Approfondimento a cura di Tiziano Pieri, ex arbitro ligure con 69 direzioni di gara in Serie A e 166 totali in carriera

La grande novità del calcio italiano è iniziata al minuto 37′ di Juventus-Cagliari del 19 agosto 2017 quando l’arbitro Maresca ha chiesto per la prima volta l’On Field Review: da lì in poi abbiamo contato ben 115 cambi di decisione (Overrule) su 380 partite di campionato (30,2%) che sono stati così suddivisi:

  • 35 rigori concessi (rispetto allo scorso campionato i penalty complessivi sono calati da 132 a 126)
  • 18 rigori cancellati
  • 19 Espulsi
  • 14 Gol assegnati
  • 29 Gol cancellati

Sono alcuni dei grandi numeri del primo campionato “tecnologico” di Serie A che ho stilato per “La Giostra del Goal”, trasmissione calcistica domenicale irradiata da Rai Italia in quattro continenti. Ho calcolato che sulle 92 espulsioni della stagione, il VAR è stato decisivo nel 20% delle volte (19 casi), invece se si considerano i rigori la percentuale è più alta (27%). In 35 casi su 126 è stato decisivo il consulto della “moviola” per evitare liti in campo e polemiche sterili. Infatti non a caso, le ammonizioni sono scese drasticamente da 1.625 della scorsa stagione a 1.475 (-150), frutto soprattutto del calo delle proteste ma anche delle simulazioni. Nelle 38 giornate, l’arbitro VAR è intervenuto almeno una volta, salvo nella penultima, l’unica in cui non c’è stato alcun cambio decisionale. L’arbitro più “aiutato” è stato Valeri, con 10 cambi di decisione al video in 15 partite. Poi Orsato (7) e Di Bello (6). Tagliavento invece, quando è stato in cabina VAR (14 volte), non hai mai corretto il collega in campo, cosa che invece Mazzoleni ha fatto 10 volte su 19.

I numeri inoltre ci dicono che complessivamente nelle 380 partite di Serie A sono stati fischiati quasi 10mila falli (9686): se li confrontiamo con i soli 115 cambi di decisione significa che l’incidenza del VAR pesa circa per un 1% sulle decisioni totali dei direttori di gara. Poi se pensiamo che un arbitro durante una gara di serie A valuta molte più situazioni di quelle in cui decide di fischiare, i numeri aumentano e l’incidenza VAR diminuisce ancora di più facendo diventare sempre più positiva la prima esperienza arbitrale con il supporto della tecnologia.

L’unica nota dolente della stagione sono i 37 errori chiari ed evidenti che i VARisti non hanno saputo correggere: penso a Fiorentina-Atalanta, Lazio-Torino, Crotone-Napoli, Cagliari-Juventus, Crotone-Cagliari, Inter-Benevento fino ad arrivare a Juventus-Bologna. Sono sicuramente errori dovuti a interpretazioni sbagliate degli arbitri che erano davanti al monitor ma il protocollo ha le sue colpe perché limita l’operatività degli arbitri. Ritengo, ad esempio, sbagliato non considerare da revisione le seconde ammonizioni che di fatto sono da considerarsi come le espulsioni. Se si analizzano poi rigori ed espulsioni tra andata e ritorno si verifica una certa differenza: sono stati 76 (di cui 19 grazie al VAR) da agosto a dicembre, sono scesi a 50 (di cui 16 col VAR), da gennaio a maggio; gli 11 espulsi con VAR di fine andata sono scesi a 8 nel girone di ritorno. Invece sono aumentati i gol tolti e assegnati dal VAR: rispettivamente dai 13 e 5 del girone di andata si è passati a 17 e 10.

In fatto di rigori (dove la Lazio primeggia con 11 penalty a favore), il Cagliari è la squadra che ne ha usufruito di più grazie al VAR: 4 su 7 complessivi, mentre Atalanta, Fiorentina, Juventus, Verona e Genoa seguono con 3. Chievo e Napoli sono le uniche due squadre a non aver ottenuto rigori-VAR ma i clivensi al contrario degli azzurri (a cui il VAR non ha fischiato nessun rigore contro, al pari di Atalanta, Milan, Fiorentina e Samp) ne hanno avuti contro, grazie alla tecnologia, 4 (così come Torino e Spal). A Fiorentina e Genoa il VAR ha tolto 3 rigori inizialmente assegnati dall’arbitro, alla Lazio ed al Sassuolo due. In conclusione, è giusto fare una considerazione sui possibili correttivi da apportare al protocollo per facilitare la sinergia tra arbitro e VARista. Sarebbe fondamentale derubricare il chiaro ed evidente errore in possibile errore per permettere all’arbitro una “on field review” più responsabile. Invece è senza dubbio sbagliato non ritenere da revisione le seconde ammonizioni che di fatto sono da considerarsi come l’espulsioni dirette in quanto rompono gli equilibri come i calci di rigore. Per esempio, per assegnare un calcio di rigore viene fischiato un calcio di punizione diretto ma solo in area di rigore può intervenire il VAR: e così dovrebbe diventare la logica per le doppie ammonizioni. Le prime ammonizioni senza possibile revisione mentre le seconde si dovrebbe equipararle alle espulsioni dirette e di conseguenza permettere al VAR di suggerire all’arbitro una on Field review di fronte ad una valutazione sbagliata dell’arbitro in campo.