Facciamo un passo indietro. Danilo Cataldi, giovane centrocampista di 22 anni in prestito dalla Lazio, in maglia rossoblu è arrivato per sostituire il partente Rincon e l’infortunato Veloso e si è trovato gettato nella mischia in un ruolo, quello del mediano con la capacità di tenere il pallone tra i piedi, che non è propriamente il suo. Non lo diciamo noi, ma lo dicono statistiche e dati d’archivio.
Alla prima partita a Cagliari era apparso, malgrado le quattro reti subite, uno dei migliori in campo andando addirittura vicino alla rete su punizione e propiziando la rete del vantaggio rossoblu scambiando con Lazovic. Di lì in poi lo si è visto giocare in mezzo al campo a spartirsi la mediana alternativamente con Hiljemark e Cofie: all’inizio, e lo dicevano anche i dati statistici, lo si è visto spesso in difficoltà. Del resto però andare in difficoltà in un ruolo che si è ricoperto poche volte, può apparire fisiologico.
Prendendo a questo punto l’ultima partita disputata, la prima dell’era Mandorlini, lo si è visto giocare nel ruolo di unico mediano davanti alla difesa in quel 3-5-2 camaleontico che si trasformava in fase di non possesso in 5-3-2. Ecco, il pareggio del “Ferraris” ha inquadrato Cataldi come il calciatore rossoblu ad aver corso di più. Simbolica la sua rincorsa per fermare Dzemaili diretto in porta: il centrocampista classe ’94 ha effettuato quello che si definirebbe “un grande recupero”, commettendo un fallo da punizione che poi ha visto il Bologna capitalizzare il vantaggio.
Questo fa parte del gioco: fallo tattico, calcio piazzato e punizione di squadra con lo svantaggio. Vero anche che se la palla di Viviani non fosse entrata in porta il recupero sarebbe costato ugualmente a Cataldi un giallo (per altro l’unico della partita per il Genoa, ndr), ma in più la nota di merito di aver fermato Dzemaili fallosamente quando ancora si trovava fuori dall’area, evitando guai peggiori come un tiro dagli undici metri o l’espulsione.
Non staremo comunque qui a parlare di intelligenza tattica o altre questioni che non ci competono: parliamo piuttosto del fatto che, speculazioni a parte, il Cataldi dell’ultima partita ha dalla sua i numeri. La Lega Serie A infatti, col GPS a portata di mano, dichiara che il centrocampista del Genoa è stato il primo dei rossoblu per chilometri percorsi (12.458), secondo nel computo totale della partita soltanto al felsineo Viviani, il quale ne ha percorsi 12.696.
Come si apprende dai dati, sia lui che Hiljemark sono stati i giocatori a spendere più energie a livello di chilometraggio e copertura del campo, che sono lavori che ripagano a livello di squadra, anche se talvolta non vengono riconosciuti nel giudizio della prestazione del singolo. Sicuramente Cataldi ha da sfoderare armi che ancora non ha estratto, tra cui quella del tiro dalla distanza, ma per adesso Mandorlini – vista anche l’assenza di Veloso – lo schiererà con ogni probabilità nel medesimo ruolo di domenica scorsa: in tal senso i numeri hanno premiato il lavoro del calciatore, che coprendo più campo in fase di pressing e copertura ha dovuto rinunciare a proporsi in avanti e portare il pallone nella metà campo avversaria, dote che gli è da sempre più congeniale. Non a caso nella Lazio giocava principalmente in un centrocampo a tre come mezzala, come testimonia a mo’ di campione la grafica sottostante relativa a un Lazio-Frosinone del 4 ottobre 2015.
Per concludere e voler unire l’utile al dilettevole, ricordando che talvolta numeri e campo non vanno di pari passo ma trovano comunque il modo di incontrarsi, anche il discorso dell’esultanza potrebbe avere una chiave di lettura differente: essendo evidentemente il giocatore del Genoa con i polmoni più provati, potrebbe anche aver avuto un debito d’ossigeno a fine partita di fronte al grande gol di Ntcham. Del resto esultare dopo una rete di così pregevole fattura avrebbe richiesto molto più fiato del solito…