Quella benedetta fascia sinistra di filo da torcere alla capolista bianconera ne ha dato parecchio. A voler riannodare i fili del discorso si potrebbe partire dalla dinamica del primo gol subito dalla Juventus: Bonucci spazza, Muñoz disimpegna e lancia Laxalt. E qui scatta la molla perché l’esterno uruguaiano vede lanciarsi nello spazio Rigoni, nient’affatto l’esterno destro di un 3-4-3, bensì il trequartista e incursore voluto da Juric per creare qualche apprensione in più alla retroguardia bianconera.

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Se Rigoni non avesse tallonato Bonucci non sarebbe stato influente il colpo di tacco del difensore bianconero, errore tecnico che avrebbe poi permesso al Genoa di passare in vantaggio. Come mai tutto questo impatto sulla partita da parte del trequartista rossoblu? Rispondono senza ombra di dubbio sia dati che grafiche.

A vedere le statistiche diffuse dalla Lega Serie A si capisce benissimo cosa Juric avesse chiesto di fare ai suoi uomini: densità a centrocampo con Cofie e Rincon come aghi della bilancia e veri e proprio baricentri del gioco, difesa alta in fase di possesso e presenza tra le linee juventine, in particolare fra difesa e centrocampo della Vecchia Signora, di due mine vaganti quali Rigoni e Ocampos. Visto che di Rigoni si è già parlato, non ci si dovrà neppure scordare dei ripiegamenti difensivi di Ocampos su Mandzukic nel primo tempo oppure su Dani Alves nel secondo.

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Nella grafica, le posizioni mantenute dai rossoblu nel primo tempo di domenica scorsa. Da notare come Rigoni (30) ricopra il ruolo di raccordo tra mediana e attacco

Esiste ovviamente una logica in tutto questo dinamismo: l’assenza di Pavoletti spiega tutto con estrema chiarezza. Se infatti il centravanti livornese assicura quei centimetri che mancano a Simeone per far salire la squadra, la sua mancanza spinge a cambiare in parte l’atteggiamento. Se un attaccante difende palla, la mette a terra e velocemente la smista sugli esterni allora è probabile che si possano preferire Ocampos, Lazovic o Rigoni più alti, pronti a ricevere i suggerimenti di Pavoletti. Se quest’ultimo viene però a mancare, il roboante Simeone ha bisogno di essere supportato in altra maniera: se il duello aereo è fondamentale in cui deve ancora crescere, allora meglio fare in modo che trequartisti ed esterni rientrino con maggior frequenza per recuperare rapidamente il pallone e rilanciare le trame di gioco.

Si arriverà così a crossare dagli esterni o verticalizzare dalla trequarti per raggiungere l’attaccante argentino: per quest’ultimo caso, rivedere il gol di Simeone contro il Pescara per credere (in quell’occasione l’assist fu addirittura di Gentiletti). E se portarsi sotto la linea del pallone diventa un modo per alleggerire il lavoro della difesa a tre e degli esterni di centrocampo, un supporto decisivo arriva anche dai due mediani che Juric utilizza come scudieri di Burdisso. Non a caso il Genoa macina il maggior numero di palloni e contrasti tra la zona mediana e la zona centrale della difesa dove Burdisso impartisce ordini al resto della brigata.

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Nella grafica, in arancione le aree di campo dove il Genoa (e la Juventus) hanno colpito e gestito il maggior numero di palloni

Se domenica scorsa Khedira, Pjanic ed Hernanes hanno commesso diversi errori in fase di impostazione la ragione risiede anche nell’applicazione di Cofie e Rincon. Quando acquisisci i tempi di gioco per arretrare in sincronìa con difesa e reparto offensivo diventi una spina nel fianco per gli avversari. Inutile dire che la scelta di questi due centrocampisti davanti alla retroguardia connota marcatamente il gioco di Ivan Juric e scardina il fulcro del gioco avversario. Se poi ti chiami Juventus e fai della zona centrale del campo il luogo da cui generare occasioni da gol, allora ecco che si fornisce un ulteriore dettaglio sul come possa essere maturata l’ultima vittoria genoana.

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Nella grafica, la posizione dei calciatori rossoblu in fase di possesso palla avversario con solo Simeone (9) a presidiare la metà campo

Portarsi dunque dietro la linea della palla durante il possesso avversario è stato senz’altro decisivo per Juric, ma attenzione a credere che questo dato, confermato dalla grafica delle posizioni medie mantenute dai giocatori rossoblu nell’arco dei 90 minuti, sia stato garanzia di partita esclusivamente difensiva. Perché se la Juventus ha mantenuto in ogni momento della sfida il vantaggio percentuale nel dato del possesso palla, la differenza è stata fatta dalla giocata in anticipo e dal corretto posizionamento dei singoli interpreti del gioco rossoblu: solo così si poteva velocizzare la propria fase offensiva sorprendendo una squadra forte e organizzata come quella di Massimiliano Allegri. In questo senso saranno senza dubbio spiccati agli occhi i numerosi anticipi difensivi del trio Izzo-Burdisso-Muñoz e le costanti discese di Laxalt e Lazovic a sistemare per le feste Lichtsteiner e Cuadrado, mai entrati in partita.

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Nella grafica, il baricentro mantenuto dalle due formazioni. In basso, le percentuali di utilizzo della varie zone del campo in fase offensiva: da notare il 41% sull’asse di sinistra rossoblu (Muñoz, Laxalt, Ocampos)

Malgrado i dati parlino di una Juventus proiettata molto più a destra per affondare tra le linee del Genoa, tuttavia la catena di sinistra proposta da Juric non ha mai concesso nulla neppure ai più temibili Cuadrado e Alex Sandro. Pochi falli, molti palloni recuperati chiudendo le linee di passaggio e restituiti immediatamente a Rincon o ancor più Cofie per far ripartire le discese di Laxalt e Ocampos, soprattutto sull’asse di sinistra dove confluiva spesso anche Rigoni, vertice alto di un ipotetico triangolo capace di raccogliere i suggerimenti dei propri compagni quando non ci fosse stata la possibilità di sfondare sugli esterni.

Insomma, per dirla con alcuni colleghi di Torino che hanno commentato a caldo la sconfitta della Juventus al “Ferraris”: il Genoa e Juric sono stati “superbi”.