Enrico Currò è stato tra le firme e le voci che ci hanno accompagnato in questa stagione di Serie A, ma più in generale dalla partenza di Buoncalcioatutti. Oggi lo abbiamo raggiunto ancora una volta telefonicamente e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul campionato, due verdetti finali e sul giudizio che la penna di Repubblica dà a questo campionato.  Non senza un rapido accenno alla nuova Nazionale del c.t. Mancini.

Un giudizio finale sul campionato?

“Non mi pare sia stato un campionato sorprendente. L’ha rivinto la Juventus: sta diventando stucchevole, ma è anche l’espressione vera dei valori del campionato e del calcio italiano. La Juventus ora si trova alle prese con un cambio generazionale e di passaporto: era una squadra molto italiana e sta diventando una squadra quasi per niente italiana. Di questo passaggio generazionale da Buffon, Barzagli e Chiellini a Rugani e Bernardeschi, che sono per adesso un’altra cosa, vedremo magari gli effetti nei prossimi anni: per ora, la Juventus è la più forte e per questo ha vinto ancora. 

I valori consolidati sono quelli: c’è stato l’ultimo duello fra Inter e Lazio per la Champions, ma più o meno le squadre si equivalevano. Il Milan ha raddrizzato la stagione grazie a Gattuso. In zona retrocessione, tutto normale e nulla di particolarmente sorprendente. La Spal ha avuto il guizzo finale, ma col Crotone si equivaleva. 

La grande novità è stato il Var, ossia l’introduzione della moviola in campo. Può essere valutata in molti modi: c’è chi dice che non serve a niente perché riproduce le stesse ingiustizie di prima essendo sempre uomini a decidere. E, se vogliamo pensare alla cattiva fede, sono condizionati. Io non voglio vedere la cattiva fede e dico che il Var è stata una bellissima novità del campionato, che gli altri saranno costretti a copiarci. Una novità che sarà anche ai Mondiali. Ha un grande merito. Il Var introduce peraltro un elemento nuovo nella mentalità della gente e dei tifosi che vanno allo stadio oppure stanno a casa: l’accettazione di un verdetto in maniera sportiva. E questo perché anzitutto questa accettazione la mostrano i protagonisti.

Sì, ci sono state delle lamentele: la maggior parte delle decisioni prese è stata tuttavia una scelta importante e nuova. Sono stati eliminati gli errori più macroscopici e questo è veramente un grande passo avanti che ci sarebbe dovuto essere prima. L’importante è che prima o poi sia arrivato”.

Un tuo giudizio sulla nuova Nazionale di Mancini, visto che la segui da vicino?

“La sensazione è soprattutto quella che la Nazionale peggio di così non possa fare: parte da un punto così basso che adesso ha un’autostrada davanti a sé. Può risalire e deve risalire. Mancini ha questo vantaggio, ma ne ha pure un secondo: fino all’Europeo sarà sostanzialmente un idillio annunciato. C’è questa insidia della Nations League in cui la brutta figura sarebbe retrocedere in Serie B. Il girone però è con Polonia e Portogallo, due squadre reduci dal Mondiale e verosimilmente più stanche e meno affamate dell’Italia, che basta che si qualifichi almeno seconda per non retrocedere. 

Dopo questa insidia c’è un’autostrada: non qualificarsi all’Europeo è quasi impossibile. Si parla di un Europeo a 24 squadre in cui se non ti qualifichi attraverso i gironi, puoi qualificarti attraverso la Nations League. Penso che non ci siano dubbi sul fatto che l’Italia vada all’Europeo: sarà quindi il primo Europeo itinerante e la Nazionale giocherà nel girone dove si giocherebbe almeno una partita a Roma e la prima in casa. Questo aspetto la avvantaggerebbe nel vincere il girone. A quel punto, se vincesse il girone, anche uno degli ottavi di finale si svolgerebbe a Roma. Quindi di fatto c’è un’autostrada da imboccare fino ai quarti di finale. Lì comincerebbe davvero il ciclo delle partite in cui si potrà giudicare il percorso di Mancini.

Roberto Mancini mi è parso un c.t. molto motivato, con grande voglia di misurarsi con questo nuovo ruolo. Sul piano tecnico qualche giocatore discreto inizia ad esserci anche dal basso, le Under italiane stanno iniziando ad ottenere buono risultati che non avevano ottenuto da anni. Poi nelle scelte resta sempre qualcosa di opinabile: ad esempio, perché El Shaarawy non rientra nelle scelte degli attaccanti. Per il resto, con un cambio generazionale in atto con l’addio di Buffon, Barzagli e quello probabile di De Rossi, si parla di una Nazionale che sta cambiando pelle. Il problema della Nazionale non erano peraltro i vecchi, ma quei giocatori mezzi e mezzi che hanno fallito la qualificazione ai Mondiali dopo sessant’anni. Giocatori che non si sono “vergognati” di questo: il calcio e il mondo vanno avanti, per carità, ma personalmente vedere che dopo due ore dal disastro più grande del calcio italiano ci fossero tifosi che si facevano i selfie coi giocatori, colpisce e spiega che tutto è cambiato, anche la percezione dei tifosi

Speriamo che questi giocatori poco a poco avvertano orgoglio, voglia di risalire da una posizione che ci vede ventesimi nella classifica FIFA, peggiore risultato di sempre. E dopo il Mondiale l’Italia cadrà ancora più in basso per via dei meccanismi del ranking FIFA. Attenzione a questo aspetto: perché spesso si dice che vincere aiuta a vincere, ma anche perdere aiuta a perdere. Speriamo subentri un po’ di orgoglio nelle nuove generazioni della Nazionale”.

DI SEGUITO L’AUDIO CON LE PAROLE DI ENRICO CURRÒ