Chiude la nostra inchiesta sul momento del Genoa l’intervista telefonica ad Enrico Currò, giornalista de “La Repubblica“, il quale ci ha parlato non soltanto degli ultimi mesi non troppo positivi per la formazione rossoblu, ma pure di quelle che potrebbero essere, secondo lui, le prospettive e gli obiettivi che il Genoa dovrebbe porsi in vista del finale di stagione (e della prossima stagione). Ecco la nostra intervista telefonica, di cui troverete in fondo anche l’audio.
Cosa è successo, da dicembre a oggi, al Genoa?
“Credo che sia successa una cosa molto semplice. Da un lato il mercato di gennaio, senza indagare sui motivi, è stato un mercato che ha indebolito la squadra anziché rafforzarla perché se ne sono andati due giocatori, Rincon e Pavoletti, tra i più forti – se non i più forti. Il primo aveva anche un’importanza nel gruppo come leader, il secondo anche pur giocando di meno. Dal punto di vista tecnico erano comunque i giocatori più importanti.
Poi sappiamo tutti cosa sia successo a Perin. Quindi c’è stato un indebolimento tecnico evidente che non è stato colmato dai nuovi arrivi perché se arriva Taarabt e partono Pavoletti e Rincon, non è la stessa cosa.
Dal punto di vista mentale sicuramente è successo che quando una squadra raggiunge l’obiettivo minimo della salvezza con talmente tanto anticipo, che si tratti di un fatto conscio o inconscio, ne risente. E forse si può aggiungere un altro elemento, ovvero sia che mentre Gasperini era sicuramente “allenato” ai cambi di rosa così radicali tra un mercato e l’altro, al cambio quasi totale di squadra a metà stagione, altrettanto non può dirsi di Juric che era un neofita e che ha evidentemente sofferto questa situazione“.
Come salvare questo finale di campionato?
“Credo che preparare la prossima stagione sia una necessità. Ma al Genoa – schierandomi in maniera del tutto asettica perchè non vivendo a Genova non lo posso dire, non ho elementi – la società, con tutti i suoi difetti, la costruzione della squadra del futuro l’ha sempre saputa avviare per tempo. Il problema è che non si arrivi dalla costruzione all’immediata distruzione. Il Genoa ha sempre agito abbastanza bene sul mercato, trovando dei talenti o riciclando dei talenti: il problema è che poi la squadra viene smantellata, che non vi è una continuità tra l’inizio e la fine della stagione.
Credo che si debba lavorare finalmente in questo senso. Chiunque sia al vertice della società dovrà pensare che i tifosi genoani possono – e devono – sperare che la squadra sia almeno per una stagione la stessa. Altrimenti non ci sono prospettive di sviluppo e si naviga sempre un po’ alla giornata, o per meglio dire, all’annata. Alcune vanno meglio, altre vanno peggio, ma l’assenza di orizzonti e prospettive che vadano al di là dei sei mesi è evidentemente frustrante per tutto l’ambiente. Fermo restando che in tutto questo periodo il Genoa qualche annata buona l’ha fatta, giocando anche in maniera spettacolare.
Per come è concepita e strutturata oggi la Serie A, perché il Genoa non può riuscire – se ci riescono Chievo o Udinese, società più o meno della stessa dimensione del Genoa se non addirittura inferiori per bacino d’utenza – a fare una stagione dall’inizio alla fine con delle prospettive e delle certezze? Credo che sia questo il punto su cui lavorare“.
DI SEGUITO L’AUDIO DELLA NOSTRA INTERVISTA: