Si è già parlato molto nell’editoriale di questa mattina della prestazione del Genoa al “Castellani”, di quei tre punti conquistati con i denti, con l’applicazione di una squadra che ha assicurato a Mandorlini equilibrio, presidio del centrocampo e compattezza. Magari non bellezza e spigliatezza, ma tanto è bastato ad avere la meglio sull’Empoli e staccarlo di sette punti in classifica. In altre parole: tre punti decisivi per il Genoa, una vittoria in trasferta che ritorna dopo cinque mesi e un 2 a 0 che per l’ambiente, in vista del derby con la Sampdoria, è garanzia di tranquillità.
Oltretutto il successo in terra toscana ha interrotto una striscia di partite senza vittorie che durava da 12 turni e che si era attestata come la seconda peggiore trafila di tutta la stagione dopo quella del Pescara, che ne aveva inanellati 23 di turni senza vittorie.
Proiettandosi già alla partita delle partite, la formazione blucerchiata arriva al Derby di sabato come una delle formazioni più in forma del campionato, mentre un Genoa in fase di rodaggio parla ancora attraverso i numeri delle sue ultime due partite, dove ha conquistato quattro pesantissimi punti. Nell’approfondire quanto fatto ad Empoli, si finisce per ribadire quanto scritto già ieri: nell’economia di una partita tutt’altro che frizzante, Mandorlini non ha puntato tanto sulla costruzione del gioco, quanto piuttosto su recupero della palla e sulla chiusura degli spazi all’avversario.
I dati ne danno riscontro: quasi mai il Genoa è riuscito a dire la sua nel possesso palla. Nel primo tempo il pallone circolava più frequentemente tra le gambe dei toscani, che però non si presentavano quasi mai dalle parti di Lamanna in maniera pericolosa. Oltretutto l’imprecisione ha regnato sovrana: basti osservare il dato delle 61 palle perse dall’Empoli che evidenzia quanto pesasse la sfera tra i piedi dei calciatori.
Il secondo tempo ha visto il Genoa uscire con più spavalderia dalla sua area di rigore: la palla girava meglio, Ntcham assicurava quel dinamismo e quella qualità che la partita bloccata del primo tempo non avevano permesso si palesasse e ne risentiva positivamente anche il possesso della sfera. Sappiamo tutti come sia andata a finire e come sia stata decisa la sfida del “Castellani”: per come ha giocato e gestito i momenti della partita, quelli portati a casa dal Vecchio Balordo sono tre punti meritati.
Le occasioni da gol (5 a 2 per i rossoblu, ndr) dicono che la palla si è avvicinata pericolosamente più alla porta di Skorupski che non a quella di Lamanna. Un Lamanna che ha cercato spesso nel lancio lungo e nelle spezzate di Pinilla e Simeone le soluzioni più sicure per tenere alta la squadra. Lo testimoniano anche i lanci lunghi, cinque per l’Empoli e addirittura 24 per il Genoa.
Con Juric la palla viaggiava più spesso rasoterra, fra la trequarti e le fasce: adesso la filosofia di gioco sta poco a poco cambiando. In questo senso, perno del gioco non è più il trequartista alla Rigoni del girone d’andata, bensì quel Cataldi mediano davanti alla difesa che ieri ha gestito molti palloni sprecandone pochissimi e recuperandone 4, uno in meno del compagno Laxalt: prestazione non troppo brillante quella dell’uruguaiano ma attenta, vista anche la diffida ce gli pendeva sul capo prima del fischio d’inizio e che avrebbe potuto precludergli le porte del Derby.
Per concludere, la partita di ieri è proseguita sulla falsa riga di quella col Bologna: colpire quando è possibile farlo passando attraverso un pressing attendista e una marcatura a uomo che deve preservare dalle disattenzioni. Quando i reparti inizieranno a muoversi all’unisono, allora il tecnico ravennate potrà anche optare per scelte diverse a livello tattico e di calciatori: per adesso difendere e ripartire rimangono gli unici, imprescindibili precetti del gioco di Mandorlini. Un gioco che deve assicurare sicurezza, tranquillità e autostima: ecco perché Empoli potrebbe essere stata fondamentale.
Queste le statistiche generali della partita fornite dalla Lega Serie A: