Questa mattina nel nostro editoriale (clicca qui per leggerlo) abbiamo un po’ esteso la lente d’ingrandimento anche al resto d’Europa e ai quattro campionati che assieme alla Serie A diventano spesso il metro di paragone a livello di statistiche. Questo pomeriggio invece ci soffermeremo solo sul Genoa e su quelle che sono le vicissitudini interne dei rossoblu.
Prima delle due sconfitte con Sampdoria e Milan, si era molto discusso dell’importanza della panchina rossoblu. I due gol di Ntcham, in particolare, avevano messo in risalto quanto il calcio potesse essere uno sport sorprendente, dove le partite si risolvono anche con le sostituzioni giuste al momento giusto.
Il calcio è però numeri e lettura delle partite, dimensioni che ormai gli allenatori hanno imparato a tenere in considerazione. In questo senso, il Vecchio Balordo ha potuto godere del fattore panchina in diverse occasioni quest’anno e abbiamo voluto vedere in che misura. Che gli uomini della panchina sarebbero stati importanti nell’indirizzare diverse partite della stagione lo si sarebbe dovuto capire fin dalla prima giornata, fin da Genoa-Cagliari, quando prima Ntcham e poi Rigoni parteciparono, da subentranti, al 3 a 1 finale.
La giornata successiva, sul campo neutro di Pescara, i rossoblu avrebbero aperto la rimonta sul Crotone con un altro gol proveniente dalla panchina. In quel caso fu Gakpé a pareggiare i conti, poi chiusi dalla doppietta di Pavoletti. Lo stesso Pavoletti che alla sesta giornata fisserà sul 3 a 0 la sfida del “Ferraris” tra Genoa e Milan: non sarà un gol decisivo, essendo la partita già sul 2 a 0, ma andrà comunque considerato.
Più pesanti invece le marcature recenti di Ntcham contro Bologna ed Empoli, che hanno garantito al Genoa quattro punti. Ad ogni modo, la statistica impone che se queste sostituzioni non vi fossero state, allora il Genoa da queste due partite avrebbe tratto solamente tre punti, in Toscana, e questo perché Hiljemark avrebbe segnato comunque una rete; col Bologna, invece, la sfida sarebbe stata vinta dai felsinei.
Nelle classifiche che vi proporremo in fondo all’articolo, tratte dal sito Football.it, dovranno essere conteggiati poi anche i gol dei subentranti avversari. A pesare sulla classifica del Genoa ci saranno dunque le reti di Manaj (Genoa-Pescara 1-1, ndr) e Trajkovski (Genoa-Palermo 3-4, ndr). A voler ipotizzare che queste reti non ci siano mai state, il Genoa guadagnerebbe quattro punti nel computo delle due sfide.
Al netto di tutte queste speculazioni numeriche e probabilistiche, la classifica del Genoa, se si conteggiassero le sole reti dei subentranti, lo vedrebbe al terzo posto con 37 punti dopo la Sampdoria (sulla cui classifica da 42 punti i gol di Patrick Schick pesano davvero moltissimo) e la Roma (39). Doverosa precisazione: come spiega anche lo stesso sito Football.it da cui la grafica è tratta:
“la classifica solo con le reti dei cambi è fatta togliendo tutte le reti segnate in altre situazioni di gioco lasciando solo quelle realizzate dai giocatori subentrati. Ciò significa che se in un campionato non fossero fatti cambi di giocatori per questa classifica tutte le partite finirebbero 0-0 assegnando un punto per ogni squadra […]”.
Si parla quindi di una statistica particolare, differente da quelle che si leggono talvolta sui social. Differente perché crea una classifica che non tiene conto dei risultati effettivamente conseguiti, ma ragione in ottica ipotetica. Una statistica particolare dunque, creata appositamente per dare un rilievo maggiore al peso che le panchine hanno potuto avere sul campionato delle varie squadre e mettere in risalto il numero di partite nelle quali i cambi hanno avuto un peso notevole: per il Genoa si parla di 7 partite su 29, ovvero sia di quasi un quarto del campionato.
Di seguito, per capire meglio quanto appena spiegato, le classifiche a cui si è fatto riferimento precedentemente. Si metta in evidenza come la classifica dei rossoblu, senza i sei gol delle riserve, risulterebbe uguale a quella attuale.