Balla come Don Chisciotte, salva il Genoa per l’ennesima volta e legge la realtà con occhi diversi, come il personaggio di Cervantes. “Donde meno ci s’aspetta, scappa fuori la lepre“, per i genoani il Grifone. Adesso la riconferma non sarà per il tecnico la riconferma, ma per altri, il tutto in un’altra battaglia di news e fake contro i “mulini a vento”.

Il numero 38 nella smorfia napoletana è il Bastone, associato come strumento usato da medici, pastori e combattenti. Usato anche da Ballardini con le stesse prerogative (guarire, guidare e combattere) per raggiungere in classifica questo numero vicino alla salvezza, per ora solo non matematica.

Ballardini dal suo primo allenamento ha allenato più i cervelli che le gambe, cercando di mettere in campo una squadra compatta e equilibrata che quando difende si aiuta. In attacco le ciambelle sono riuscite fredde non per i numeri del modulo o delle strategie ma per le caratteristiche degli attaccanti , vittime anche di infortuni e poco propensi a giocare nei 16 metri o giocare in aiuto alla squadra, a seconda di chi gioca tra Galabinov e Lapadula. Non bisogna però dimenticarsi che ogni gol del Genoa, in 7 gare vinte per uno a zero – più le altre con due reti ed i 5 pareggi di cui (tre da 0-0 e due da 1-1) – hanno sempre portato fieno in cascina alla classifica.

In tutte le gare giocate dal Vecchio Balordo non si poteva scherzare, gare con margini di errore vicino allo zero con coloro che adesso sono alle spalle. Il destino del Genoa è stato nella testa e nelle gambe oltre che nella corsa dei giocatori e nella capa di Ballardini. Tutte sfruttate e non sbagliate dalla Balla-connection le gare contro le squadre di media e bassa classifica: solo errori contro il Bologna.

Il Genoa in una lotta salvezza mai vista negli ultimi anni si è fatto trovare pronto. Tutto confermato contro un Crotone troppo alla Zenga che non si muove bene nella zona calda della classifica.

Ballardini con il Crotone nel primo tempo ha dimostrato agli scettici – oppure a quelli ai quali Giampaolo, nella pre-conferenza derby, aveva detto che “il pallone è per tutti , il calcio è per pochi” –  che cosa sia la fase offensiva: attaccando l’area avversaria in tanti hai più possibilità di tirare e fare gol, se hai qualcuno che crea la superiorità numerica con i dribbling o tramite combinazioni di gioco è più facile perforare le squadre avversarie a conferma che nel calcio attuale è lo spazio il centravanti.

Ballardini nel primo tempo ha indovinato tutto con Medeiros, Bessa, Lazovic, il lavoro sporco di Galabinov. Zenga kamikaze poco o nulla. Il Crotone nel primo tempo non ci ha capito nulla subendo il Genoa, il tutto con una formazione e un modulo assurdi per 45’. Formazione senza né capo né coda. Trova coraggio nella ripresa con l’assestamento del centrocampo complice il Genoa che ha abbassato gli esterni a fare i terzini. Un neo di Balla durante la gara aver sostituito Lazovic con Pereira permettendo a Martella, l’esterno sinistro, di recuperare spinta e gambe. Tutte le tre sostituzioni operate da Ballardini dovute al dispendio di energie di Medeiros, Bessa e Lazovic, i veri artefici del primo tempo. La fortuna di Ballardini è stata quella di avere a disposizione il migliore gregario di tutto il campionato, non capito da molti  dentro il  Tempio: Cofie. Lui in qualsiasi momento della gara, quando entra, è pronto con  falli tattici intelligenti, con passaggi non illuminanti  ma precisi e mai sbagliati. E così la fase difensiva respira e si riprende e si creano azioni gol e pali: tutto successo anche coi pitagorici.

Sulla fase difensiva del Genoa abbiamo scritto e detto fiumi di parole. Se protetta, è il Muro Genoa davanti a Perin. Zenga ci ha provato anche con il 4-2-4: quattro centravanti in campo che hanno dimostrato, pur non tirando mai in porta, che non è il numero degli attaccanti a trasformare le squadre da difensive a offensive.

Ballardini the Top, Ballardini re di una parte della città, incoronato sabato prima dalla gradinata Nord sempre presente, non solo nei derby. Gradinata Nord che ha trascinato nella standing ovation ballardiniana applausi anche da Sud, Distinti e Tribuna. La passione del lavoro del  tecnico ravennate coniugata con realismo e concretezza è apprezzata dal popolo rossoblu.

La salvezza del Vecchio Balordo, i 38 punti a sei giornate dalla fine del campionato, l’undicesimo posto in classifica sono diventati secondari già alla fine della gara con il Crotone. Subito sono partiti il ritornello e il mantra: sarà riconfermato Ballardini?

La scelta tocca a Preziosi. Ci penserà prima di ripetere gli errori del passato nei confronti del ravennate. Se arrivasse qualcuno alla Klopp per esempio…navigato e più forte di Ballardini, il primo a capirlo sarebbe lui. Se arrivasse un’altra scommessa o qualche altro alle spalle di Ballardini in questa stagione non lo capirebbero in molti.

In questa scelta Preziosi avrà un valido aiuto in Perinetti, uomo non solo di calcio ma di equilibri. Uno che non sta in Paradiso a dispetto dei Santi. Perdere Perinetti, già fatto varie volte in carriera rescindere il contratto se le scelte non sono condivise, arrivato con il Vecchio Balordo con due punti in classifica e Ballardini con 6, sarebbe un’altra scommessa.

Finiamola con le “pisquanate” secondo cui Ballardini sarebbe un difensivista. Bisogna ripetere che il “pallone è per tanti e il calcio è per pochi”, guardando i numeri di Ballardini. In carriera ha giocato con Cavani, Simplicio e Amauri a Palermo; alla Lazio con Simone Inzaghi, Floccari al Top e Rocchi vincendo la SuperCoppa contro l’Inter; a Cagliari inventò Cossu trequartista con il suo modulo preferito, il 4-3-1-2  o 3-1-3-3.

Adesso con 6 giornate da giocare, già in linea con il proprio obiettivo e un altro anno in serie A per il Grifone, Ballardini farà vedere quanto vale, cercando di mantenere costante la velocità vista la marcia giusta ingranata e sfruttata con gli ultimi quattro incontri  consecutivi disputati al “Ferraris”. Senza dimenticare che per vincere bisogna segnare: lo sanno anche i fili d’erba dei terreni di gioco e per segnare ci vogliono tanti e buoni attaccanti.

Del resto, la tendenza alla filosofia italica del “primo non prenderle” non ha avuto scossoni in questo campionato, non solo per il Vecchio Balordo.

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