“Perché perché, la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita di pallone, perché, una volta non ci porti pure me...” Così cantava Rita Pavone, nella famosa hit dei mitici anni ’60.
Da allora sono cambiate molte cose. Le partite di calcio non sono più il nemico numero uno delle donne e il calcio femminile si sta sempre più affermando. Le donne del Duemila hanno finito in qualche modo per amare questa piccola grande sfera, non piu’ scrigno per soli “Maci”.
A coronare l’interesse del gentil sesso anche i fisici statuari e scolpiti, anche se la maggior parte tatuati, dei giocatori. Ma non solo, vi è senz’altro di più in questo avvicinamento delle donne al mondo del pallone. Per amore e per il piacere di trascorrere una domenica con il proprio marito o fidanzato, si fa questo e ben altro.
Sono un altro capitolo invece le cosiddette “wags”. Giornali e siti di gossip stanno facendo a gara per immortalarne le gesta sugli spalti.
No bisognerà dimenticare di dire che la passione nasce in molti casi anche seguendo i fratelli o gli amici del cuore nelle squadre dilettantistiche. Una passione che poi finisce spesso per cementarsi e portare a mettere piede allo stadio. Ne sanno qualcosa le “Pink Ladies Rossoblu” al primo ingresso al Ferraris di Genova e nella mitica Gradinata Nord, vero polmone dell’incitamento del Genoa durante le partite casalinghe e da tutti riconosciuta da sempre come il dodicesimo giocatore in campo.
Sarà anche difficile capire, per noi donne, un fuorigioco, ma capita anche a cronisti e arbitri professionisti. Alle donne tifose questo poco importa. Il tifo unisce, diverte, appassiona e alla passione, inevitabilmente, non si dice mai di no.
SUSIE SARDIELLO