Genoa-Sampdoria 0 a 1. In estrema sintesi, vince la qualità della Samp dopo l’ennesimo errore di transizione del pallone per via orizzontale. Ntcham dà e leva alla classifica del Genoa. Nessuna parata miracolosa da parte di Lamanna. Il migliore in campo il direttore di gara Orsato.
Notiziario. Serata piacevole con 12° di temperatura, terreno in buone condizioni. 15.320 paganti per 455.526€ (15.870 abbonati per una quota gara vicina ai 136.461 euro).
In tribuna la componente femminile della famiglia Preziosi: Paola Preziosi con Veloso e Leonardo, poi Zarbano e Donatelli. Coreografia nella Nord a riprendere la maglia da trasferta bianca con un gigantesco scudetto centrale. Nella sud striscioni, colori e una lunga frase su uno striscione blucerchiato: “Infiamma l’anima, gli occhi e la mente”.
Nella Nord uno striscione lungo tutta la base. “Il Genoa siamo noi e solo noi”. Nei distinti altro lungo striscione: “La pazienza ha un limite, il Nostro amore no! Forza Genoa”. Fumogeni nella Nord, fuochi d’artificio nella sud.
Ha vinto la Samp e ha meritato di vincere perché nel calcio oltre a far gol bisogna avere qualità.
I doriani hanno vinto due derby in stagione dopo 57 anni. I festeggiamenti a fine gara sono stati, giustamente, non solo in campo ma anche nei fondi del Ferraris. D’altronde il calcio va e viene e i protagonisti principali di ieri non erano gli stessi che ne avevano persi 5 di fila.
Alla fine del primo tempo in molti tra gli addetti ai lavori si chiedevano come facessero ad esserci 9 punti di differenza in classifica. Un Genoa compatto, stretto, con ripartenze fulminee aveva messo in difficoltà la Samp nel possesso e nel palleggio del pallone. Blucerchiati troppo lenti in fase di ripartenza, come detto anche da Giampaolo.
Il lavoro di Mandorlini è stato giocare appena fuori della propria area con un solo obiettivo: non sbagliare per poi colpire. Gioco che ha avuto successo per una sessantina di minuti. Una strategia limitata, vero, ma i risultati a favore arrivavano perché non facendo giocare gli avversari con marcature a uomo, non solo a centrocampo, e adottando quasi un libero (Burdisso) tenendoli lontani dalla propria area, i rossoblu mettevano in difficoltà gli avversari in particolare sulle corsie laterali.
Il Genoa spreca con i suoi attaccanti due buone occasioni da gol, la Samp spaventa la difesa del Grifo solo con giocate personali di qualità di Quagliarella e Muriel.
La scelta di giocare con Cofie per Cataldi, malgrado il primo abbia piedi meno educati, e quella di Ntcham per Rigoni hanno avuto successo nel primo tempo: Cofie ha neutralizzato Bruno Fernandes, Ntcham bravo in fase di possesso e meno in quella di non possesso. Con le sue giocate e i cambi campo per Lazovic e Hiljemark incideva sulla buona prestazione di tutta la squadra.
La mossa principale di Mandorlini è stata anche la marcatura di Torreira a turno di Pinilla e Simeone. Oscurata la fonte di gioco doriana, il buon gioco di Giampaolo non sfociava sul piano collettivo non avendo linee di passaggio libere bensì solo per giocate individuali di buona fattura.
Nella ripresa non cambiava nulla strategicamente da ambo le squadre ma lo sforzo delle due fasi di gioco fatte bene e con intensità dal Genoa nel primo tempo dava segni di allarme, in particolare sulla corsia di Lazovic, autore nel primo tempo di una buona prestazione e di almeno 7/8 cross dopo vari coast to coast .
La Samp prendeva invece campo e Torreira, non più inseguito dai due attaccanti genoani, diventava padrone del centrocampo e per via centrale alzando il ritmo della gara mettendo così alle corde il Grifone. Mandorlini comunque insisteva con la stessa formazione e anche Ntcham quasi in apnea concedeva campo a Barreto. Solo Linetty era imbavagliato dalla verve di Hiljemark.
L’allarme è incominciato chiaramente a suonare intorno al 50’ con la traversa scheggiata da Muriel, la giocata di Quagliarella su Munoz , il cartellino giallo a Ntcham per fallo tattico. Poi, una ventina di minuti dopo, al 70’, l’errore grossolano di Ntcham con un pallone orizzontale che diventava un’assist per Muriel, il quale non si faceva pregare bruciando Munoz e mettendo il pallone alle spalle di Lamanna.
Con il senno di poi, con Edenilson per Lazovic sui talloni e Rigoni per Ntcham il Grifone avrebbe perso la bussola nel cuore del gioco?
Dopo la rete doriana, anche se Mandorlini ha provato un 4-2-4 fantasia, la testa sgombra degli uomini di Giampaolo e la paura dei genoani hanno fatto la differenza. Il 4-2-4, in fondo dei conti, non ha prodotto neanche una parata degna di nota da parte di Viviano.
Tutto quello fatto per 65’ è così svanito in casa rossoblu e il pessimismo ha nuovamente inibito la creatività e l’efficacia.
Tante le domande, giuste, a Mandorlini sui cambi non avvenuti in tempo, laconiche le riposte più sullo squilibrio che i cambi avrebbero potuto portare. Poca considerazione per la fine della benzina dopo il lavoro massacrante svolto nel primo tempo.
La Samp avrebbe potuto raddoppiare specialmente con Schick, calciatore di qualità che non farebbe panchina in nessuna squadra del campionato italiano.
Dispiace che il Vecchio Balordo abbia perso la seconda stracittadina, ma non è stato asfaltato come è successo in altri derby per la Doria. Ha perso per un suo errore e lascerà degli interrogativi.
Per consolarsi, anche se con i se e ma non si farà fare strada al Grifone, ci si potrebbe domandare: “se avesse fatto gol nel primo tempo Pinilla come sarebbe finita la gara? Senza l’errore di Ntcham la gara sarebbe finita 0 a 0?
Aspettando i risultati del pomeriggio, Mandorlini dovrà essere consapevole che il risultato arriva quasi sempre attaccando e non asserragliandosi al limite della propria area. Se i risultati continueranno a non essere favorevoli, la medicina giusta utilizzata per uscire dal tunnel del 2017 con i risultati contro Bologna e Empoli dovrà essere agitata meglio e di più in fase di attacco. Giocare con due centravanti e farli giocare a turno da centrocampisti non appare la strada giusta per fare gol.
Fuori dal campo, a fine partita, non c’è stato il terzo tempo come nel rugby. Lo show di Ferrero – di memoria Fantozziana più che da Dolce Vita felliniana – poteva essere più contenuto se qualche esponente della società rossoblu avesse avuto la voglia di contrastarlo e qualche giocatore si fosse presentato a raccontare la prestazione senza chiudersi in un inutile silenzio stampa. Anche Giampaolo, per portare il carro dalla sua parte non sul piano della partita ma del futuro con il “Viperetta”, è uscito dalle righe con qualche battuta sulla società di Preziosi. E non è stato sicuramente un modo elegante di celebrare una stagione col doppio derby in saccoccia.
Signori si nasce, diceva Totò. Comunque sia, restando sul Genoa, l’assenza del Genoa dentro gli spogliatoi, pur giocando in casa, è stata quasi più rimbombante della sconfitta e degli ultimi venti minuti in campo.
Gli unici a non perdere il derby sono stati i tifosi rossoblu. La Nord il solito muro compatto; i genoani anche con l’umore dei condannati a morte e le speranze ridotte al lumicino hanno avuto un grande cuore e si sono stretti tutti intorno al Vecchio Balordo per tenere alta la bandiera. Alla fine hanno respinto il saluto della squadra.