Una sconfitta che dovrà far concentrare il Genoa nel fare la rincorsa solamente su sé stesso. Una dichiarazione parafrasata da Spolli nel post partita che fa un po’ il paio con quella di Rossettini dopo la vittoria con l’Inter: adesso fare gli ultimi punti diventa la cosa più difficile. E le gare contro Bologna e Milan lo hanno dimostrato. Gare in equilibrio nei dati numerici, ma in squilibrio a sfavore del Genoa nel punteggio. Anche vedendo le statistiche, sulla gara di ieri sera c’è davvero poco altro da aggiungere, se non che fosse una gara in grande equilibrio (stesso numero di palloni persi, pressoché uguale anche quello dei recuperati) e che invece sia maturata una sconfitta maturata a pochissimi secondi dal triplice fischio che scalfisce – non certo abbatte – uno dei punti di forza del Genoa di Ballardini: restare in partita sino all’ultimo difendendo con unghie e denti anche uno 0-0. Ieri sera non è bastato.

Lo scalpello lo teneva in mano Andrè Silva su una pennellata di Suso dalla sinistra lasciato libero di crossare sul piede forte, scaldatosi dopo sette traversoni eseguiti in precedenza e sempre ribattuti. Trova quello giusto nell’ultimo assalto a danno di un Genoa che dopo i cambi del secondo tempo si era progressivamente abbassato con un baricentro di quasi dieci metri inferiore a quello del Milan. Un baricentro che Gattuso, dalla panchina, ha invece incentivato grazie alle sostituzioni e al cambio di modulo – con lo spostamento di Borini – facendolo alzare e schiacciando i rossoblu nella loro metà campo. Tanti i dati che potrebbero raccontare di questo arretramento, dal possesso pallone più che raddoppiato da parte dei rossoneri sui rossoblu nell’ultimo quarto d’ora (3’51” contro 7’53”) alla posizione media dei giocatori del Milan nel secondo tempo in fase di possesso, con Bonucci e Romagnoli quasi sempre sulla linea di centrocampo e Biglia primo appoggio per la costruzione della manovra rossonera . Peraltro Biglia è dei calciatori del Milan quello ad aver corso di più, così come per il Genoa lo è stato Bertolacci che assumeva e svolgeva, in parte, le stesse funzioni del centrocampista argentino nei meccanismi della squadra rossoblu.

Vero che il Genoa di Ballardini, che ieri ha festeggiato al 60° panchina in rossoblu, aveva concesso pochissimo fino al gol: più che altro qualche tiro fuori o dalla distanza con Bonaventura e Cahlanoglu con Perin sempre attento e mai in affanno. Saranno quindici le conclusioni totali rossoneri. E vero anche che gli sprechi da parte rossoblu erano stati molti, al netto di un gol annullato che per penuria di telecamere e dotazioni – oltre che per sufficienza nel non andare a rivedere ai monitor la dinamica – lascia ancora spazio a dubbi. Ma quel che è stato visibile a tutti è che il Genoa di mister Ballardini ha saputo sfruttare l’onda dell’entusiasmo dopo la rete annullata andando vicino in due occasioni al gol: prima con Zukanovic, poi con Lapadula. Entrambi a centro area, entrambi senza prendere neppure lo specchio.

Ed è forse questo il più grosso problema del Genoa attualmente: avvicinarsi all’area ma vedere con scarsa precisione lo specchio della porta una volta addentratosi nei pressi dei portieri avversari. A Verona e contro la Lazio, vittorie esterne di prestigio, il Grifone fu così cinico da far strabuzzare gli occhi capitalizzando quasi tutto ciò che gli capitasse sotto tiro: pochissime occasioni, grande applicazione difensiva e partite vinte di misura. Con l’Inter si rivide la luce anche in casa con tre tiri in porta, un gol e due fuori su sei conclusioni totali negli ultimi 15 metri. A Bologna una netta e pure un po’ sfortunata inversione di rotta: queste conclusioni furono 9 e solamente due avrebbero scaldato i guanti di Mirante. Ieri sono state 7 con sole due conclusioni entro la porta. E scorrendo ancora più indietro emergono numeri che raccontano di un Genoa che per suo demerito ha perso diversi punti per strada riguadagnandoli, non sempre, con grande tenuta difensiva di squadra. Ora il Genoa non segna un gol da oltre 180′ minuti e deve ritrovarsi sotto porta. 

 

Errori o non errori, quella della concretezza sotto porta è una via da seguire per il Genoa che al ritorno dalla trasferta di Napoli godrà della pausa nazionale per poi tuffarsi in un tour de force casalingo con 4 gare in 14 giorni, derby compreso. Tutte in casa, dove è 17esimo attacco del campionato (come il Benevento, ndr) e dove dovrà costruire la propria salvezza. O quel che ne manca.

I NUMERI DEL GENOA (aggiornati alla 28° giornata)

  • GOL FATTI: 21 (18° attacco della Serie A)
  • GOL FATTI IN CASA: 13 (17° attacco della Serie A alla pari col Benevento)
  • GOL FATTI FUORI CASA: (19° attacco della Serie A alla pari col Chievo)
  • GOL SUBITI: 28 (5° difesa della Serie A)
  • GOL SUBITI IN CASA: 19 (16° difesa della Serie A alla pari con Crotone e Chievo)
  • GOL SUBITI FUORI CASA: (3° difesa della Serie A)
  • RIGORI A FAVORE: 3
  • RIGORI CONTRO: 2
  • VITTORIE: 8
  • PAREGGI: 6
  • SCONFITTE: 13

I NUMERI DI BALLARDINI DA TECNICO DEL GENOA (aggiornati alla 28° giornata)

  • PARTITE TOTALI: 60
  • VITTORIE: 22 (36,6%)
  • PAREGGI: 19 (31,7%)
  • SCONFITTE: 19 (31,7%)
  • GARE A PUNTI: 41
  • % GARE A PUNTI: 68,3%
  • GOL FATTI: 65
  • GOL SUBITI: 63
  • CLEAN SHEET: 25 (41,6%)