Calci al buon senso. Le elezioni fra 10 giorni della FIGC sono sulla stessa lunghezza d’onda delle elezioni politiche: programmi e promesse mai mantenute. La parola coalizione è magica nel calcio come nella politica. Nessuno ha i numeri per poter comandare, prendersi delle responsabilità, fare delle riforme da toccare e vedere per il paese e il calcio.

Gravina, Sibilia e Tommasi sono i candidati. Lotito si è ritirato quando ha capito che non avrebbe mai avuto i numeri per comandare. Sono i primi tre che corrono per la Presidenza della FIGC e per farlo dovranno trovare una maggioranza attendibile. Tutto galleggia come sempre sul compromesso.

La Lega di Serie A è sempre alle prese con le lotte clandestine, non darà nessun mandato a nessun personaggio di quelli in lizza e quelli che vorrebbero subentrare. Lotito ci ha provato ma è stato bocciato. Al Presidente della Lazio piacerebbe entrare da attore principale nella nuova FIGC: non ha ancora digerito di essere stato estromesso nell’era Tavecchio per colpa degli scandali.

Lotito continuerà a lavorare nel cercare equilibri delicati tra le parti. Il suo disegno raccontato dentro il Palazzo della FIGC è quello di Sibilia presidente (politico, senatore dal 2008, presidente Lega Nazionale dilettanti) con Gravina, presidente Lega LNP (Lega Nazionale Professionisti), e Lotito vice presidenti, e a Tommasi, Presidente AIC (Associazione Italiana Calciatori), andrebbe la gestione del Club Italia. In tutto ciò, non sarebbe un Coupe de Theatre se si aggiungesse Tavecchio e  tornasse a galla come Presidente della Lega nazionale dilettanti: lo scenario è preoccupante ed allarmante per il calcio italiano.

Qualcosa di solo italico. La Lega nazionale dilettanti e il suo Presidente sarebbero l’ago della bilancia con il 34% dei voti del destino della FIGC passata, presente e futura:  un paradosso e una assurdità considerato come vivono il calcio dilettantistico e quello  professionistico.

Brutto e vergognoso che dopo la batosta con la Svezia di novembre siano stati buttati via due mesi di tempo senza trovare soluzioni, senza aver cercato un Presidente credibile per risollevare le sorti del calcio italiano con provvedimenti che sulla carta sono sempre gli stessi da tanti anni : la riforma dei campionati o la costruzione di centri federali sparsi nella Penisola per garantire un colore azzurro al calcio mondiale dopo il flop di novembre.

Brutto e vergognoso che siano gli stessi personaggi che parteciparono al flop della Nazionale in Sud Africa e in Brasile prima dell’eliminazione dal mondiale russo. Le colpe non sono solo di Ventura. Abete, l’ex Presidente Federale, a seguire gli altri compresi coloro che si presenteranno alle prossime elezioni e che promisero e prometteranno : oltre le riforme più urgenti già scritte in precedenza, un freno agli extracomunitari che sono continuati ad arrivare. “Bidoni” che non hanno dato nulla alle squadre di serie A e B.

In questo giro d’Italia del pallone, sulle prossime elezioni Federali c’è il silenzio del CONI che potrebbe farsi carico di dare l’incarico a qualcun altro commissariando la FIGC. La dichiarazione del Presidente Malagò: “nel calcio sta avvenendo quello avevo previsto. Del resto non ci voleva un mago: chi è nell’ambiente conosce bene le situazioni”, porta in questa direzione?

In Via Allegri, qualcuno che potrebbe essere in grado di sostenere le riforme è Michele Uva, il direttore generale della FIGC, senza rendere e ricevere ordini dai vetusti e malinconici uomini che hanno condotto il calcio italiano al gradino più basso non solo per la storia italiana, ma anche a livello europeo e mondiale.

L’ultimissima è la sponsorizzazione di Buffon a Presidente Federale da parte di Marotta e la Juventus. Colpo Juventino per non scontrarsi con Buffon se volesse rinnovare il contratto in scadenza il prossimo giugno, risparmiando anche circa 4 milioni lordi per gli ultimi mesi. Dieci giorni per capire cosa succederà in futuro al pallone italico.

Dieci giorni durante i quali vi sarà il rischio di confondere la campagna elettorale per il nuovo governo di marzo e l’elezione del Presidente Federale della FIGC con successiva nomina dell’allenatore per la Nazionale. Per distogliere il popolo calcistico e invogliare qualche allenatore di fama hanno addirittura portato il compenso per sei mesi di stagione a 5 milioni di euro (10 milioni lordi che uscirebbero dai fondi delle riforme della FIGC), mettendo da parte – si spera non fregandosene – investimenti nei settori giovanili. Il rilancio di Coverciano, intanto, è ormai una Cattedrale nel deserto.

Politica e calcio sono degli asini che fanno girare un montacarichi di tante notizie e pochi fatti, coi sacchi eternamente vuoti di programmi, piani e idee. Programmi, piani e idee di cui a 10 giorni dall’elezione non si intravede neanche l’ombra: avanspettacolo di cattivo gusto con le solite caricature politiche e calcistiche.

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