Ah, da quando Senna non corre più. Ah, da quando Baggio non gioca più- Oh no, no! Da quando mi hai lasciato pure tu. Non è più domenica“. Era il 2005 quando Cesare Cremonini scriveva e cantava “Marmellata #25”. Il VAR era un lontano ricordo, la marmellata una questione di leggerezza. Oggi con le mani nella marmellata, giunti al 26° turno di campionato, sono stati beccati però diversi direttori di gara. E non per leggerezza. Gli episodi di questa giornata sono stati davvero emblematici di quanto possa la tecnologia, col suo errato utilizzo, condizionare delle partite. E di quanto i metri di giudizio siano differenti.

INTER-BENEVENTO: sono almeno tre gli episodi a lasciare dubbi. Anzitutto due falli da dietro di Gagliardini su Guilherme e Sandro non sanzionati; inoltre il rigore non concesso al Benevento da parte dell’arbitro Pairetto. C’è il contatto in area fra Cataldi e Ranocchia (sullo 0-0, ndr) e in più di un’occasione, anche a velocità di gioco, si sarebbe accordato il penalty. Pairetto, che non è troppo distante dall’azione ma probabilmente – e non propriamente a torto – valuta un po’ troppo plateale la caduta dell’ex Genoa e Lazio, non è della stessa idea ed evidentemente non lo sono neppure al VAR perché nessuno fa reclami. E il signor “nessuno” in questo caso è Maresca, arbitro che con la Video Assistant Referee sta avendo da tempo qualche affanno. La beffa per i sanniti arriverà puntuale due minuti più tardi con gol di Skriniar di testa su angolo. Rigore che una revisione al televisore avrebbe sicuramente potuto assegnare. Sarebbe cambiata la gara?

SASSUOLO-LAZIO: il meglio arriva però da Reggio Emilia, dove la squadra col peggiore attacco casalingo incontra lo schiacciasassi biancoceleste. Animi accesi già al 28’ del primo tempo, quando Manganiello viene richiamato da Calvarese per un fallo di mano di Peluso. Restano grossi dubbi non soltanto sulla volontarietà del gesto, bensì anche sul reale tocco di braccio. Ennesimo episodio che rileva come l’area di rigore sia pressoché l’unica zona d’intervento del VAR e che la regola 12 è da rivedere perché lascia troppo spazio all’interpretazione personale. Al nono del secondo tempo arriva però un altro episodio che “condanna” in qualche modo l’imparzialità della tecnologia. Lo si dice avendo negli occhi sempre quel Behrami in Udinese-Genoa (3º giornata) che entra duramente su Biraschi. Questa volta è Berardi ad entrare gratuitamente a gamba alta sul ginocchio di Radu: Manganiello in tempo reale non lo ammonisce neanche, ma il VAR lo richiama per invitarlo (giustamente) ad espellere il calciatore neroverde. Così sarà. C’è anche un braccio alto di Luis Felipe in area di rigore su Missiroli, che rimane a terra diversi minuti colpito al volto: gesto che viene rivisto silenziosamente fra arbitro e VAR. Alla fine nessuna conseguenza.

SAMPDORIA-UDINESE: per fortuna che sulle polemiche ha gettato acqua – e non benzina – un eurogol di Zapata, altrimenti quel VAR (Rocchi, ndr) che non giudica chiaro errore il fallo di mano di Angella in area blucerchiata avrebbe potuto togliere alla Sampdoria l’opportunità di vincere la partita contro l’Udinese. Se viene dato il rigore a Reggio Emilia considerando volontario il tocco di Peluso, è rigore anche quello del “Ferraris”. Seconda situazione che in qualche modo “penalizza” la Sampdoria nelle ultime due giornate. L’arbitro era Damato di Barletta.

CAGLIARI-NAPOLI: anche al Napoli, come alla Sampdoria, finisce per fare il solletico la mancata revisione al VAR per una trattenuta evidente di Lykogiannis su Mertens. Si è al 16esimo del primo tempo (Callejon segnerà il primo gol al 29′): Giacomelli, in buona posizione per valutare l’episodio, non ravvisa irregolarità e come lui fanno anche al VAR, dove si posiziona Doveri. Per fortuna la gara finisce con un punteggio talmente rotondo che è persino inutile polemizzare. Ma la “Sardegna Arena” aveva recentemente fatto discutere in un Cagliari-Juventus.

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