Ripresa degli allenamenti al Pio Signorini. Cielo plumbeo, freddo ma non pioggia. Due ore e mezza di allenamento da parte di Mandorlini e il suo staff.
Dopo aver iniziato con un riscaldamento a secco tra paletti e cinesini e piccoli ostacoli per terra, Mandorlini ha diviso la squadra in due gruppi di nove calciatori per un esercizio che definirlo “torello” non sembra giusto considerato che c’erano tre calciatori con tre colori di pettorina diversa e dovevano passare il pallone tra quelli con lo stresso coloro per non andare nel mezzo.
Dopo questa prima parte di lavoro una partita in un campo di 80 metri nove contro nove con Lamanna e Rubinho tra i pali. Formazioni che rispecchiavano in difesa quella che ha giocato con in Bologna che contrastava il centrocampo che aveva giocato contro i felsinei. Mancava solo Rigoni in permesso: oggi è diventato infatti papà per la seconda volta, motivo per cui gli facciamo gli auguri come redazione.
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Il lavoro è poi proseguito con allunghi di varie metrature ed anche a” interval training”. Ad allenamento che tutti pensavano finito, ecco che sono arrivati esercizi di attacco alla porta avversaria tra sagome e con una difesa schierata con Edenilson, Biraschi, Brivio Beghetto e Cofie a protezione contro Cataldi, Ntcham, Morosini a centrocampo e Pandev, Simeone e Palladino ad attaccare.
Per finire altra partita a campo ridotto tra gli stessi che avevano simulato in precedenza la proposta offensiva di Mandorlini. Se Juric predicava pressing ad oltranza, Mandorlini in tutti gli esercizi cerca di far capire idee, concetti e percezione di spazio e tempo nella transizione della sfera.