Non sarà la Nazionale dei sogni, ma Spalletti  prima delle convocazioni e della tattica al suo arrivo aveva solo un pensiero fisso: creare la nazionale dei sogni e di tutti. È naufragato tutto nel risultato contro la Spagna che ha asfaltato gli Azzurri, attorcigliati su se stessi dopo aver subito tre occasioni da gol salvate da Donnarumma nei primi dieci minuti di gara.

Eh sì, asfaltati è il termine più corretto, dal possesso pallone e dalla velocità di esecuzione avversaria. Nico Williams, classe 2002, e Yamal, che farà diciassette anni ad agosto, hanno fatto ballare la rumba a Di Lorenzo e Dimarco sulle corsie laterali chiedendo aiuto nei raddoppi ai centrocampisti che lasciavano il cuore del gioco alle Furie rosse. Paradossalmente la rete spagnola è arrivata su autogol di Calafiori che ha tradito Donnarumma, eroe di serata con almeno 10 parate.

Ma va detto che solamente  negli ultimi dieci minuti di gara i cambi di Spalletti e quelli di De La Fuente, cinque per parte, hanno fatto respirare, non rivitalizzare, gli Azzurri con Retegui voglioso di far capire che non si merita sempre la panchina, più bravo di Scamacca nello smarcarsi nello spazio luce e farsi vedere e ricevere il passaggio.

Inutile continuare a scrivere il rosario degli errori e delle manchevolezze tecniche e tattiche degli Azzurri. Si possono ancora qualificare avendo due risultati su tre, importante cambiare non solo registro tecnico-tattico, ma metterci più spirito di battaglia e non pensare solo al minimo risultato, né tantomeno che la Croazia sia più scarsa. Le colpe di questa debacle non sono solo di Spalletti e i calciatori.

I campioni sono pochi nel campionato italiano, tutte le società hanno un obiettivo: fare non tanto risultati, ma plusvalenze. Così si affidano a giocatori esteri e procuratori, dimenticandosi di quelli italiani e sopratutto dei giovani, quelli che giocano nei campionati Under 18 e Under 19, sempre nel nome dell’esperienza.

Spalletti è consapevole che non potrà asfaltare nessun avversario e in ogni conferenza stampa ha sempre ribadito che per costruire risultati deve affidarsi ai dettagli, che sono corner e punizioni. Tutto documentato dagli allenamenti di Coverciano.
L’unico giocatore in più è Barella pronto a svariare in fase di impostazione svariare a 360 gradi e in fase offensiva quello più vicino alla prima punta.

Contro l’Albania che non pressava Spalletti ha messo in campo Pellegrini trequartista e regista alto permettendo a Jorginho di fare libero il play basso davanti ai difensori: nel primo tempo tutto ha funzionato a meraviglia, nel secondo tempo calate le energie i modesti albanesi alzato il baricentro e messo in difficoltà gli Azzurri.

L’Italia non crea solo centravanti, ma anche difensori. Gentile, Collovati, Cabrini, aggiungendo Bonucci e Chiellini che sono stati quelli dell’ultimo Europeo precedente a questo, non si sarebbero fatti prendere per i fondelli dalla Roya. Il calcio non  è matematica e scienza, è solamente una sensazione: in ogni caso, siamo ancora lontani dal calcio europeo che conta.

La sfortuna di Spalletti è quella di non avere un blocco di squadra come successo negli anni passati ad altri commissari tecnici. Ricordiamo, ad esempio, la difesa della Juve. Spalletti deve giocare con calciatori provenienti da squadre diverse, e qualcuno neanche titolare nel proprio club (vedi Frattesi), però capocannoniere italico dell’era Spalletti. Tutti calciatori che durante la stagione coi club giocano con almeno 7 calciatori provenienti dall’ estero.

Perciò la brutta figura con la Spagna se la devono incartare anche Gravina, la FIGC (all’ennesima brutta figura) e la Lega Serie A che non vogliono fare riforme.


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