Nel Mondiale delle grandi escluse, ne sanno qualcosa anche olandesi e cileni, ad avere un posto d’onore e a dover fare gli onori di casa è senza dubbio la Russia di Stanislav Cherchesov. Dopo aver preso le redini di Sluckij, l’ex tecnico del Legia Varsavia cercherà di fare quello che non riuscì all’italiano Fabio Capello, eliminato dall’Algeria nel 2014 in un girone nient’affatto proibitivo. Simile la storia anche quattro anni dopo: Uruguay difficile da scardinare, Egitto tutto da scoprire, Arabia Saudita da non sottovalutare.

Un’uscita dal girone di qualificazione in casa propria, diventerebbe ancor più amara dando uno sguardo al passato. Solamente il Sudafrica, nonostante una partenza in quarta fra il rumore incessante delle vuvuzelas e la rete di Tshabalala, non riuscì a passare il turno nell’anno in cui faceva gli onori di casa al Mondiale. Corea, Giappone, persino Messico e Stati Uniti: in passato ha sempre spinto – e vinto – il sostegno del pubblico.

La federazione e il governo russo hanno avuto oltre sette anni di tempo per pianificiare il più grande torneo nella storia del calcio sovietico, oggi più che mai carente di qualità e solidità difensiva. La difesa, tutta da rifare dopo gli addii del duo storico Berezutski-Berezutski, resta il più grande punto interrogativo alle spalle del solito Igor Akinfeev, tutt’altro che brillante nelle passate edizioni della competizione più seguita dell’estate. Due errori contro Corea del Sud e Algeria resero il portiere russo un “Karius” del mondiale brasiliano. Per gli amanti delle dinastie familiari, ricordiamo come a cercare di farsi spazio tra i 23 convocati di Cherchesov saranno altri due gemelli: Anton ed Aleksey Miranchuk. Dulcis in fundo, ci sarà spazio anche per il 38enne Sergei Ignashevich, subentrato in corsa all’infortunato Kambolov e accolto dai compagni con una passeggiata di fronte alle cascate della Val Stubai. Come da tradizione.

LA STELLA – Sarebbe stato corretto e doveroso puntare gran parte delle fiches a disposizione su Kokorin, attaccante letteralmente rinato sotto l’egida di Roberto Mancini allo Zenit San Pietroburgo, attaccante che tuttavia mancherà per via di un grave infortunio al legamento crociato.

Convocato Chalov, fra le nuvole di dubbi legati a un attacco particolarmente scevro di punti fermi, spiccano i cognomi di Smolnikov (terzino affidabile in forza allo Zenit), Dzagoev (stella mai sbocciata, reduce da qualche fastidio accusato nel ritiro austriaco di Neustift), il difensore Neustadter e il giovane Golovin, accostato anche alla Juventus nella giornata di ieri.

PORTIERI –Akinfeev (CSKA), Gabulov (Club Brugge), Lunyov (Zenit);

DIFENSORI – Granat (Rubin Kazan), Kudryashov (Rubin Kazan), Kutepov (Spartak Mosca), Ignashevich (CSKA), Semenov (Akhmat Grozny), Smolnikov (Zenit San Pietroburgo), Fernandes (CSKA);

CENTROCAMPISTI – Gazinsky (Krasnodar), Golovin (CSKA), Dzagoev (CSKA), Yerokhin (Zenit San Pietroburgo), Zhirkov (Zenit San Pietroburgo), Kuzyaev (Zenit San Pietroburgo), Zobnin (Spartak Mosca), Samedov (Spartak Mosca), Anton Miranchuk (Lokomotiv Mosca), Cheryshev (Villarreal);

ATTACCANTI – Smolov (Krasnodar), Dzyuba (Arsenal Tula), Al.Miranchuk (Lokomotiv).

COME SI SCHIERA – Il modulo prescelto sembra essere il 3 5 1 1, sebbene non abbia portato grandi risultati nelle quattro amichevoli preparatorie alla competizione. Solamente un punto ottenuto dalla Russia, peraltro nell’ultima sfida contro la Turchia, ha messo in luce un enorme problema peggiorato dall’assenza di Kokorin: davanti si segna poco. Il testimone passerà dunque a Smolov, numero 9 a cui si affiderà Cherchesov nella speranza che la difesa Kudryashov-Granat-Kutepov possa reggere l’urto delle avversarie.

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