Il cucchiaio di legno, premio secondario che il rugby attribuisce al termine del Sei Nazioni, è attribuibile anche al calcio? Da questa domanda è partita la breve ma interessante intervista che abbiamo strappato, come un pallone ovale da sotto braccio, a Vincenzo Ieracitano, medico genovese della Federazione Italiana Rugby, presente al “Ferraris” in occasione della gara contro la Spal. Ecco le sue parole (video a fine intervista).

Vincenzo Ieracitano

Questo cucchiaio di legno del rugby come lo spieghi?

Sono due posizioni completamente diverse. Il calcio in Italia rappresenta più di uno sport: un fatto culturale, una passione, un’esagerazione. Nel rugby invece, in una nazione che decide di giocare nella fascia A pur non avendo il background, le strutture, la cultura e le scuole di altre nazioni, perdere le partite a volte sembra uno casa strana, ma in realtà è uno sport che non lascia scampo ad improvvisazione. Se sei più bravo, forte e organizzato vinci: altrimenti perdi. Difficile vincere all’ultimo minuto per un autogol o un calcio di rigore“.

I giocatori della nazionale di rugby che giocano bene in campionato poi tentato di esprimersi ancor di più nella nazionale di rugby. Nel calcio invece chi fa valanghe di gol o compare su pagine e pagine dei giornali poi si affloscia quando arriva in nazionale di calcio… 

Anche in questo caso è diverso il punto d’arrivo. Per il rugby rappresentare il proprio paese non è solo romanticismo, ma ancora una cosa importantissima. Non per niente gli stadi quando gioca la nazionale sono strapieni, quando giocano i club molto meno. E quando gioca l’Italia anche: recentemente credo si sia fatto il record di affluenza all’Olimpico (contro l’Inghilterra, ndr). Nel calcio ci sono più interessi legati a sponsor e club piuttosto che legati alla Nazionale. Non sono dentro a queste cose, ma si evince chiaramente che c’è una scarsa voglia di impegnarsi”.

Può servire investire sui settori giovanili, un po’ come ha fatto il CUS qui a Genova dalle parti del “Carlini”?

Secondo me si è perso il gusto dell’attività motoria per strada. Noi giocavamo per strada e stavamo ore ed ore a divertirci, stando lì e facendoci venire a cercare dai genitori. Oggi si gioca coi telefonini, coi videogame e si è perso il gusto per l’attività motoria. In più forse chi dovrebbe fare l’educatore non è poi così tanto educatore: punta ad obiettivi già precisi, troppo alti per un ragazzino che si avvicina a uno sport per la prima volta”.

DI SEGUITO L’INTERVISTA A VINCENZO IERACITANO