Giobatta, 11. Un luogo, un numero, molteplici significati. Giobatta, infatti, è il nome della sede del Museo della Storia del Genoa come 11 è il numero dei giocatori in campo. Giobatta è però anche un nome simbolo di genovesità e di pluralità di storie ai piedi della Lanterna come 11 sono i frammenti di vita che, di volta in volta, l’attore Andrea Gado cucirà insieme in modo personale e inusuale per raccontare non una squadra ma un’intera città e la sua Storia attraverso le voci, i ricordi e gli entusiasmi di chi quella città e quella squadra, da sempre, le vive.

Se, passeggiando per il Museo, ci è familiare imbatterci nelle memorie di personaggi famosi (Fabrizio DeAndrè e Don Gallo, tra gli altri) che si raccontano attraverso il loro amore per i rossoblu, è giunto il momento di raccontare anche le vostre passioni e, soprattutto, quei frammenti di vita ‘Vera’ particolarmente importanti per voi che li avete vissuti proprio perché  sono vostri e perché sono accaduti “simultaneamente” a un preciso momento della vita del Genoa, nei suoi momenti d’oro come nelle difficoltà.

L’invito che Fondazione Genoa e Genoa Museum and Store hanno esteso ai tifosi e ai visitatori di Palazzina San Giobatta è di A “raccontarsi ad Andrea Gado nei minimi dettagli, specificando “cosa, come, quando e perché”, a lui il compito di scovare fra le vostre parole un inedito file rouge che racconti la città attraverso i sostenitori della sua squadra, vale a dire tutte quelle persone che, prima ancora che tifosi, sono uomini e donne veri, vivi e appassionati”. Ed allora ecco che arriva il momento della chiamata alle storie.

Il museo fornirà la location e i più disparati spunti iconografici a corredo del racconto ma starà ai tifosi di fede rossoblu raccontarsi. Se non viene in mente nulla al primo colpo, si può procedere in due modi: individuare un momento significativo della vostra vita e cercare di ricordare cosa stava accadendo alla squadra in quel momento o, viceversa, una volta individuato un momento che si ritiene particolarmente importante per la squadra, cercare di ricordare cosa facevate voi in quello stesso momento.

A quel punto, incrociando i due avvenimenti, si possono regalare tutte le informazioni che contestualizzino al massimo quel preciso contesto storico, anche i dettagli apparentemente più insignificanti o frivoli (l’anno, il giorno, il mese, come vestivate quel giorno, quale canzone ascoltavate, in quale parte della  città vi trovavate – non necessariamente allo stadio –  quale macchina guidavate, se eravate innamorati o no, quali notizie riempivano i tg o chi faceva la radiocronaca , ecc…). Alla fine, l’obiettivo è quello di regalare un pensiero o una semplice annotazione, una battuta finale che chiuda il tutto.

Inoltre, visto che la squadra è nata nel 1893 e i molti sostenitori della prima ora molto difficilmente potranno raccontarci alcunché, vale anche raccontarci quegli immancabili aneddoti che spesso si tramandano in famiglia. Ad esempio, la prima volta che nonno Eugenio è tornato a vedere giocare il Genoa dopo la guerra e portava al collo lo stesso fazzoletto rossoblu che la nonna gli aveva cucito e regalato prima che partisse per il fronte.

Per inviare le proprie storie scrivere all’indirizzo museo@fondazionegenoa.com