Chi non si arrangia è perduto. Tra juventini e anti juventini alla ricerca del gol, la 28esima giornata di campionato non andrà in archivio facilmente. Nella parte alta della classifica nessuna sindrome di Stoccolma nei confronti della Juventus. Durante i maltrattamenti sul terreno di gioco Napoli, Inter e Milan non hanno provato un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore e non si sono accorti che la Juventus è più forte.
Solo polemiche per i presunti torti subiti dai direttori di gara. Per chi vince in Italia è sempre il solito fastidio: “favori del palazzo” e “sudditanza psicologica degli arbitri”.
Gli episodi di Juventus-Inter risalenti a un mese fa oppure quelli di Juve-Napoli in Coppa Italia e di Juve-Milan nell’anticipo di venerdì scorso hanno scatenato i Pasquini degli striscioni. Ieri a Milano e Napoli sono apparsi striscioni anti Juventus: a Milano “Buffon dacci le quote”, a Napoli “rigore per la Juve” uscito in occasione del presunto fallo di Sampirisi su Insigne.
A Napoli lo show lo ha messo in atto il patron cineasta che soffre di qualche sintomatologia che viene trasportata dal cinema nel mondo del calcio. Una sindrome che ha colpito anche Ferrero al termine del derby considerato quello che ha combinato in zona mista. De Laurentis ha cercato di pungere con una battuta: “Scudetto? Parlano gli striscioni“.
Lo sdegno ormai lo condividono coloro che si giocano l’Europa contro il potentato bianconero e l’elogio del furto, che se vi è stato è più che altro per errori arbitrali, fa gongolare i tifosi bianconeri che più “rapinano”, più godono.
La nona giornata di ritorno non ha avuto sussulti in testa alla classifica con Roma e Napoli che non hanno fatto fatica contro Crotone e Palermo. Il Milan ha provato a rifare il design degli spogliatoi dello Juve Stadium dopo la sconfitta di rigore in extremis e aspetta con ansia il comunicato del Giudice sportivo (e il bonifico dalla Cina).
Lo scudetto è della Juventus e dietro si sta giocando un altro campionato non solo per l’Europa ma anche per le posizione che garantiranno l’accesso a Champions ed Europa League. Il secondo posto garantisce la partecipazione diretta alla fase a gironi della Champions e la possibilità di operare nel prossimo calciomercato con dentro il portafoglio un piccolo tesoro da poter investire.
Sul campo la partita delle partite è stata Inter-Atalanta. 7 a 1, risultato non pronosticato da nessuno considerate non solo le dichiarazioni della vigilia ma pure l’ottimo momento della Dea. Pioli ha fatto vedere di voler essere l’allenatore dell’Inter anche il prossimo anno. Icardi e Banega hanno spaccato la partita con due triplette, aiutati molto dagli uomini di Gasperini che hanno regalato loro tanti spazi. Il G&G non si è visto al Meazza e il tecnico sarà il più contrariato anche perché deriso dai tifosi del biscione dopo il suo mini passato ad Appiano Gentile.
Che Gasperini perdesse duelli e la squadra non avesse nessun schema in fase difensiva in una sola gara si era già visto anche ai tempi del Genoa. Sono i rischi del Gasperinismo condensati in una partita e se succederà come sotto la Lanterna, dopo aver spento la luce in una gara, gli orobici partiranno ancora più forte. Per farlo dovranno levarsi anche quel filo di presunzione che ha caratterizzato le dichiarazioni della vigilia contro l’Inter: a questo modo potranno dare fastidio fino alla fine della stagione per un posto in Europa.
Le vittoria del Bologna al Mapei Stadium con un solo tiro in porta conferma che la partecipazione all’Europa League continua a mietere vittime nel campionato italiano sciogliendo il bel gioco di Di Francesco.
La vittoria del Chievo contro l’Empoli conferma che Maran e i clivensi giocano a memoria e corrono anche contro le squadre di seconda e terza fascia, a differenza di tante altre che cercano la prestazione solo con le grandi. L’ultima vittima al “Bentegodi” è stato l’Empoli.
In fondo intanto, a 10 giornate dalla fine, anche se gli allenatori di Crotone e Palermo continuano a sperare di raggiungere l’Empoli: non si parla comunque di nulla di nuovo. Zeman, per così dire “rintronato” dal gioco del Pescara, ha già gettato la spugna.
La partita del lunedì sera ha infine dimostrato che nel calcio non bisogna essere “loco” ma fortunato. Lotito è l’icona di questo campionato. Non per la gara vinta contro il Torino meritatamente ma per quello che era successo questa estate quando Inzaghi fu richiamato dalla Salernitana al posto di Bielsa. Lazio quarta in classifica in solitario, Torino pur con televisioni, giornali a disposizione di proprietà del Presidente, nell’anonimo centro classifica malgrado abbia il capocannoniere del campionato italiano.
Capitolo Genoa. Il derby della Lanterna è andato alla Samp e in particolare a Giampaolo che ha fatto correre a vuoto il Vecchio Balordo nel primo tempo e dopo lo ha sgambettato al primo errore. Se fosse finito 0 a 0 il Genoa sarebbe stato forte e la Samp come minimo ancora non maturata. Sono i risultati che condizionano i giudizi.
Un giudizio però lo si può dare senza alibi dopo qualche giorno di post-derby: lo show di Ferrero a fine partita sarebbe stato evitabile. Il calcio non è un cinema e le sue battute, che non hanno avuto risposte da tubo catodico, stampa e radio da parte di Preziosi saranno state cancellate con altri strumenti privati della Dolce vita doriana.
Il Genoa, dal canto suo, è allo stato attuale come un pittore senza colori incapace di tracciare una tela. Mandorlini può allungare una coperta con tutta la stoffa a disposizione ma resta sempre corta in qualsiasi modulo e strategia tattica: manca un vero play maker che detti i tempi nelle due fasi di gioco. Il Genoa ha perso il derby senza demeritare nel primo tempo con i suoi soldati coraggiosi che sono andati alla guerra con l’elmetto e senza armi pesanti.
Il tecnico rossoblu non si sarà goduto la domenica di festa. Il 3-5-2 o 5-3-2 blinda la difesa e subisce pochi gol. Solo un gol su azione manovrata in tre gare, ovvero sia quello di Muriel innescato da un errore di Ntcham e dalla voglia di anticiparlo di Munoz: “picchia, Gorin lo avrebbe fermato con le buone o le cattive pur rischiando il rosso”.
Il modulo di Mandorlini è solido ma penalizza gli attaccanti che dopo tre gare sono ancora all’asciutto.
Ieri intanto si sono ripresi i lavori e il tecnico avrà pensato che dovrà cambiare qualcosa. Difficile lasciare in panchina i presunti trequartisti che dovrebbero essere la qualità. Tutto nella vita è diviso tra bianco e nero e rappresenta un equilibrio. Mandorlini dovrà essere bravo a trovare questo fluido che nel calcio non è misterioso, anche se appare difficile in attesa di Veloso, e conciliare le fasi di possesso e non possesso.
“La vita è come andare in bicicletta” diceva Albert Einstein. “Per mantenere l’equilibrio devi muoverti“.
Mandorlini, in attesa di Veloso e delle due settimane di sosta, contro il Milan sarà consapevole che il Ntcham che faccia il compitino non serve esattamente come non serve un Hiljemark che, pur essendo stato il maratoneta del derby, se ne è uscito senza aver costruito nulla. Si possono utilizzare in altra strategia.
Si può cambiare. Oltre a buttare già contro il Diavolo i giovani alle spalle dei centravanti, ad esempio anche in un falso 4-2-3-1, occorrerà un salto di qualità: gli stessi 14/15 utilizzati ad oggi e lo stesso schema o menù con la quasi sicurezza della classifica a 10 giornate dal termine devono essere ravvivati, soprattutto quando si arriva davanti alle aree avversarie.
Dopo non solo i derby ma altre gare perse, tra statistiche post-partita e sfottò non solo degli avversari, la sindrome della colpa è sempre di uno solo. Quando si sono vinti e si vinceranno nuovamente dei derby il merito sarà di tutti!