Dopo San Giorgio che ha schiacciato il Biscione (drago) come chiesto alla vigilia, “Che l’ Inse” il grido di tutto il Ferraris dal primo minuto per schiacciare definitivamente l’Inter.

Tutti Balilla dentro il Tempio sul prato verde e sugli spalti. Del Balilla la vera identità è rimasta dubbia, quella di Balla e dei suoi ragazzi no! La Nord bellissima, vestita di rossoblu,  è nota a tutti gli avversari quando fa la differenza.

Vittoria per onorare la sera dedicata a De Andrè e anticipata per festeggiare i 70 anni del Joker.  I Balilla in campo non hanno lanciato sassi ma grinta, cuore, gioco in ogni centimetro del terreno di gioco grazie ad una migliore condizione fisica, ad un efficace marcamento degli avversari e a una voglia di controllare il gioco nelle due fasi cercando il vantaggio territoriale anche senza il possesso del pallone.

La “Balla-connection” suona d’orchestra indipendentemente da chi gioca ma non deve essere una sorpresa perché è la somma del buon lavoro fatto dal tecnico e dalla società da novembre in poi, non solo per colpa di Juric.

Il Genoa contro l’Inter ha giocato corto, organizzato e dislocato sul terreno di gioco in modo che tra i giocatori non ci fosse una distanza eccessiva, coinvolgendo tutta la squadra in sovrapposizioni e raddoppi di marcatura con tempismo e intelligenza.

Foto TanoPress

Nessun errore difensivo: è ormai un marchio di fabbrica. Poi gioco collettivo interpretato da 14 calciatori. Ottimi anche i cambi, tutti funzionali al sistema di gioco voluto dal tecnico ravennate in un contesto tanto collaborativo e ben disposto sul terreno di gioco quanto pronto a giocare da gruppo e non da individualista.

Preparata bene la partita sui difetti interisti: difficoltà nel colpire le linee centrali, affondarli su quelle laterali. Ottimo il lavoro di Bertolacci in regia sotto gli occhi del p.t. pro tempore della Nazionale (Di Biagio, ndr) e Lele Orali. Hiljemark centrocampista universale pronto a sfruttare ogni errata copertura della squadra di Spalletti. Bessa da migliorare nella fase difensiva e nella copertura della corsia di destra senza approfittare del suo palleggio.

Inter una “brancapallone” con poca testa e poca coda. Spalletti ci prova, carica le conferenze stampa e dice di non mollare ma con il materiale a disposizione qualcosa di diverso si può fare. Impossibile che tutti siano diventati brocchi all’improvviso. Obbligo del filosofo di Certaldo trovare qualcosa di differente per non fare figure barbine sul piano non solo tecnico ma anche tattico.

La chiave della vittoria del Genoa contro l’Inter, indipendentemente dai numeri del modulo tattico, è stato Goran Pandev.  Stratosferico con Zanetti in tribuna d’onore che rivedeva i tempi del Triplete. Ai tempi di quei successi Pandev risolveva i malanni di Mourinho giocando 10 minuti. Nel Grifo lo fa volare per oltre 70 minuti.

Il Genoa sotto gli insegnamenti di Ballardini ha dimostrato per l’ennesima volta di aver raggiunto una maturità di gioco in tutta la rosa al di là dell’avversario che incontra. Le trame di gioco e la strategia tattica viste contro tutti gli avversari non sono legate al caso.

Adesso importante per i calciatori assorbire la mentalità di Ballardini senza guardare la classifica. Visione unica per una squadra come il Genoa: affrontare ogni gara come se fosse l’ultima con qualcosa in palio da conquistare.

Il Genoa “Che l’Inse” continui fino all’ultima giornata di campionato a maggio: nessuno regalerà nulla!

Genoa-Inter, una lezione di difesa collettiva. E tre vittorie di fila mancavano dal 2015