Cori e colori, pianti e liberazioni, gioie e dolori, caschi e macchine piene di adesivi, bandiere allo stadio o sul terrazzo di casa: rossoblucerchiato ovunque, ma se vivi a Genova ormai ti devi essere abituato. Questo è il derby, questo è Genoa – Sampdoria.
A come atmosfera, che nel giorno della stracittadina diventa quasi irrespirabile per un comune mortale: ansia, tensione, sorrisi distensivi e pianti liberatori rendono le vie di Genova un pentolone bollente pronto a riversarsi sul Ferraris nel giorno della verità.
B come belin, il motivo non bisogna nemmeno spiegarlo. Basta entrare in curva e ne sentirete a decine: rimane pur sempre uno degli intercalari più affascinanti di tutto il Nord italia! E B anche come Branco, che divenne addirittura una cartolina natalizia. Il tutto per la gioia di grandi e piccini rossoblù (seguiteci anche alle ore 14: parlerà un ex compagno di Branco che ci racconterà alcuni aneddoti sul derby e sul calciatore brasiliano che decise il derby “da cartolina”).
C come Crêuza de mä, la canzone che per anni ha accompagnato l’ingresso in campo delle squadre. Composta da un personaggio che troveremo fra non molte consonanti. C anche come coreografia, fenomeno artistico e mezzo di comunicazione a distanza a cui Gradinata Nord e Gradinata Sud si affidano ogni anno.
D come destino, perché ogni derby ha una storia a parte, spesso inspiegabile e dura da digerire per una parte dello stadio. Novanta minuti dividono ogni tifoso dal suo avvenire più prossimo: soccombere, per dirla con Padre Mauro, o dominare. E tutto è sempre in bilico…
E come emozione. Quell’emozione tutta particolare che vive qualsiasi tifoso all’ingresso del Genoa in campo, in un Derby, nel contesto di un “Ferraris” in festa. Ed E come estero, dal momento che, televisioni permettendo, il derby della Lanterna è ancora molto seguito in giro per il mondo.
F come Faber, perché ‘al Genoa scriverei una canzone d’amore ma non posso, sono troppo coinvolto’.
G come gioco, ed è bene ricordarlo sempre per non cadere nel rischio di considerare la gara di Sabato sera come l’ultima notte al mondo. E sotto la G vorremmo mettere anche la Gradinata, quella con la “G” maiuscola: quella dove nonni, padri e figli vanno ancora per mano a tifare la squadra che rappresenta la loro città.
H come hall of fame, ovvero il corridoio di tutto ciò che è celebre. Il Derby di Genova dovrebbe entrarci di diritto, anche se a volte lo si bistratta con troppa, colpevole leggerezza. E H anche come Hiljemark, arrivato al suo primo grande appuntamento con la maglia del Genoa in una gara dal valore inestimabile.
I come ieri. Tipico di un derby, arriva sempre quando meno te lo aspetti. ‘Sembra ieri che abbiamo vinto’ sostengono i vincitori, ‘oggi ci prendiamo la rivincita’ sussurrano sottovoce gli sconfitti.
L come Lanterna, perché resta lei il vero simbolo di Genoa contro Sampdoria: può illuminare la città di un colore solo, al massimo di due. Lo decide sempre il “Ferraris”
M come Mauro. Ne sanno qualcosa Icardi e Boselli, accomunati dal nome oltre che da reti pesantissime segnate contro i rivali storici.
N come Nord, una gradinata che ‘può dare e può togliere’, sempre impeccabile quando si tratta di onorare le grandi occasioni.
O come offesa, ovviamente bonaria, che riceve prontamente il tifoso della squadra sconfitta nei giorni, settimane o addirittura nei mesi successivi alla stracittadina. Che sia in casa o in ufficio poco importa, se perdi troverai sicuramente qualcuno in vena di sfottò.
P come possibilità, citando capitan Nicolas Burdisso. ‘Il derby è una partita a sé – ha dichiarato – Un campionato a parte. Un derby è sempre una possibilità’.
R come remescio de gente al Luigi Ferraris già dalle prime ore del mattino. Magari non come al San Paolo per Napoli – Real Madrid, ma siamo sulla buona strada.
S come scaramanzia, perché un derby senza cabala è come un cielo senza stelle. Ed S anche come Sud, la gradinata blucerchiata.
T come tempo, tattica e timore che si uniscono fra loro in un legame indissolubile: il primo elemento può sembrare infinito o durare meno del previsto, il secondo invece può venir meno a causa del terzo. Tradotto? Gli schermi possono saltare, l’aggressività può far male.
U come urlo. Avete mai provato a trovarvi in mezzo alla Gradinata Nord a un tiro di Rafinha che si insacca in porta? Oppure a un gol all’ultimo secondo come quelli di Boselli o Dante Lopez, che segnò in Serie C ma in un clima da Serie A? Ecco, rivedere certi video per credere…
V come voglia di vittoria, elemento imprescindibile per regalare ai propri tifosi un derby memorabile. Per alcuni esiste anche una V per vendetta.
Per finire, Z come Zena, un nome che era scritto ieri a Pegli su una bandiera lunga 6 metri e che che più di tanti altri riesce ad unire le due tifoserie più diverse d’Italia. Unite nella diversità, non sia mai che qualcuno possa offendersi o magari fare un gesto scaramantico, persino cantando una canzone di De André prima di andare in gradinata. Quale delle due a questo punto non importa, quel che conta davvero è assistere a un buon derby.
Insomma, Buon Calcio A Tutti.