C’è chi sottolinea che il peso del VAR in questa 36° giornata non abbia influito più che in altre giornate di questa stagione, ma in realtà ci sono state partite senza zone d’ombra e altre, come Genoa-Fiorentina, che ne lasciano più di una. Ma andiamo con ordine.

JUVENTUS-BOLOGNA – Viene difficile pensare che la Juventus possa perdere il settimo scudetto. La mano protesa sul trofeo la formazione di mister Allegri la ha messa definitivamente vincendo a domicilio contro il Bologna, che per voce del suo tecnico Donadoni non è uscito pienamente confortato dalle scelte dell’arbitro Irrati e del VAR.  Anzitutto è inequivocabile l’interpretazione del fallo da rigore di Rugani su Crisetig: giusto assegnarlo per l’opposizione fallosa fatta dal difensore bianconero, ma non corretto sanzionarlo col solo cartellino giallo. Non lo diciamo noi, ma lo dice un protocollo specifico dell’Ifab (rinnovato nel 2016 con l’introduzione del concetto di DOGSO, ovvero sia “Deny an Obvious Goal Scoring Opportunity”) che fin troppo bene si innesta sull’episodio dello Stadium. “Se un calciatore, all’interno della propria area di rigore, commette un’infrazione contro un avversario, al quale nega un’evidente opportunità di segnare una rete e l’arbitro assegna un calcio di rigore, il calciatore colpevole dovrà essere ammonito, salvo che l’infrazione sia dovuta all’atto di trattenere, spingere, tirare“. Perfetta spiegazione di cosa sarebbe dovuto accadere: non solo concessione del penalty, ma anche espulsione del difensore. E considerato che ci sarebbe stata ancora più di un’ora di gara e il Bologna sembrava essersi presentato con velleità bellicose, la partita sarebbe potuta cambiare. Il VAR (Mariani) avrebbe dovuto quindi inserirsi in un processo di revisione consigliando Irrati. Il fischietto di Pistoia si trovava peraltro molto distante dall’azione al momento della valutazione. Ancor più distante, posizionato all’altezza del vertice sinistro dell’area di rigore, quando Khedira appoggia il braccio sinistro sulla schiena di Keita in occasione del gol del 2-1: proteste bolognesi, anche se a velocità di gioco l’intervento sembra meno netto. Il VAR per come costruito oggi non sarebbe potuto intervenire per un chiaro errore.

Proprio nella gara dello Stadium si apre il primo di tanti episodi da VAR per falli non puniti, o sanzionati dopo una revisione: il riferimento è al fallo da dietro a centrocampo di Crisetig su Higuain allo scoccare dell’ora di gioco. Un’espulsione che, nell’ordine normale delle cose, avrebbe pareggiato l’inferiorità numerica se Rugani fosse stato espulso nel primo tempo.

UDINESE-INTER – Non è certo l’espulsione di Fofana ad indirizzare la gara della Dacia Arena, dove l’Inter passeggia sull’Udinese. Sicuramente spicca però il ritorno del VAR sulla scelta, ritenuta “chiaramente errata”, di Mazzoleni, che a velocità di gioco non aveva punito Fofana per un’entrata dura su Perisic. Lo corregge Giacomelli portando l’arbitro ad assumere migliore – e più giusto – partito: espulsione diretta per il centrocampista friulano. Ricordate il Behrami non sanzionato in Udinese-Genoa su Biraschi? Non smetteremo di ripeterlo: si chiarisca quando e come fare intervenire il VAR anche in situazioni di falli gravi di gioco. E che si intervenga con uniformità.

GENOA-FIORENTINA – Poi c’è il lungo capitolo sulla gara del “Ferraris”, chiaramente condizionata dall’espulsione diretta a Pandev e mai realmente in controllo da parte di Manganiello. Intanto si mettano in evidenza, rispetto a quanto letto questa mattina sui maggiori quotidiani sportivi nazionali, che al minuto 13, fra gli applausi dello stadio in ricordo di Davide Astori, Pezzella interrompe con un tocco di braccio il percorso del pallone con cui Rossi aveva cercato di servire in verticale Medeiros, che avrebbe probabilmente trovato il modo di arrivare in area di rigore. Sarebbe stato intervento da sanzionare col giallo: un cartellino che avrebbe potuto pesare nell’economia della gara. Non viene nuovamente punito perché sul pallone l’intervento da dietro dello stesso Pezzella su Medeiros all’altezza del centrocampo alla mezz’ora di gioco: Manganiello è vero che fischia, ma solo per portare a più miti interventi il difensore viola. E il duello fra Medeiros e Pezzella si rinnova al 41′ di gioco quando l’attaccante rossoblu cerca evidentemente il contatto in area di rigore col numero 20 viola: Manganiello lo grazia non sanzionandolo per simulazione.

Nel secondo tempo i due episodi più importanti, a cui è doveroso aggiungere la giusta lettura dei direttori di gara e del VAR nel non valutare attiva la posizione di Hiljemark in occasione del primo gol rossoblu. Rapida ed efficace è infatti la lettura di Hiljemark che, essendo in offside, palesa con un gesto delle braccia il suo disinteressarsi del pallone permettendo a Bessa di andare sul fondo e servire Rossi a centro area. Passano cinque minuti dall’episodio ed ecco che Manganiello estrae il rosso diretto all’indirizzo di Pandev.

L’intervento del macedone viene valutato da Manganiello come intervento dalla “vigoria sproporzionata”, come resta la regola 12 del protocollo arbitrale, che prevede l’espulsione per il calciatore che “eccede nell’uso della forza necessaria e mette in pericolo l’incolumità di un avversario”. Sicuramente nella scelta del fischietto piemontese pesa questa valutazione, molto meno il buon senso: le gambe di Pandev cercano il pallone e non Bruno Gaspar, che bravo nello spostare all’ultimo il pallone viene colpito sul piede sinistro. Le due gambe non sono alte, ma unite quanto basta per rendere il cartellino da giallo a rosso. Non viene considerata neppure la contingenza del terreno bagnato, che dalle immagini sembra aver influito in quello che sarebbe diventato un tackle ritenuto “brutale” o sproporzionato per vigoria. Esplicita la richiesta di Pandev all’arbitro di andare a rivedere la circostanza, ma Abisso e Piscopo scelgono di avallare le scelte di Manganiello.

Pesa anche la scelta, a pochi minuti dal recupero, di non valutare come “da rigore” il contatto in area fra Lapadula e Milenkovic. Il difensore serbo non prende mai il pallone, così come la sua corsa da dietro a cercare l’anticipo non impatta mai su Lapadula sin quando la sua gamba sinistra non intercetta da dietro quella del centravanti rossoblu, sbilanciandolo nel tentativo di colpire o agganciare il pallone. Manganiello, che probabilmente considera il contatto avvenuto quando il pallone era già uscito dalla disponibilità del centravanti rossoblu, è perfettamente posizionato per valutare e fa subito cenno di rialzarsi a Lapadula. Sull’episodio permane più di un dubbio.

CAGLIARI-ROMA – Episodio analogo peserà sul finale di gara alla Sardegna Arena dove sarà Gerson a rischiare, da dietro, intervenendo su Deiola. Il contatto sembra avvenire quando il pallone ha già attraverso la zona d’intervento del giocatore cagliaritano. Per Di Bello non è rigore, ma anche in questo caso nessun intervento del VAR (Tagliavento).