire. Altrimenti non andiamo lontano. Detto questo, la nostra rimane la migliore scuola.

Attualmente alleno qui negli Emirati Arabi (Al Nasr, ndr) e posso dire che per noi italiani stravedono. E stravedono perché abbiamo conoscenze, passato, storia e, secondo me, ancora la migliore scuola: ho girato tanto all’estero, dalla Germania all’Inghilterra, anche per aggiornarmi e posso confermare che restiamo tali. Soltanto che noi allenatori dei portieri dobbiamo allenarci di più sui fondamenti tattici, dato che – e lo ripeto – il portiere è un giocatore come gli altri. Deve muoversi di conseguenza rispetto alla squadra”.

Perin evidentemente ha imparato anche a lavorare sull’aspetto tattico, con miglioramenti che sono stati notati da tutti e che sono confortati dai numeri, che pur nella loro instabilità raccontano sempre storie vicine alla realtà. E che conducono ai saluti che, come da prassi, chiudono le migliori interviste, specialmente quelle che cercano di riannodare, seppur da lontano, i fili di un discorso.

Colgo l’occasione per fare un grosso saluto a Perin e Spinelli – conclude Di Palma – perché per me sono due persone importantissime. Perin come ragazzo che ho voluto, Spinelli perché, oltre che un amico, è un allenatore molto preparato”.

DI SEGUITO L’AUDIO DELL’INTERVISTA A VINCENZO DI PALMA: