Approfondimento a cura di Diego Tarì, esperto in materia e fondatore del noto sito www.tifosobilanciato.it. Curatore, peraltro, di un’altra piattaforma web intuitiva e utilissima per capire al volo le situazioni di bilancio di molte, moltissime società di calcio in tutto il mondo (www.footyrate.it)

L’Assemblea degli azionisti del Genoa ha approvato lo scorso 28 aprile il Bilancio dell’anno 2017, che copre due diverse stagioni sportive: il secondo semestre della stagione 2016/17 ed il primo di quella in corso. La Società ha chiuso l’anno con una perdita di 11,7 milioni, quindi in peggioramento rispetto all’anno scorso (quando fu di poco più di 4 mln). Per analizzare il 2017 inquadriamo i numeri in un periodo più ampio: l’ultimo quinquennio.

Questa tabella misura tre distinti livelli di risultato.

  • Il primo, chiamato “EBITDA riclassificato”, tiene conto dell’attività operativa del club prima di tenere in considerazione gli effetti del calciomercato. Il dato è interessante perché misura la capacità (o l’incapacità) del Club di pagare le proprie spese di gestione (stipendi e spese generali) attraverso le fonti di ricavo tradizionali (biglietteria, diritti tv, sponsor, ecc.).
  • Il secondo livello, il “Risultato operativo”, acquisisce invece i risultati del trading dei calciatori. Vengono cioè aggiunti i proventi e gli oneri delle vendite (plusvalenze e minusvalenze) ma anche i costi degli ammortamenti dei calciatori, ovvero sia tutto quello che viene chiamato in gergo “Players’ Trading”.
  • Il terzo ed ultimo livello è quello finale: il risultato netto di bilancio.

Il Genoa, come possiamo vedere, ha un problema già sul primo livello, dove nel corso degli ultimi cinque anni ha accumulato un deficit di 54 milioni di euro, derivante dalla differenza fra il fatturato operativo ed i costi di gestione della struttura.

È una situazione abbastanza comune in Serie A (per citare squadre sul livello di ricavi del Genoa è così anche per Atalanta, Sassuolo, Sampdoria, Torino e Udinese) e, poiché i margini di intervento sui ricavi sono limitati, l’azione della Società deve incentrarsi soprattutto sul versante dei costi, cosa che è avvenuta per le spese di gestione (scese in due anni da 18,2 a 14,8 milioni), ma non per i costi del personale (calciatori, allenatori, dipendenti) che sono rimasti praticamente invariati e che, anzi, nel 2017 toccano il secondo valore più alto del quinquennio.

Analizzando la tabella notiamo che i calciatori hanno portato circa 1,5 mln di aumento lo scorso anno (da 37,6 a 39,2) e che un altro milione viene dalla voce “allenatori”, verosimilmente per il costo del doppio tecnico (Juric/Mandorlini nella scorsa stagione, Juric/Ballardini in questa).

D’altra parte il problema del costo della rosa deve essere affrontato perché, da solo, assorbe quasi il 100% dei ricavi ed è una cosa che “ingessa” la struttura. Su questo la Società deve trovare il bandolo della matassa (anche se i costi non sono poi così lontani da quelli di altre squadre) per raggiungere un equilibrio maggiore e poter destinare i ricavi addizionali che avremo dal prossimo anno a consolidare i conti in maniera definitiva.

L’Amministratore Delegato, Alessandro Zarbano, ha spiegato in Assemblea che questa situazione è destinata a migliorare al termine di questa stagione, quando una serie di contratti andranno in scadenza e non verranno rinnovati: probabilmente sarà così (basti pensare al costo dell’ingaggio di Bertolacci che, se effettivamente tutto a nostro carico, da solo pesa per circa 3,7 mln), ma forse lo sforzo maggiore dovrà essere quello di tornare ad una rosa numericamente più contenuta.

Passando al secondo livello di risultato, la gestione del parco calciatori ha avuto un andamento condizionato dalla politica adottata dalla società a partire dal 2013 (riduzione del numero dei calciatori in rosa anche per ridurre il peso degli ammortamenti). La tabella mette in fila tutte le componenti di questa voce, perché oltre alle plusvalenze e agli ammortamenti dei calciatori ci sono anche le altre voci di costo legate a questa attività.

Se nel 2013/2014 la necessità di “dimagrimento” ha generato un deficit di 27,6 mln (spesso ci sono dei costi da pagare, sotto forma di minusvalenze o di incentivi all’esodo), a partire dal 2015 questa attività è tornata a portare un contributo positivo, perché il grosso delle operazioni hanno terminato i loro effetti ed il valore degli ammortamenti è sceso.

In realtà anche su questo punto l’anno 2017 segnala una discontinuità: da un lato la gestione del parco calciatori ha portato proventi totali per 33,2 mln, dall’altro sono cresciuti anche i compensi per osservatori ed intermediari e, in parte, anche gli ammortamenti (complessivamente 6 mln in più rispetto all’anno scorso).

L’anno che verrà dovrebbe portare due effetti positivi. Il primo lo abbiamo già accennato in precedenza riportando le parole dell’Amministratore Delegato del Genoa, che sottolineava come il costo del personale scenderà per effetto della riduzione del numero calciatori in rosa. Il secondo sarà rappresentato dall’entrata in vigore del nuovo contratto per i diritti televisivi che secondo i nostri calcoli dovrebbe portare al Genoa circa 51 mln di euro all’anno (contro i 37 attuali).

Ma attenzione: i benefici per il bilancio 2018 saranno solo parziali, perché questi due effetti avranno valore solo nel secondo semestre dell’anno (la prossima stagione), mentre in questa continueremo ad avere un effetto di trascinamento parzialmente negativo. Comunque anche così non è impossibile pensare che una decina di milioni di miglioramento possano già arrivare e questo vorrebbe dire poter chiudere il bilancio in pareggio (considerando un livello di proventi da calciomercato simili a quello del 2017).

Per quanto riguarda gli aspetti patrimoniali, il debito netto del Genoa rimane sempre intorno ai 45 mln di euro. La tabellina sottostante mostra l’evoluzione dei principali valori che compongono questa voce.

Rimane al momento invariata la situazione del debito fiscale: la Società sta saldando le rateizzazioni del passato ma non riesce ancora a produrre sufficiente cassa per pagare contemporaneamente il debito corrente e questa prosecuzione delle rateizzazioni comporta ulteriori costi derivanti da sanzioni ed interessi che devono essere corrisposti, andando a peggiorare il risultato dell’esercizio e le uscite di cassa.

Un chiarimento per chi è meno abituato a leggere i numeri: il debito netto non tiene conto del valore del parco calciatori quindi è vero che il Genoa ha un saldo negativo di quasi 45 mln, ma è altrettanto vero che per fronteggiarlo può ricorrere al calciomercato. Se fino ad oggi le operazioni che sono state effettuate non hanno abbassato questo valore è perché le cifre incassate sono servite innanzitutto a finanziare la gestione corrente (cioè quel famoso differenziale di EBITDA riclassificato che abbiamo visto all’inizio del pezzo).

I numeri che abbiamo visto non consentono quindi di cantare vittoria. È necessario rimanere in Serie A, continuare a fare attenzione ai costi, riuscire a gestire al meglio le risorse che si ottengono dal calciomercato per pagare i debiti. Il margine di errore è ridotto.

Possiamo essere quindi sereni sul futuro, ma coscienti che c’è ancora da fare e che, quindi, le modalità operative del Genoa dell’ultimo biennio (mi riferisco soprattutto alle dinamiche di calciomercato) probabilmente proseguiranno ancora per qualche anno, allo scopo di lasciarsi alle spalle definitivamente il peso del passato. A meno che, nel frattempo, non intervenga qualche evento straordinario che porti del denaro in Società da utilizzare per la chiusura del debito rateizzato, liberando così risorse spendibili per altri scopi.