La sosta permette la settimana dei chiarimenti e non importa se saranno piccoli o grandi.
I calciatori sanno sempre quando è il momento di cambiare. E sanno anche quando è il momento giusto per trasmettere una necessità di cambiamento. Davanti ai video avranno rivisto gli errori contro il Milan. Troppe cose non sono andate per il verso giusto.
Mandorlini avrà spiegato e parlato alla squadra e la squadra, dopo aver ascoltato, avrà dovuto fare delle proposte in un meccanismo di scambievolezza serena, in un “parliamone” concreto e mirato a far cambiare il trend negativo di risultati.
Intervistato ieri, Mario sconcerti ha detto: “Se il Genoa ritroverà quel tipo di concentrazione e voglia di affermare se stessi da parte dei giocatori si potrebbe finire non solo con dignità ma anche cominciando qualcosa di diverso. Se tutti accettano invece, come sembra, questo stato di cose, allora miglioramenti non ce ne saranno”.
Contro il Milan doveva sciogliersi il cemento tattico delle prime tre gare. Vero che il Milan giocava con tre punte e che l’idea della difesa a 4 ha funzionato solo nel tabellino dei gol incassati, malgrado Munoz in conferenza stampa abbia detto che non è facile assemblarla subito.
Il passato di Mandorlini in panchina racconta di un tecnico che sa cambiare, ma alla Scala del calcio – e in precedenza nel derby – ha fatto poco per farlo vedere. Contro Bologna e Empoli l’inserimento di Ntcham a partita in corso, un piccolo genietto che partendo da esterno o centrocampista avanzato si era messo a pestare tutte le zolle del campo senza dover rincorrere nessuno, ha avuto successo e da li sarete dovuto ripartire Mandorlini nelle ultime due gare.
Il tecnico si consigli sulla strategia tattica non solo con il suo staff, ma anche con il Presidente, seccato e rabbuiato a San Siro. Questo Genoa già con Juric poteva far divertire, soprattutto se fossero stati usati i giovani e tutti quelli che sono in grado di dare qualcosa di più sulla trequarti.
Perdere per perdere, provaci Mandorlini. Dispiace dare i numeri perché non ci credo, però con un 4-2-3-1 che sia tosto, con tre calciatori alle spalle della punta (considerato che in rosa ci sono Rigoni, Ntcham, Morosini, Pandev e Taarabt) più portati a farsi inseguire che fare il contrario, avanzando pure anche Laxalt con Lazovic e facendoli coprire da Edenilson e Beghetto, siamo sicuri che qualcosa non potrebbe succedere anche in fase offensiva?
Le statistiche pubblicate dopo Milan Genoa sono impietose (clicca qui per leggerle). Mai il Genoa ha avuto un possesso del pallone inferiore al 30%; mai il Genoa ha collezionato meno tiri che le dita di una mano; mai il Genoa ha avuto un solo minuto di possesso su 15 minuti. Tutto questo deve far riflettere. Mandorlini è intelligente e avrà capito che da dentro ci vuole un cambiamento, un cambiamento già annunciato, seppur non visto, al Meazza. Occorre il decollo anche in attacco, dove Simeone è a secco da troppo tempo e non per colpa sua, e occorre risolvere il problema degli uomini fuori ruolo, uno su tutti Laxalt, che non spinge più.
Cataldi e Biraschi con la maglia dell’Under 21 hanno intanto dimostrato di essere calciatori. Il primo a dettare la manovra in modo differente da quando gioca nel Genoa. Sarà subito tacciato di mancanza di motivazioni. Il secondo di non aver paura di nulla e di metterci anche il fisico, qualcosa che manca alla difesa rossoblu: una difesa che, anche se blindata, sembra non esserlo in tutti i suoi protagonsiti.