Pescara Genoa 5 a 0: non effetto Zeman, Zero Genoa. Non è stato il solito Genoa croce rossa come tante volte gli era successo nel passato andando in soccorso delle altre squadre in crisi. È stato un Genoa brocco contro una squadra che non aveva vinto una gara in 24 giornate di campionato e i calciatori, se rivedranno la partita, dovranno darsi una spiegazione.
Balle dire che hanno giocato contro l’allenatore: se avevano l’intenzione non potevano e dovevano perdere l’aureola da professionisti con una simile prestazione di fronte al calcio italiano. Varie sono state le vie del calcio nel passato per abbandonare un tecnico, ma non quella di ieri contro il Pescara.
Balle che abbiano fatto scaramucce – per non dire altro – dentro lo spogliatoio a fine gara. Se ne avessero avuto la forza non avrebbero perso 5 a 0. Tutti i 14 schierati sono stati artefici della Corea rossoblù.
L’unica verità è che dopo 30’ del primo tempo i tifosi del Vecchio Balordo legittimamente hanno piegato gli striscioni e sono ritornati a casa. Dopo 6/7 ore di viaggio andata/ ritorno non potevano vedere affogare il Vecchio Balordo nel Mare Adriatico.
D’accordo, il Grifo arrivava da 10 gare senza vittorie, ma i risultati del venerdì e del sabato lo avrebbero dovuto far giocare con spirito tranquillo. Qualsiasi squadra di serie C, B o A nelle condizioni del Genoa e quelle del Pescara avrebbe pareggiato anche per la gioia di Zeman. Invece è bastato il solito “gollonzo” dopo 4’ minuti per mettere a nudo la fragilità psicologica della banda di Juric in campo e in panchina.
I ragazzi rossoblu, esaltatati da megalomani dei quali siamo stati purtroppo complici, hanno tradito e difficilmente ne sapremo la spiegazione.
Mi mancano le parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all’indegno spettacolo che abbiamo assistito, per di più avendo seguito tutti gli allenamenti dell’ultima settimana a cento all’ora. Credo che abbiamo toccato il fondo. È difficile trovare lo spiraglio alla figuraccia. Francamente nessuno avrebbe potuto prevedere questa debacle nonostante gli ultimi risultati negativi. Perdere in modo dignitoso poteva anche andare bene vista la classifica.
Di coloro che hanno giocato non saprei chi salvare se non il più generoso Rigoni. Tutti gli altri sono stati incapaci di connettere e di costruire.
Tutto il nuovo castello tattico di Juric, se era nuovo non è sembrato, è crollato dopo 4’ di gioco. Improvvisamente si sono spenti tutti pur avendo quasi tutta la partita intera da giocare, anche considerati i recuperi. Si sono spenti presto e hanno preso a sciupare, scadendo su toni mosci tipici delle giornate non solo avverse.
La scelta di giocare con il 4-2-3-1, solo per chi ha fatto le formazioni sui giornali, è subito andata in malora dopo quattro minuti e non si è avuta la reazione necessaria dalla panchina cambiando modulo e ritornando all’antico come era successo a Firenze: questa volta l’unico da immettere contro il Pescara era Cofie per reggere a centrocampo.
Juric, se ha messo in piedi una difesa a quattro, non ha fatto una attenta valutazione delle singole qualità con Orban centrale.
La fase difensiva rossoblu, indipendentemente dai numeri del modulo, è saltata subito non avendo linee di copertura tra il pallone e la propria difesa, non chiudendo gli spazi a chi portava il pallone degli avversari e non funzionando il pressing collettivo e neanche la pressione individuale.
Il gioco è fatto di schemi geometrici, il più delle volte irregolari, s’impronta a un modulo di base tecnicamente ben definito. Per tale motivo più che i cambi che non potevano portare nessun frutto mi sarei aspettato un ritorno al passato visto negli allenamenti dove la tattica si fondava sullo spazio da occupare e da sfruttare in un determinato tempo pronti nel chiudere i varchi agli avversari o spalancarli ai compagni.
Il Genoa visto all’Adriatico non può essere quello vero con Juric o un altro in panchina. Tutto è sparito improvvisamente, nessuna consistenza tecnica e agonistica. Dai 3 gol alla Juventus in 30’ ai 3 gol del Pescara in altri 30’ c’è sicuramente una via di mezzo.
Juric licenziato prima di mezzanotte. Il sostituto si conosceva già al termine della gara all’Adriatico. La solita manfrina di facciata da parte del nuovo tecnico e della Presidenza rossoblu.
La scelta di Mandorlini non è di pancia da parte del Joker, considerato che Mandorlini aveva rescisso il contratto la scorsa settimana con il Verona. Difficilmente i contratti nel calcio italiano si rescindono a metà campionato senza averne un altro in prossimità.
Un magone un rimpianto per Juric avendolo visto lavorare per quasi 8 mesi. Sfortunato il croato ma anche testardo nel non aver preso in mano la situazione dopo la sosta natalizia, non tanto per le cessioni ma per gli infortuni a catena del centrocampo rossoblu.
Arriva Mandorlini, W Mandorlini. La speranza che in questo momento particolare della vita del vecchio Balordo sia un cultore del “Verrou”, modulo del tecnico viennese Rappan che nel 1932 blindo la porta del Servette con l’idea di un chiavistello delle case di campagna, per assicurare una protezione difensiva senza fronzoli e diagonali, in grado di fare 6/7 pareggi salvezza da 0 a 0.
Dispetto e malinconia per questa ennesima brutta figura del Vecchio Balordo. La grande preoccupazione è il fatto che dopo la gara del Genoa a Pescara non si possa dire si sia raschiato il fondo del barile, se la scelta del tecnico non sarà condivisa da tutti.