L’amministratore delegato del Genoa, Andres Blazquez, ha parlato ai microfoni di CaughtOffside ai quali ha rilasciato una lunga intervista dove sono stati toccati diversi argomenti: “Siamo nella sede del club più antico d’Italia, un palazzo del sedicesimo secolo e un posto meraviglioso per lavorare, perché sei ispirato dalla storia e dalle sfide di questa fantastica città. Abbiamo una responsabilità molto grande, il club e la città sono molto ambiziosi. Noi dobbiamo fare del nostro meglio per riportare il club all’altezza della sua storia”.

Il CEO rossoblú torna al periodo dei primi mesi alla guida del Grifone: “Quando siamo arrivati qui era un piccolo incubo, il club era vicino al disfacimento se tu guardi i numeri. Avevamo costi in eccesso per 70 milioni, avevamo quattro allenatori a libro paga. Avevamo altri costi per 20/25 milioni tra prestiti, agenti e altre cose. Siamo andati in Serie B, probabilmente in parte anche per dei nostri errori. Abbiamo preparato la Serie B molto attentamente costruendo una squadra vincente e siamo stati bravi ad ottenere la promozione mentre stavamo riducendo i costi strutturali. Abbiamo lavorato per avere grande supporto dagli sponsor, dalla città e dai tifosi. Siamo tra quelli che hanno più abbonati in Italia, tra A e B. Questo è un grande risultato per noi. Abbiamo avuto tra le più alte presenze quando eravamo in B. Quest’anno abbiamo lavorato e ho visto che siamo terzi in classifica per rapporto monte ingaggi-punti in Serie A. Abbiamo la più alta percentuale di riempimento stadio in A, circa il 98% in tutte le partite. Abbiamo avuto la più alta percentuale di abbonamenti venduti della storia della città. Siamo in contatto con le scuole, con i giovani, con le star musicali locali e globali. Abbiamo avuto Kanye West in una nostra partita casalinga, Rita Ora che ha fatto una collaborazione con noi. Abbiamo in generale tante persone che vengono allo stadio per vedere cosa succede. Tutte queste cose in generale ci portano a voler diventare sostenibili nella prossima stagione”.

Come svolgete la selezione?

Abbiamo un Settore giovanile che tradizionalmente è una delle migliori in Italia nel portare giovani Under 14 al professionismo, abbiamo una delle più alte percentuali in Italia per calciatori diventati professionisti tra tutte le categorie con strutture al minimo. Vogliamo migliorare le strutture e il personale e crediamo di poter diventare ancor più competitivi nel selezionare i giovani in tutta Italia. Nei fatti il successo della prima squadra aumenta la nostra capacità di attrarre nuovi talenti”.

Sui benefici di essere proprietari di diversi club: “Per prima cosa è il supporto di personale di alta qualità. Abbiamo scout di prima qualità, direttori tecnici di prima qualità e data team di prima qualità. Possiamo lavorare nello sviluppo commerciale delle società, potrà volerci un po’ di tempo. Quando io vedo un calciatore, lo condivido prima con il nostro direttore sportivo, Marco Ottolini. Poi lo mandiamo alla nostra squadra per valutare i report degli scout, i dati. Ci sono veramente pochi calciatori dei quali non abbiamo report e dati degli scout. Questo è un grande beneficio di avere più di un club. Poi ci offre la possibilità di far giocare i nostri talenti. Abbiamo il 17enne Seydou Fini allo Standard Liegi, un grandissimo talento, che per il modulo non avrebbe potuto giocare qui, ma che allo Standard sta giocando e sta maturando e migliorando come calciatore”.

Dopo aver toccato argomenti come l’acquisto dell’Everton, per il quale si attende il via libera dalla Premier League, e i rapporti con i club del massimo campionato inglese, l’attenzione si sposta sul trasferimento di gennaio di Radu Dragusin: “Sapevamo del suo potenziale. La sua carriera non stava prendendo la direzione giusta, quando è arrivato qui gli abbiamo detto che sarebbe diventato titolare dal primo giorno, che sarebbe cresciuto. Ha commesso alcuni errori all’inizio, ma è un calciatore molto intelligente e ha corretto tutto fin da subito. Avevamo un fantastico talento, l’idea non era quella di venderlo e lui non voleva andarsene a gennaio perché era molto legato alla squadra. Voleva assicurarsi che il Genoa raggiungesse l’obiettivo stagionale. Mi aveva detto anche di lasciarlo restare fino a fine gennaio, ma non è stato possibile perché c’era molta pressione dal Bayern, dal Tottenham e da altre squadre. Le ultime ore della trattativa? Noi crediamo di voler trattare in nostri dipendenti e i nostri calciatori in maniera diversa. L’offerta del Bayern era molto più alta. Però ho detto a Radu che era la sua carriera e che quindi sarebbe stata una sua scelta. Noi vogliamo cooperare con i nostri calciatori per essere sicuri che siano felici sia nella vita che a livello professionale. C’era molta pressione da parte delle due squadre, Radu si era già impegnato con il Tottenham che è stato bravo a convincerlo di trasferirsi li”.

Poi il discorso si sposta su Gudmunsson, sulle offerte che sono arrivate a gennaio e su quelle che potrebbero arrivare in futuro: “Abbiamo avuto già diversi interessi su Albert nelle scorse settimane. Abbiamo un rapporto molto stretto, per noi è come una famiglia. Noi sappiamo quali sono le sue priorità e troveremo un accordo per cederlo o per farlo rimanere che possa soddisfare entrambe le parti. Abbiamo aumentato in modo significativo il suo stipendio per farci considerare da lui un’opzione. Sappiamo che sta bene. Alla fine molto dipende dai suoi obiettivi personali. Si trova benissimo al Genoa, in città ed è uno dei calciatori più amati della squadra. Sarà una decisione personale, vedremo cosa accadrà. Se il prezzo salirà rispetto ai 30 milioni? Dovremo trovare il giusto bilanciamento tra quello che vuole Albert è quello che vogliamo noi. Come per il caso di Radu, non la situazione con il prezzo più alto ma quella che garantisce le migliori condizioni per tutte le parti. Noi non vogliamo imporre niente a nessuno. Abbiamo certamente parlato di un prezzo. Abbiamo avuto l’interesse di almeno tre nelle migliori leghe che hanno espresso l’interesse per Albert, ma non solo per Albert ma per altri calciatori del gruppo”.

Quali sono gli obiettivi dei prossimi anni?

Penso sia importante il contesto. In Italia è difficile entrare nella top 10. Ogni stagione ci sono squadre come Milan, Inter, Roma, Lazio, Fiorentina, Atalanta e altre che competono per le competizioni europee. Non è semplice, c’è un gap nel budget tra il nostro club e questi. È fondamentale dall’inizio della prossima stagione essere in competizione ed essere alle porte dell’Europa. Tra due stagioni da ora avremo realistiche possibilità di qualificarci in Europa. Questo è il nostro obiettivo. Io non ho mai avuto l’obiettivo di salvarmi in Serie A, perché è un dato di fatto che bisogna puntare verso l’altro. Questa è la filosofia della squadra, dell’allenatore e di tutte le persone intorno. Dobbiamo fare del nostro meglio e puntare sempre più in alto e questo deve essere per tutte le parti del club e della società. Dobbiamo essere ambiziosi ed essere sempre in competizione per l’Europa”.