A leggere la storia calcistica di Mandorlini e Giampaolo, è una “special normal” panchina della scuola allenatori italiana. Come tanti altri colleghi con coraggio, conoscenze tattiche e grinta cercano di fare il proprio lavoro. Per riuscire la dote principale è sapersi adeguare alle caratteristiche dei calciatori e non pretendere il contrario dalle loro peculiarità cercando prima di tutto la concretezza vagliando giorno dopo giorno anche la materia prima a disposizione.
Mandorlini è arrivato a Pegli trovando un grifone francamente ingiudicabile, dopo aver fatto vedere lo spirito più calcistico europeo del campionato e degli allenamenti, quello travolto dal Pescara e non dalla Juventus, dove aveva ceduto dal punto di vista agonistico, non fisico, prima ancora che da quello tecnico tattico.
Giampaolo invece non vincendo il derby di andata avrebbe rischiato di lasciare subito la panchina doriana. La vittoria nella stracittadina ha permesso invece al tecnico di lavorare e mettere a posto gli schemi; la sua didattica prima di essere assimilata ha bisogno di tempo, ma quando le sue idee si trapiantano nella testa dei calciatori il suo gioco arriva. Bravo a valorizzare gli uomini messi a disposizione, molti giovani e sconosciuti, ma l’opera principale del suo lavoro si chiama Luis Muriel, un talento inespresso.
Mandorlini arrivato a Genova si è dovuto arrendere rinunciando al suo 4 3 3 non avendo il play-maker. Cambio di strategia ma non di uomini dal primo allenamento. Anche a Pegli ha sempre giocato con gli stessi undici che domenica scorsa hanno sbancato Empoli.
Giampaolo nei momenti di crisi, campionato agli inizi, non ha mai rinunciato al 4 3 1 2.
Mandorlini in questo momento sta rivivendo la stagione al Verona quando gli vendettero Jorginho si arrangiò con Tachtsidis due calciatori diversi come Cataldi e Veloso. Mandorlini aspetta, non con ansia, il ritorno del portoghese per rimettere in piedi il 4 3 3 votato anche ad offendere.
Mandorlini ha fatto capire di aver individuato dei punti di debolezza anche nel sistema attuale e lavora per risolverli. A me sembra vicino alla quadratura del cerchio.
I due normal sanno benissimo che gli schemi nel calcio moderno sono puro orientamento. Decidono le qualità dei giocatori le loro caratteristiche. Se nei centrali di centrocampo, vedi Genoa, ci sono mediani è un fatto, se c’è un calciatore di qualità non alla Pirlo ma anche Veloso è tutt’altra cosa. Tutto succede anche per gli altri ruoli in campo.
Mandorlini, solamente in due giornate Giampaolo in 27 hanno dimostrato che gli ingredienti sono infiniti da buttare su un campo ma quello che ti permette di fare risultato è l’equilibrio. Quello resta precario e va cercato attraverso regole non scritte per non rendere complessa la costruzione di una squadra.
Mandorlini e Giampaolo sono stati bravi nel aver capito dove sta spingendo la forza d’inerzia del gruppo, cosa ha dentro e soprattutto cosa non ha e trovare un assestamento.
Oggi in Italia fare l’allenatore è diventato difficilissimo, quasi impossibile. Gli allenatori sono precari e legati ai risultati, entrambe le panchine normal del derby lo hanno già vissuto sulla propria pelle.
La credibilità è fondamentale, basta smarrirne un filo per avere problemi, perché i calciatori ti pesano, ti valutano in ogni momento e cercando sempre di capire se la strada che vuol seguire il tecnico è conveniente.
Normal Panchine quindi, ma consapevoli che la prossima stracittadina può confermare o far nascere una squadra.